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La FED alzerà i tassi. Come comportarsi?

Ormai assodato che nel corso del 2017 la FED procederà nel solco di una politica monetaria restrittiva, le incognite degli operatori restano sul numero dei rialzi dei tassi. L’analisi di Chris Iggo (AXA IM)

di Edoardo Fagnani 28 feb 2017 ore 10:47

Ormai assodato che nel corso del 2017 la FED procederà nel solco di una politica monetaria restrittiva, le incognite degli operatori restano sul numero dei rialzi dei tassi di interesse che saranno decisi dalla banca centrale statunitense. 
Chris Iggo, Chief Investment Officer Obbligazionario, AXA Investment Managers, ha segnalato che, sulla base delle stime riportate da Bloomberg, “il mercato sconta un rialzo dei tassi all’1,0% in occasione dell’incontro con una probabilità del 36% soltanto, mentre le probabilità salgono per il meeting di giugno (77,1%)”. 
Nell’analisi seguente Iggo segnala come gestire la strategia di investimento in uno scenario di questo tipo.

 

fed_13 Gli investitori obbligazionari prestano particolare attenzione al numero di possibili rialzi dei tassi previsto per quest’anno e alla probabilità che ne venga annunciato uno in occasione del prossimo incontro del Federal Open Market Committee del 15 marzo. Secondo Bloomberg, il mercato sconta un rialzo dei tassi all’1,0% in occasione dell’incontro con una probabilità del 36% soltanto, mentre le probabilità salgono per il meeting di giugno (77,1%).
Attenzione, Janet Yellen ha lasciato intendere possibile un rialzo, e che lo si potrebbe vedere al meeting di marzo come di giugno. A mio giudizio, il messaggio più chiaro è che c’è il rischio effettivo di restare indietro: “attendere troppo a lungo ad alzare i tassi non sarebbe prudente”. La Yellen ha anche lasciato intendere che l’economia viaggia verso la piena occupazione e la Fed ritiene che si stia avvicinando agli obiettivi a più lungo termine (ovvero un’inflazione intorno o superiore al 2%). Lo scenario politico che fa da sfondo alle testimonianze al Congresso naturalmente è la nuova Amministrazione.
Infatti, al Presidente della Fed sono state poste numerose domande sulle politiche che introdurrà il Presidente Trump e sul loro possibile impatto sull’economia (immigrazione, politica fiscale, deregolamentazione bancaria). Serve diplomazia per rispondere a questo tipo di domande, ma il messaggio centrale è che i rialzi dei tassi sono in arrivo e il processo di normalizzazione della politica monetaria è partito e andrà avanti. Janet Yellen ha anche dichiarato che la Fed potrebbe fornire maggiori informazioni durante l’anno sulle modalità con cui disinvestirà da governativi e altri titoli.

I volumi degli scambi e la volatilità in questo periodo sono stati piuttosto contenuti. Per il momento, gli investitori sembrano divertiti dalla “macchina ben oliata” di Donald Trump e non pensano ad adottare un approccio più prudente negli investimenti. C’è ancora tempo per i grandi annunci macroeconomici ma le aspettative sono positive, e a volte l’ottimismo generato dal rialzo dei prezzi azionari rende a sua volta gli investitori più rialzisti. Questa situazione può influire anche sugli investimenti delle società e sui consumi.
Eppure ogni investitore accorto sa che ci attendono diverse incertezze, dalle ormai prossime elezioni nei Paesi Bassi alle implicazioni dei recenti accadimenti in Francia. Per quanto riguarda Washington, non manca molto all’Amministrazione Trump per essere definita caotica e inefficace. Sul fronte geopolitico credo che non sia chiaro cosa comporterà per le relazioni arabo-israeliane il dietrofront di Trump sulla “soluzione dei due stati” in Medio Oriente; per quanto riguarda la Corea del Nord, nessuno sa cosa stiano combinando.
Ma basta questo a spingerci alla massima prudenza? Forse no. Non possiamo dire che il mercato del credito sia stato euforico (gli spread non sono sui minimi storici come le azioni sui massimi). La Federal Reserve alzerà i tassi, e i titoli di Stato a un certo punto offriranno migliori opportunità di investimento. Dopo tutto, quando arriva un’ondata di avversione al rischio, cerchiamo la duration ed è meglio acquistare titoli del Tesoro con un rendimento del 3% che del 2%.

 

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