NAVIGA IL SITO

La parola adesso passa all’equity

Le ultime sedute hanno ricordato al mondo che il rischio di mercato non è scomparso, ed al contrario si presenta nei momenti più imprevedibili e nei modi meno attesi.

di Redazione Soldionline 7 mag 2015 ore 09:14

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.     Obbligazioni: chi pagherà?
I rendimenti di tutti i maggiori decennali (Germania, Italia, USA e Giappone) oggi sono più alti di quelli di fine 2014: in parole povere, su questa scadenza oggi tutti perdono soldi. Lo potete vedere nel grafico della sezione seguente (L’operatività). Vendite affannose come quelle degli ultimi giorni si spiegano in un solo modo: posizioni a leva (finanziate) che vengono smontate in modo precipitoso. Dai portafogli, i nostri ma anche quelli delle compagnie di assicurazione e delle banche, sono “scomparsi” circa 380 miliardi in sole sei sedute (a ieri sera): è un spostamento enorme, che inciderà in modo profondo sulle scelte di tutti gli operatori da qui a fine 2015: non credete a chi vi dice di stare tranquilli perché non è successo nulla, dietro al Bund che rende 0,60% c’è qualcuno in sofferenza [importante per: obbligazioni (globale)].

2.     La parola adesso passa all’equity. Le ultime sedute hanno ricordato al mondo che il rischio di mercato non è scomparso, ed al contrario si presenta nei momenti più imprevedibili e nei modi meno attesi. Ora attenzione all’equity: gli indici di Borsa hanno retto fino ad oggi grazie al solo indice USA, indice che ha sua volta ha tenuto solo perché il dollaro USA ha perso il 7% circa sull’euro. E ricordiamoci che le banche di investimento in modo icalzante hanno ripetuto per 18 mesi che “se i tassi sono bassi, è obbligatorio comperare equity”. Ma se i tassi salgono … allora che si fa? Ne ha parlato ieri anche Yellen: “I would highlight that equity market valuations at this point generally are quite high (…) They are not so high when you compare the returns on equities to the returns on safe assets like bonds, which are also very low, but there are potential dangers there,” Yellen said [importante per: equity (globale)]

3.     Macro Eurozona ed ADP.   Sul mercato incombe il dato di domani per gli occupati USA: intanto, ieri, il dato per le vendite al dettaglio in Eurozona ieri è uscito più debole del previsto (grafico qui sotto): sui 12 mesi, stiamo parlando di una crescita dello 1,6%, inclusa la componente di rialzo dei prezzi. Crescita che, come sappiamo si concentra soprattutto in Germania (+3,6% sull’anno). Il dato ADP dagli USA a sua volta ha sorpreso al ribasso: il consenso era per 193 mila nuovi assunti, il dato di aprile è di 169 mila, più una revisione al ribasso di 14 mila per il mese di marzo (secondo grafico sotto). La stima per il dato di venerdì (NFP) era di 233 mila, che dovrebbe più o meno essere rivista al ribasso di circa 30 mila, ovvero finire molto vicino a 200 mila unità. Perché è importante questo numero? Perché dopo un primo trimestre di crescita NEGATIVA, tutti ci hanno promesso da aprile in avanti la ripresa economica [importante per: equity ed obbligazioni (globale)].

eurozone-retail-sales

as-us-employment-data


L'OPERATIVITA'
Rendimenti a livelli di fine 2014: cosa fare con le obbligazioni?
Qualcuno di quelli che “lo fanno da una vita” ci spiegava, non più di due mesi fa, che “I prezzi non aprono la mattina 10 punti sotto: semplicemente, non succede!”. Ed infatti, eccoci qui: a commentare un crollo del 7% in sei sedute sui prezzi di quello che è per definizione il “safe haven”, il bene rifugio, l’investimento più sicuro del mondo. Ovvero il Bund tedesco, che anche ieri ha sofferto perdite impressionanti (tabella a sinistra sotto): il rendimento dai minimi di marzo è salito di 10 volte, e non esiste alcun precedente storico per questo. Le cause? Chiariamo subito che non c’entra nulla la Grecia (infatti è crollato anche il Bund, il rifugio di tutte le crisi finanziarie), e non c’entra neppure la Federal Reserve (infatti il dollaro USA è sceso anche ieri). Il crollo è semplicemente  un problema di risk management, a cui si sono aggiunte le aspettative di inflazione (petrolio: ne parliamo nella sezione finale, Analisi): gli investitori si sono svegliati alla realtà, ovvero che sulle obbligazioni si può anche perdere soldi. Ora: il danno ormai è fatto per chi si è fatto trovare a fine aprile coi portafogli pieni, con le posizioni extra-lunghe e a leva, con le scadenze trentennali e con le emissioni di Società piccole o piccolissime. Con chi insomma ha partecipato a quella isteria collettiva che fino a dieci giorni fa tutti chiamavano “corsa ai rendimenti” (perché, ci dicevano alcuni, “mica si può stare fermi, quando tutto sale”). La corsa non c’è più: come comportarsi da qui in avanti? E’ un’occasione per comperare oppure un segnale per vendere? Una cosa sola è certa: la fase della “riga dritta”, un anno e mezzo di piccoli rialzi quotidiani dei prezzi delle obbligazioni, è finita dieci giorni fa e indietro non si tornerà. Perché nessuno potrà più dire che il downside non esiste in quanto “finché Draghi compra, non si rischia nulla”: il rischio c’è sempre, Draghi o non Draghi, ed il risk management è la prima chiave di successo nella gestione dei portafogli. La valutazione di Recce’d sulle obbligazioni ve la racconteremo domani mattina.

rates_1

schermata-2015-05-07-alle-09-44-58


L'ANALISI
Sembra tanto di rivedere il 2014 (con un pizzico di inflazione).  Questa settimana spunto di partenza è che, come accade ormai ogni anno, passati i primi quattro mesi in cui l’industria tradizionale (fondi comuni e banche di investimento) spinge forte sul tema della “ripresa economica” che sarebbe dietro l’angolo, nel secondo trimestre di ogni anno arrivano poi le delusioni (ieri due delusioni: e vedremo domani il dato NFP dagli USA). La differenza quest’anno la fa un’ospite che è arrivato inatteso: ovvero, il dubbio che possa riaffacciarsi l’inflazione. Una componente essenziale di questo quadro è il prezzo delle materie prime, e in particolare del petrolio: nel grafico qui sotto, vedete come sono cambiate nel corso degli ultimi mesi le posizioni speculative LONG (area blu, e scala di sinistra nel grafico) e SHORT (area rossa, e scala di sinistra): come vedete seguendo la linea nera, il saldo netto è a favore dei LONGs ed è al massimo da fine 2011. Il prezzo del petrolio (la linea rossa del grafico, e scala a destra) riflette questo andamento, e a nostro giudizio il rimbalzo punta ai 75$ al barile sul Nymex (anche se ovviamente c’è chi parla ancora di 30$ al barile, ma ci sembra fuori tempo massimo). Chiuderemo domani questo argomento.

brent-crude-speculative-position

recced

Tutte le ultime su: recced
Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.