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Mercati finanziari: il 2023 sarà migliore del 2022?

William Davis (Columbia Threadneedle Investments) riflette su rischi e opportunità del mercato. Numerosi motivi spingono alla cautela, ma è improbabile che si assisterà a una replica del 2022

di Redazione Soldionline 2 dic 2022 ore 11:42

I mercati finanziari si avviano a chiude un anno difficile, in cui si sono scontati una serie di sviluppi negativi (deterioramento dei rapporti USA-Cina, pandemia da Covid-19 e ai problemi causati lungo le filiere produttive, invasione russa dell'Ucraina e aumento delle pressioni sulle risorse energetiche).

Secondo William Davies - Global Chief Investment Officer di Columbia Threadneedle Investments - molti di questi sviluppi macro potrebbero proseguire anche nel 2023, ma ritiene che negli Stati Uniti in particolare non dovrebbero causare necessariamente una profonda e duratura recessione. “Numerosi motivi spingono alla cautela, ma è improbabile che si assisterà a una replica del 2022”, ha ipotizzato l’esperto.

Sulla base di queste premesse William Davies fornisce alcune indicazioni per il prossimo anno, focalizzandosi su inflazione, tassi di interesse e strategie di investimento.

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previsioni-2023-2Durante il 2022, il mercato ha scontato una serie di sviluppi negativi. Abbiamo assistito al deterioramento dei rapporti USA-Cina e alle conseguenti guerre commerciali e sui dazi, alla pandemia da Covid-19 e ai problemi causati lungo le filiere produttive, all'invasione russa dell'Ucraina e all'aumento delle pressioni sulle risorse energetiche, nonché a dimissioni di massa e al calo del tasso di partecipazione dei lavoratori. A tutto questo va aggiunta un'inflazione complessiva particolarmente persistente, tassi d'interesse in aumento, aspettative di recessione, e nel Regno Unito un periodo di intensa volatilità dovuto alle vicende altalenanti del governo e delle sue politiche.

Molti di questi sviluppi macro potrebbero proseguire anche nel 2023, ma negli Stati Uniti in particolare non ci attendiamo che causino necessariamente una profonda e duratura recessione; inoltre, in assenza di un netto aggravarsi della situazione, la fiducia degli investitori e le condizioni del mercato potrebbero migliorare. Crediamo, invece, che in Europa la recessione sarà più profonda rispetto agli Stati Uniti, ma l'impossibilità di prevedere l'evolversi del conflitto tra Russia e Ucraina rende difficile integrare tali aspettative nel nostro scenario di riferimento. In ogni caso, l'assenza di ulteriori notizie negative potrebbe rivelarsi una notizia di per sé positiva per gli investitori.

 

Inflazione e tassi d'interesse: due storie diverse

L'inflazione complessiva dovrebbe diminuire negli Stati Uniti a meno che i prezzi dell'energia non aumentino significativamente. L'inflazione core sarà probabilmente più persistente, ma dati stabili o in calo potrebbero indurre la Federal Reserve a interrompere i rialzi dei tassi agli inizi del 2023. Non ci attendiamo un contesto monetario più accomodante con tassi in calo, ma una certa stabilizzazione potrebbe fare del 2023 un anno diverso.

In termini di aumenti dei tassi, riteniamo che la Banca centrale europea (BCE) abbia più strada da percorrere rispetto alla Fed. La BCE ha cominciato a inasprire la propria politica nel luglio 2022 e, sebbene sia improbabile che porti i tassi ai livelli degli Stati Uniti, potrebbe continuare a effettuare rialzi per un periodo più lungo. In Europa, la situazione dell'inflazione è anche meno chiara a causa della guerra e della dipendenza della regione dalle importazioni, in particolare di energia. Su questo aspetto, gli Stati Uniti sono infatti decisamente più autosufficienti e sebbene l'Europa si sia data da fare per incrementare le scorte energetiche un inverno particolarmente rigido potrebbe imporre razionamenti e contribuire al rallentamento economico. Intanto nel Regno Unito permangono le incognite circa il futuro andamento dei tassi d'interesse dato l'avvicendamento al governo e l'inversione di rotta della politica economica.

Non ci aspettiamo che i tassi d'interesse globali scendano nel 2023, ma la fine delle incertezze circa il picco a cui arriveranno potrebbe fungere da catalizzatore positivo.

 

Scenario di recessione, ma con uno spiraglio di luce

In Europa, una recessione sembra quindi inevitabile, mentre negli Stati Uniti servirà monitorare l'operato della Fed e valutare fino a che punto la Banca centrale riterrà necessario continuare a effettuare dolorosi “giri di vite” per sconfiggere l'inflazione. Sebbene a nostro avviso non assisteremo a una recessione analoga a quella del 2020 o del 2008, a fronte dei molteplici rischi presenti credo che per ottenere buoni risultati sarà essenziale focalizzarsi sulla qualità in tutte le asset class e le regioni, in quanto alcune società saranno in grado di superare una recessione molto meglio di altre imprese meno preparate.

In particolare, nel reddito fisso nel 2023 la qualità creditizia sarà molto più determinante ai fini del successo rispetto al 2022, anno in cui il principale driver è stato la duration. Molte società sono riuscite a costituire bilanci solidi durante i periodi di tassi d'interesse bassi, ma il calo quasi indiscriminato delle valutazioni ha creato diverse opportunità nei mercati. Anche in ambito azionario la situazione è simile: la qualità degli utili e dei bilanci rappresenterà probabilmente il requisito essenziale per il successo. In Occidente dovremmo esserci lasciati il Covid alle spalle, ma l'attività produttiva non è ancora tornata ad una piena ed effettiva "normalità". Notiamo, infatti, che la spesa per i servizi supera quella per i beni e che alcune aree in ripresa non coincidono con quelle osservate nel 2020/2021. Solitamente durante una recessione è bene evitare i settori più ciclici e gli investitori dovrebbero esercitare maggiore cautela, ma questo "ritorno alla normalità" crea opportunità malgrado le prospettive di recessione.

Alla luce del contesto attuale, in ambito sia azionario sia obbligazionario risultano cruciali capacità di analisi estremamente approfondite per individuare le società vincenti con bilanci solidi in grado di sopravvivere a una recessione. Inoltre, è bene ricordare quanto l'attuale contesto differisca da quelli degli scorsi decenni: periodi di bassa inflazione si sono avuti fin dagli anni '70 e '80, per cui dobbiamo essere cauti nel basarci su tali periodi per trarre conclusioni su quali società e settori emergeranno vincenti nei prossimi anni. Nei periodi di finanziamento a basso costo, alcune società più deboli hanno retto forse più a lungo di quanto non avrebbero fatto se il costo del denaro fosse stato più vicino alla media, e tali società si trovano ora ad affrontare sfide mai incontrate prima.

La stessa enfasi sulla qualità si applica anche alle opportunità relative alle varie regioni. L'Europa presenta valutazioni convenienti rispetto agli Stati Uniti ma anche sfide più ardue; i mercati emergenti, dominati dalla Cina, appaiono anch'essi relativamente convenienti ma devono fare i conti con relazioni geopolitiche tese e restrizioni commerciali; gli USA presentano invece valutazioni piuttosto ragionevoli e rappresentano il mercato più ampio. Come detto, la ricerca e l'analisi svolgeranno un ruolo cruciale nell'individuare le giuste opportunità.

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