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La fine del denaro facile

L’inizio del 2016 si lascerà alle spalle il sapore amaro tipico dei postumi di una sbornia. A dispetto di una politica sempre più generosa da parte delle banche centrali, gli ultimi mesi sono stati caotici per i mercati

di Redazione Soldionline 26 apr 2016 ore 10:17

A cura di Candriam

L’inizio del 2016 si lascerà alle spalle il sapore amaro tipico dei postumi di una sbornia. A dispetto di una politica sempre più generosa da parte delle banche centrali (tassi di interesse negativi in tutta Europa e in Giappone, un programma di acquisti senza precedenti da parte della BCE), gli ultimi mesi sono stati caotici per i mercati finanziari, sulla scia di un senso di timore relativo alla crescita mondiale. Dietro a queste paure sono però emerse anche le opportunità: l’aumento dell’inflazione e il ritorno come protagonisti dei mercati emergenti potrebbero essere le scommesse vincenti del prossimo trimestre.

Sia il mercato azionario che quello obbligazionario hanno conseguito solidi risultati negli ultimi anni. Grazie alle massicce iniezioni di liquidità, le banche centrali hanno fatto salire alle stelle i valori dei risk asset e hanno spinto i tassi di interesse ai minimi storici. Come già successo negli anni ʼ90, la correlazione tra le diverse asset class è aumentata in modo significativo, rendendo le strategie di diversificazione più complesse per gli investitori.

soldi-faciliIn questo contesto di forte correlazione e bassi tassi di interesse, abbiamo individuato diverse soluzioni di investimento che mirano a generare solide performance per gli investitori. La nostra prima posizione è legata al possibile incremento delle aspettative inflazionistiche. Attualmente, le previsioni sullʼinflazione non riflettono né il miglioramento del contesto economico né l’atteggiamento più accomodante delle banche centrali. Nell’Eurozona, abbiamo anche identificato alcuni asset sottovalutati che potrebbero rivelarsi delle opportunità. Infine, i mercati emergenti dovrebbero continuare il loro recupero grazie all’impatto combinato di dollaro debole e prezzi delle materie prime più stabili.

In preparazione al ritorno dell’inflazione

La Fed ha indicato con chiarezza che prenderà in considerazione il contesto internazionale nei suoi piani di rialzo graduale dei tassi di interesse. Così facendo, si sta assumendo un rischio inflazionistico per evitare di minare la già vulnerabile crescita globale. Nonostante le politiche monetarie ultra accomodanti adottate da entrambi i lati dellʼAtlantico, le aspettative di inflazione continuano a calare. In Europa, lʼinflazione di breakeven continua a veleggiare sui minimi storici. Al contrario, lʼinflazione è finalmente ricomparsa negli USA, dopo anni di timori deflazionistici.

Come ha spiegato Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income, “lʼinflazione core si è stabilizzata, e negli USA è persino risalita. Tenuto conto del recupero del settore manifatturiero, della tensione sul mercato del lavoro e dei prezzi minimi del petrolio, potremmo essere allʼalba di un nuovo periodo di aspettative di crescita dellʼinflazione. In questo contesto, i titoli indicizzati allʼinflazione offrono buone opportunità di investimento, al pari di determinate valute quali la corona norvegese e il dollaro canadese.”

Opportunità europee

Lʼeconomia dell’Eurozona beneficia attualmente dei bassi prezzi del petrolio, di un euro debole e di una politica fiscale più accomodante rispetto a quella degli ultimi anni. I principali indicatori, come il Markit PMI, si sono stabilizzati nei mesi scorsi, rimanendo nettamente in terreno di espansione.

Tuttavia, nonostante il miglioramento dei fondamentali, lʼarea sta ancora affrontando una serie di rischi politici responsabili della sottoperformance delle azioni e dei corporate bond in Europa. Lʼeventualità della Brexit costituisce uno dei rischi principali e deve ancora essere pienamente rispecchiata dai valori del mercato azionario britannico, mentre la sterlina inglese ha prezzato la possibilità di una Brexit al 25% circa.

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“Dopo mesi di sottoperformance rispetto al mercato azionario americano, le valutazioni europee dovrebbero evidenziare interessanti punti di entrata, una volta dissipati i rischi politici: il referendum sulla Brexit è in agenda per giugno 2016. In seguito, gli investitori potranno concentrarsi nuovamente sui fondamentali e prendere in considerazione il recupero dellʼeconomia europea attualmente in corso”, ha confermato Nadège Dufossé, Head of Asset Allocation.

Nel settore del credito, i finanziari offrono interessanti profili di rischio/rendimento, come le obbligazioni high yield europee. I finanziari hanno sottoperformato i non finanziari, nonostante un rinnovato appetito al rischio. I timori di un potenziale rischio sistemico sono però infondati. Il capitale, la qualità degli asset e la liquidità hanno visto un sostanziale miglioramento nel corso degli ultimi anni. In qualità di supervisore del sistema bancario europeo, la BCE vigila sulla sicurezza e la solidità del sistema finanziario. Anche se il settore ha annunciato risultati soddisfacenti, la redditività sarà impattata dalla combinazione di bassi tassi di interesse, prezzi del petrolio contenuti e alta volatilità. Venendo ai modelli di business, è importante essere selettivi e cogliere le opportunità che sorgono sul mercato primario, che offre premi interessanti.


Ritorno dei mercati emergenti
Dopo anni di turbolenza, anche i mercati emergenti sembrano promettenti. Secondo Nadège Dufossé, “le tensioni si sono allentate grazie al deprezzamento del dollaro USA e alla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime; gli scarti tra le attese dei mercati e i valori reali e le revisioni degli utili si stanno entrambi muovendo nella giusta direzione.” In questo scenario, l’azionario emergente appare interessante, con valutazioni ancora ai minimi storici sulla base dei rapporti P/E corretti per ciclo economico calcolati da Candriam. I flussi di investimento cumulativi sono prossimi ai minimi degli ultimi sei anni e le strategie di asset allocation continuano a sottopesare la regione, elemento che costituisce un potenziale di inversione attraente.

“Anche il debito emergente è interessante e dovrebbe continuare a sovraperformare”, ha aggiunto Nicolas Forest. “I flussi di capitale hanno iniziato ad affluire nuovamente verso le obbligazioni emergenti e, in un contesto di bassi rendimenti, il rendimento obbligazionario in valuta estera e locale resta ben al di sopra del 5%.”

“Allo stato attuale, pensiamo che molte valute di Paesi emergenti siano storicamente a buon mercato, sull’onda della correzione iniziata a maggio 2013, quando la Fed ha svelato per la prima volta il suo programma graduale di acquisto di asset. Siamo grandi sostenitori di alcune valute a beta elevato, ivi incluse le valute indicizzate a materie prime (RUB, MXN e COP), poiché prevediamo che il prezzo del petrolio si stabilizzerà, probabilmente sugli attuali livelli.”

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