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Nessuno può sapere cosa sarà il futuro

Chi negli ultimi 116 anni di storia economica degli Stati Uniti avesse avuto responsabilità politiche, non avrebbe potuto prevedere cosa sarebbe accaduto nel decennio successivo.

di Marco Delugan 27 giu 2016 ore 11:26

Nel 2001, Lin Wells, membro del Pentagono, ha redatto un breve documento per il Presidente degli Stati Uniti George Bush, in cui mostrava come chi avesse ricoperto ruoli di responsabilità politica sulla sicurezza nazionale nel corso del ‘900, ogni 10 anni avrebbe visto un mondo diverso, con aspettative e speranze diverse.

Come a voler dire: nessuno può davvero sapere cosa sarà il futuro.

Ben Carlson, nel suo blog A wealth of common sense, ha provato a fare la stessa cosa per l’economia e i mercati finanziari degli Stati Uniti.

Ecco la traduzione del suo pezzo, con qualche libertà di riscrittura.

previsioni-2016Chi avesse avuto responsabilità di politica economica nel 1900, sarebbe già stato testimone di due depressioni economiche nei dieci anni precedenti . O panico, come venivano chiamate allora le crisi economiche. Allora gli Stati Uniti erano ancora un paese emergente che era entrato in recessione ogni tre anni nei precedenti 20, che aveva alcune banche che operavano con regolarità, ma non una Banca Centrale.

Nel 1910 avrebbe visto un paese ancora segnato dal Panico del 1907, quando il finanziare J.P. Morgan aveva salvato quasi da solo il sistema finanziario, eventi che dopo pochi anni avrebbero portato alla creazione della Federal Reserve.

Nel 1920, avrebbe visto un mondo che stava lottando con un debito enorme, eredità della prima guerra mondiale e che stava per cadere in un’altra depressione economica con le aziende che ancora non avevano del tutto capito come comportarsi in una economia di pace per la prima volta dopo molti anni.

Nel 1930, dopo che per quasi 10 anni il mercato azionario e l’economia erano andati piacevolmente a braccetto, godendo degli effetti positivi di molte innovazioni, aveva visto bloccarsi tutto con il crollo della borsa dell’agosto del 1929, un pessimo segnale per gli anni a venire.

Nel 1940, avrebbe visto un paese ancora segnato dalla Grande Depressione, da un altro crollo economico nel 1937, da due enormi crisi di borsa, da una decade di deflazione, da tassi di interesse molto bassi, da una crescita economica inesistente, dalla crescita negativa degli utili aziendali e da un decennio perso per l’investimento immobiliare: la peggior decade economica degli ultimi 100 e più anni.

Nel 1950, guardandosi indietro avrebbe visto che le cose avevano cominciato ad andare meglio. La seconda guerra mondiale aveva tirato l’economia mondiale fuori dal baratro della depressione e aveva iniziato a iniettarvi un po’ di inflazione. Gli Stati Uniti erano la nazione più potente del mondo, ed erano usciti dalla guerra in condizioni migliori rispetto alle altre potenze mondiali. Il Pil reale era cresciuto del 6% l’anno per molti anni, la deflazione era finalmente sparita, i profitti avevano ripreso a crescere, e così il mercato azionario, il mercato immobiliare aveva ripreso a marciare e i tassi di interesse a crescere.

Nel 1960, avrebbe già fatto esperienza di un mondo in cui la classe media era cresciuta e il mercato azionario aveva sperimentato il decennio più ricco della sua storia, in cui era in corso un baby boom e l’economia stava per accelerare alla grande, la gente acquistava case e si trasferiva in periferia, la pace e la prosperità erano la norma diffusa.

Nel 1970 era già emerso che la nazione stava andando in pezzi. La spesa del governo per la guerra del Vietnam iniziava a infiammare l’inflazione che avrebbe posto fine al boom economico e diviso la nazione. I rendimenti delle obbligazioni erano già iniziati a salire e il mercato azionario aveva perso la sua forza rispetto alla fase rialzista degli anni ’50.

Nel 1980 avrebbe vissuto in un mondo in cui gli investitori erano terrorizzati dal mercato azionario, avevano appena visto dieci anni di alta inflazione, di prezzi delle materie prime in forte crescita, la fine del gold standard e l’inizio di una recessione. Da anni i mercati azionari non andavano da nessuna parte e le obbligazioni stavano perdendo il 40% del loro potere d’acquisto rispetto alle precedenti tre decadi, dopo che i tassi di interesse erano cresciuti sopra la doppia cifra.

Nel 1990 era chiaro che l’inflazione era stata messa in sordina. Sebbene il mercato azionario avesse avuto uno dei suoi decenni migliori di sempre tutti erano convinti che il Giappone avrebbe superato gli Stati Uniti come superpotenza economica. Il lunedì nero del 1987 teneva ancora molti investitori lontani dal mercato azionario.

Nel 2000 apparve chiaro che Alan Greenspan & Co. avevano inaugurato un’epoca di grande stabilità, con solo due recessioni nei 20 anni precedenti. Tutti gli investitori volevano diventare day trader perché la azioni internet sembravano creare milionari su base giornaliera. Tutto era bellissimo!

Nel 2010 lo S&P 500 usciva da dieci anni da dimenticare: aveva perso il 50% per lo scoppio della bolla tecnologica e per la crisi finanziaria globale. La gente era preoccupata dalla recessione “double dip” (due picchi negativi ravvicinati), il mercato finanziario sembrava nella fase del “rimbalzo del gatto morto” (una ripresa che però non ha la forza di sostenersi e che è destinata a un nuovo crollo), c’erano paure di iperinflazione, tassi di interesse in crescita, timori di un crollo del dollaro. I tassi di interesse erano in crescita in tutta Europa, e la crisi del debito stava iniziando a divampare e tutti pensavano che la Fed non avrebbe potuto fare niente. Tutto era terribile!

Nel 2016 la gente crede di essere entrata in una stagnazione secolare, che i tassi di interesse e l’inflazione non si riprenderanno più, che nessuno farà più innovazione, che la crescita del prezzo delle obbligazioni sia inarrestabile - ci sono già tassi di interesse negativi in giro per il mondo - e che la Fed abbia puntellato sia l’economia che la finanza. Pochissime persone sono ottimiste sul futuro.

Questo per dire che ogni decennio è stato molto diverso da quello che lo precedeva, e in un modo che virtualmente nessuno aveva previsto. E che probabilmente sarà lo stesso per i prossimi 10, 20 e 30 anni.

Perché nessuno può davvero sapere cosa sarà il futuro.

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