NAVIGA IL SITO

Le montagne russe delle materie prime

I prezzi delle materie prime hanno subito delle distorsioni nel corso di quest’anno, con influenze che potrebbero ripercuotersi sulle valute di alcuni Paesi

di Redazione Soldionline 14 giu 2017 ore 14:59

La dinamica dei prezzi delle commodities condiziona altri asset, come valute e obbligazioni. Considerare come possano muoversi i prezzi delle materie prime può essere quindi decisamente utile per un portafoglio diversificato nel suo complesso.

In un report Ju Yen Tan, Portfolio Manager della Fixed Income Division di T. Rowe Price, evidenzia come i prezzi delle materie prime abbiano subito delle distorsioni nel corso di quest’anno, con influenze che potrebbero ripercuotersi sulle valute dei Paesi maggiormente dipendenti dalle esportazioni di materie prime e sui mercati del credito più in generale. Ecco il report del gestore:

 

La notevole mancanza di distorsioni nei prezzi quest’anno non è stata evidente in tutti i mercati – petrolio e materie prime hanno rappresentato un’eccezione importante.

petrolio_19La distorsione nei mercati delle materie prime è molto spesso legata a un temporaneo disequilibrio tra offerta e domanda. Nonostante le misure di stimolo adottate dalla Cina nel 2016 per supportare la crescita della domanda di petrolio e altre materie prime, il contesto è cambiato rapidamente quest’anno. La Banca Centrale cinese si è spostata verso una politica monetaria restrittiva e ci sono state ulteriori riduzioni della leva finanziaria nel sistema. La combinazione di questi fattori ha portato a un declino significativo delle importazioni di materie prime, come il ferro e il rame.

Allo stesso tempo, l’accordo raggiunto dall’OPEC lo scorso novembre per tagliare la produzione di petrolio è stato messo alla prova dall’aumento dell’offerta statunitense. Le scorte di petrolio degli Stati Uniti sono prossime ai massimi storici, dato che i produttori di shale oil hanno risposto al rialzo dei prezzi aumentando la produzione. Sono diventati un produttore importante nell’offerta globale di petrolio e ora possono operare con profittabilità a prezzi minori visto il loro aumento di efficienza. Questo crea ulteriore pressione sull’OPEC.

Tutto ciò significa che la traiettoria per i prezzi del petrolio non è per niente certa e che ci potrebbero essere ulteriori periodi di volatilità nel tempo. Consapevoli di ciò, è necessario guardare alle possibili implicazioni per il mercato e focalizzarsi sulle possibili anomalie e sulle reazioni degli asset legati all’andamento del petrolio. Il rublo russo è il più a rischio. La Russia è un importante esportatore di petrolio, e le attuali valutazioni del rublo non riflettono la recente correzione del prezzo del petrolio.

Tuttavia, non si tratta solo delle valute dei mercati emergenti. La combinazione tra prezzi più bassi delle materie prime e potenziale rallentamento della Cina fa sì che anche le valute come il dollaro canadese e quello australiano siano vulnerabili, alla luce della loro dipendenza dalle esportazioni di materie prime. Anche se tale situazione si potrebbe riflettere in modo più ampio nelle valutazione di queste valute, che si sono deprezzate dalla fine di marzo, è possibile che ci siano ulteriori periodi di debolezza nel contesto attuale.

Neanche i mercati del credito sono però immuni a un potenziale trend al ribasso nei prezzi delle materie prime. Il settore energetico è uno dei più sovrappesati nel mercato High Yield statunitense, pesando per circa il 15% di un indice standard, come il BofA Merrill Lynch US High Yield (dati al 28 aprile 2017). Questa esposizione lo rende più vulnerabili ai movimenti dei prezzi del petrolio. Un’opzione potrebbe essere quella di andare short sull’High Yield statunitense come protezione contro un’ulteriore distorsione del prezzo del petrolio, soprattutto visto che gli spread scambiano su livelli elevati.

Cosa succederebbe se lo squilibrio tra offerta e domanda si ribilanciasse più velocemente del previsto? Guardando ai diversi mercati, si potrebbe identificare il mercato dei titoli di Stato statunitensi indicizzati all’inflazione (TIPS) come un potenziale beneficiario, se i prezzi si stabilizzassero. Le valutazioni sui TIPS hanno sofferto negli ultimi tempi a causa delle letture deboli dell’indice dei prezzi al consumo, e stanno scambiando sui livelli più bassi dei range recenti. Una stabilizzazione del prezzo delle materie prime – in particolare, se il prezzo del petrolio continua ad essere superiore a 40 dollari al barile – potrebbe portare benefici ai TIPS, e quindi sarebbe meglio cercare opportunità e diversificare il rischio.
Dopotutto, sulle montagne russe si fanno molte giravolte. 

 

La titolarità dell'analisi che qui riportiamo è dell'autore della stessa, e l'editore - che ospita questo commento - non si assume nessuna responsabilità per il suo contenuto e per le finalità per cui il lettore lo utilizzerà.
Tutte le ultime su: t rowe price , petrolio
Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.