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Mercati azionari, bisogna abituarsi alla volatilità

Dal 1999 al 2021 il mese di febbraio tende solitamente a mostrare un pò di debolezza rispetto al periodo statisticamente favorevole (novembre-aprile) e prima del detto "sell in may"

di LombardReport .com 1 feb 2022 ore 11:54

Di Nicola Assiso - LombardReport.com

analisi-tecnica-indiceDirei che la settimana finanziaria dal 24 al 28 gennaio 2022 è stata abbastanza convulsa e ricca di colpi di scena. Partiamo subito dal punto in cui ci eravamo salutati. Il VIX, l'indice di volatilità sulle opzioni at the money dell'S&P500, si presentava così:

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Nella seduta immediatamente successiva abbiamo avuto quella che era la mia idea di climax: una repentina salita di volatilità fino a sfiorare i 40 punti (massimo a 39) e poi una discesa che guarda caso si è verificata esattamente in occasione del FOMC che si è riunito martedì e mercoledì e ha permesso un parziale recupero dei listini.

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Analizzando il VIX su scala giornaliera notiamo come la volatilità rimanga ancora elevata: dal picco è sì scesa ma nelle sedute successive ha stazionato a ridosso dei 30 punti che sono comunque un livello spartiacque.

Attenzione ed estrema cautela, quindi, per le sedute di questa settimana: se ad un - eventuale - rimbalzo più deciso dei listini americani non si assistesse a un contestuale calo di volatilità ecco che i minimi della scorsa ottava potrebbero facilmente essere minimi relativi e quindi ulteriormente testati ed eventualmente rotti al ribasso magari nel mese di febbraio. De facto sabato scorso vi avevo postato il chart del Dow Jones, mettendo in evidenza come fosse probabile un test dell'area posta a 33.200.

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Il discorso è semplice: venendo meno uno dei principali players (la FED) che ha letteralmente "drogato" gli altri giocatori negli ultimi anni ecco che quel posto vacante dovrà essere in qualche modo occupato da altri partecipanti alla partita.

Personalmente credo che gran parte delle vendite del mese di gennaio siano dovute al fatto che molti operatori hanno in qualche modo dovuto chiudere gran parte delle posizioni a leva, dal momento che in un futuro molto ravvicinato quel denaro "gratis" verrà mano a mano a mancare. E, si sa, a Walll Street vale il detto che "non esistono pasti gratis". Il Dow Jones nell'ottava appena terminata ha rotto millimetricamente i 33.200 punti andando a toccare i 33.150 e poi sono scattate le ricoperture. Esattamente come immaginavo: una gran caccia agli stop loss (ed alla liquidità).

Nel grafico successivo trovate indicato il livello raggiunto e il tentativo di rimbalzo che però non mi convince ancora. Guardate le shadows (le code delle candele, ndr): sono sia al rialzo che al ribasso, segno a mio avviso di una totale indecisione tra gli operatori. Il tutto al di sotto della media mobile a 200 periodi di colore rosso

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Andando ad analizzare altri indici particolarmente rappresentativi come il Russell 2000 delle small caps (senza necessariamente scomodare l'S&P500 o il Nasdaq) abbiamo una sorta di caduta libera e questo non è comunque un gran bel segnale: abbiamo avuto su scala settimanale un'uscita da un lungo trading range e al momento non ci sono ripensamenti che possano far presagire un rimbalzo, segno che il denaro in questo momento predilige altri porti ritenuti più sicuri rispetto a titoli percepiti come speculativi.

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Quanto sopra è ancor più fonte di preoccupazione quando vado a vedere come "dovrebbero" performare le small caps in questa parte dell'anno: dal 1979 ad oggi mettendo insieme tutti gli anni l'andamento "dovrebbe" essere marcatamente rialzista in questo periodo dell'anno e fino al mese di febbraio (vedere il grafico successivo che evidenzia il rapporto tra il Russell 2000 ed il Russell 1000)

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L'esempio di cui sopra ci permette di capire ancor meglio che la stagionalità è solamente uno degli indicatori che si possono utilizzare per basare le proprie decisioni di trading, ma il tutto deve comunque sempre essere corroborato anche dalla price action complessiva e dall'analisi tecnica, ma anche e soprattutto da quella fondamentale che rappresenta il vero e proprio "elefante nella cristalleria".

 E in questo sappiamo che la Fed gioca il suo ruolo, specialmente trovandosi di fronte ad una situazione delicata, come si evince dal grafico successivo (fonte: Bureau of Labor Statistics), con gli indici dei prezzi al consumo e alla produzione (CPI e PPI) a livelli che non si vedevano dalla metà degli anni '70 o primi anni '80 con una occupazione che sta scendendo molto molto velocemente. Ricordiamoci poi che gli Stati Uniti sono importatori e quindi la componente di inflazione non può essere transitoria come si è continuato a sentire!

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Personalmente credo che il mercato si debba assestare. Se ricordate poche settimane fa mi sono sbilanciato come non ho mai fatto su queste colonne, postando quella che è la mia previsione di andamento per l'anno in corso sul mercato americano con tanto di grafico finale suddiviso in trimestri.

Dovremo abituarci a continui saliscendi e ci troveremo un pò" sballottati" come se fossimo sulle montagne russe. Da qui a metà anno credo che avremo un andamento a zig-zag ma nel complesso tendente alla debolezza (non ad un crollo anche se la volatilità rimarrà alta) e una probabilità maggiore di salita nell'ultimo quarto di anno (settembre-dicembre). Queste considerazioni devono tuttavia essere valutate per quanto riguarda il timing (il "quando") e non la "magnitudo" del movimento (se preferite l'ampiezza del movimento).

Consideriamo poi che dal 1950 ad oggi negli anni in cui c'è sì stato il rally di Natale ma le prime cinque sedute dell'anno sono state negative e per di più il mese di gennaio ha chiuso negativo, ecco che negli undici mesi successivi il mercato ha chiuso negativo per sei volte sulle otto totali (solo il 1960 ed il 1981 hanno registrato una chiusura d'anno positiva, rispettivamente del 4,5% e del 15,5%). Questo fenomeno (rally di Natale accompagnato da gennaio negativo e prime cinque sedute del nuovo anno negative) si è infatti verificato solo otto volte negli ultimi 71 anni.

Torniamo a noi. Vi ho mostrato come gli indici americani abbiano centrato millimetricamente i livelli indicati con "sbavature" infinitesimali nonostante l'altissima volatilità. Dal 1999 al 2021 il mese di febbraio tende solitamente a mostrare un pò di debolezza rispetto al periodo statisticamente favorevole (novembre-aprile) e prima del detto "sell in may". Dal 1960 ad oggi infatti l'idea di investire sul Dow nel periodo novembre-aprile rispetto al periodo maggio-ottobre ha sovraperformato del 3374,2%. Ad ogni modo, dicevo, la buona notizia è che negli ultimi 23 anni nel primo giorno di trading di febbraio tutti e tre gli indici americani statisticamente hanno avuto una performance positiva (il 70% delle volte). Per esattezza l'S&P è salito nel 73% delle volte, mentre DOW e Nasdaq nel 78% dei casi, con un guadagno percentuale medio dello 0,45% sull'S&P500, dello 0,39% sul Dow e dello 0,55% sul Nasdaq. Chiaramente questi sono dati puramente statistici ma mi dicono che tra l'ultimo giorno di gennaio ed il primo di febbraio la tendenza marcatamente ribassista può perdere un pò di forza. Sia ben chiaro: queste non sono certezze ma solo probabilità basate sul passato.

 

Adesso analizziamo l'Italia. Rimango convinto che ci troviamo su una potenziale polveriera economica: il PIL sale grazie al rimbalzo dalla Fossa delle Marianne del 2020 ma l'economia è nel complesso stagnante e le imprese si trovano "strozzate" dal continuo aumento dei prezzi. Economia stagnante ed inflazione galoppante e meno gente che gira nelle città per gli acquisti. Con una aggravante data dalla mole di debito.

Nella passata ottava vi avevo postato questo chart sul future FTSEMib daily:

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A distanza di poche sedute abbiamo avuto un test estremamente preciso dell'area indicata, con non pochi patemi d'animo visto il quadro complessivo.

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Il quadro complessivo, pur non entusiasmanodmi, non denota ancora una inversione di trend. Certo è che se tutto il mondo continuasse la discesa non brilleremmo certamente di luce propria. Comprimendo il grafico appena postato notiamo che è in corso la fase di rimbalzo dai minimi di questa settimana. Chiaramente non so se siano minimi assoluti o relativi, ma l'aspetto positivo è che tutte le volte che questo si è verificato l'oscillatore postato in basso ha raggiunto picchi di minimo a suggellare il climax e la capitolazione dei long.

E picchi così in basso si sono verificati a marzo 2020 in piena pandemia, a novembre 2020 e soprattutto a dicembre 2021 ed ora. Chiaramente nulla vieta che ce ne possano essere altri nelle prossime settimane e/o mesi. Personalmente comunque continuerò ad impostare il mio trading su acquisti in forti fasi ribassiste per poi alleggerire gradualmente su ogni rimbalzo, proprio perché propendo per una view semestrale a "zig-zag" che è tipica delle "V" di mercato (sia al rialzo che al ribasso).

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Operativamente parlando e prendendo la lente d'ingrandimento direi che i livelli da monitorare per la settimana entrante sono i seguenti: al rialzo 27.000 e 27.160, al ribasso 26.250 e 25.750, fermo restando che anche per il sottoscritto, amante della volatilità estrema, non è stato comunque semplice operare in queste ultime sedute: magari c'è il titolo debole, lo si "shorta" e in quel momento il mercato inverte improvvisamente il trend di 200 punti in pochi minuti....o viceversa si trova l'azione forte ma il mercato crolla di 200 punti. E se magari sei posizionato correttamente ecco che hai un blocco della piattaforma.

Insomma: i livelli vanno monitorati nel complesso ed in considerazione di come si muovono anche gli altri indici, Dax in primis al mattino. Nei grafici successivi trovate il future FTSEMib ed il Dax su un timeframe orario.

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A livello macroeconomico attenzione poi al cross euro/dollaro che ha avuto una vera e propria discesa dopo la rottura di area 1,125 (e solitamente non mente mai). Nelle prossime settimane potrebbe continuare la discesa verso l'area posta a 1,085 circa come mostrato nel grafico successivo su scala weekly. Solo un ritorno sopra 1,135 potrebbe ridurre le probabilità di questo ulteriore indebolimento.

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Il problema da considerare per i prossimi mesi è che un eventuale ulteriore rafforzamento del dollaro su tutte le valute potrebbe mettere in serie difficoltà le economie dei paesi in via di sviluppo che sono fortemente indebitati proprio in dollari.

 

Fronte watchlist

Per prima cosa il bitcoin non si è spinto fino all'area indicata sabato scorso, quindi per il momento niente di fatto. Interessante e sorprendente la discesa dei preziosi, argento in primis. Attenzione al fatto che il tutto è avvenuto come sempre di giovedì e anche nella seduta di venerdì.

Ricordiamoci anche che questa settimana la Cina chiuderà per le festività e questo potrebbe favorire in parte l'assestamento momentaneo dei listini azionari ed un assestamento anche sui metalli (di seguito il grafico daily dell'argento).

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Sul fronte azionario seguirò i titoli giorno per giorno a seconda del newsflow societario. Faccio notare che molte azioni, così come il nostro indice, hanno testato la media a 200 periodi che viene considerata lo spartiacque tra positività e negatività di lungo periodo (penso ad esempio ad Azimut Holding) ma molti altri l'hanno bucata come burro (Campari ad esempio) oppure l'anno testata per qualche seduta salvo poi bucarla al ribasso (penso a FinecoBank piuttosto che a CNH Industrial).

Insomma, quando la volatilità rimane così elevata credo che anche l'analisi tecnica abbia una valenza decisamente più relativa.

Sto monitorando un titolo in particolare, che è sceso molto poco e pare ancora ben impostato con un orizzonte fino alla fine della settimana o fino ai primi giorni di quella successiva, ma per ora non mi sbilancio e nel caso scriverò questa eventuale idea di trading e le motivazioni che ne sono alla base.

Per il momento è tutto.

Ad maiora!

 

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