La divergenza monetaria USA è ormai realtà
Con l’aumento dei tassi la Fed ha voluto dare un segnale dell’uscita dalla "grande recessione", iniziando una normalizzazione della politica monetaria
di Redazione Soldionline 21 dic 2015 ore 10:25A cura di Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda
Eurozona: “lieve decelerazione a causa della Francia” – I Purchasing Managers Index (Pmi) segnalano una solida crescita in corso in Germania, che ha registrato il suo miglior trimestre in un anno e mezzo, mentre la Francia ha ridotto il ritmo di crescita dell'attività fino quasi alla stagnazione a causa degli attentati. Per questo le previsioni ufficiali delle Bce rischiano di essere riviste al ribasso. L'espansione è ben sostenuta dai consumi interni ma frenata dell'export. La mancanza di pressioni inflazionistiche è reiterata dall'ulteriore ribasso del petrolio, nonostante la quantità di stimolo monetario già in atto. Tuttavia se la crescita domestica dovesse rallentare, alcuni esponenti del Comitato esecutivo della Bce hanno già avvertito che l’Eurotower potrebbe sostenere ulteriormente l'economia con misure appropriate. Questa settimana il principale e unico dato fondamentale sarà sulla fiducia dei consumatori attesa stabile a dicembre.
USA: “inizia la normalizzazione” – con l’aumento dei tassi la Fed ha voluto dare un segnale dell’uscita dalla "grande recessione", iniziando una normalizzazione della politica monetaria ma ha anche rassicurato che i tassi l’anno prossimo cresceranno in modo "molto graduale" e solo se l’evoluzione dell’economia sarà solida. Se si realizzeranno le previsioni medie del Federal Open Market Committee (Fomc), i tassi alla fine del 2016 saliranno dall'attuale range di 0.25-0.50% all'1.25-1.50% con altri 4 incrementi da 0.25bp. Il Fomc si aspetta un'accelerazione del Pil dal 2.1% del 2015 al 2.4% del 2016 per poi ridiscendere al 2.2% nel 2017 e al 2.0% dal 2018 in poi, anche se in questo trimestre è in fase di rallentamento a causa dell’eccessiva forza del dollaro americano (Usd) che impatta sul manifatturiero e della moderazione della congiuntura degli emergenti. Per quanto riguarda l'occupazione la Fed ha evidenziato gli apprezzabili miglioramenti del mercato del lavoro, ma è consapevole della riduzione della partecipazione allo stesso, dell’elevato numero di occupati part-time e delle retribuzioni che crescono a ritmo solo moderato. Anche per questo l’inflazione continua a stare sotto il target 2% della Fed che tuttavia è convinta di raggiungerlo nel 2018. Per tutto ciò, se da un lato i governatori della Federal Reserve hanno deciso all’unanimità l'inizio della normalizzazione, dall'altro la nuova fase non ha tempi predeterminati ma dipenderà dall'evoluzione dell’economia. Nella settimana verranno rilasciati la terza lettura del PIL del terzo trimestre, prezzi Pce e ordini di beni durevoli.
Cina: “stabilizzazione” – I dati di novembre confermano la trasformazione in atto dell'economia con il rallentamento dei vecchi temi di sviluppo (elettricità, cemento e acciaio) e un quadro più positivo per i servizi legati al consumo domestico privato. Gli ultimi dati hanno mostrato nuove prove di stabilizzazione dell’economia ma indicativamente a livelli bassi. Per questo gli ultimi interventi monetari e fiscali già fatti a sostegno della crescita a breve termine, e gli altri probabili nel prossimo immediato, sembrano ripetere il vecchio schema concentrandosi su infrastrutture e strutture connesse. Tuttavia, per il medio periodo resta l'intento dei responsabili politici di spostare l’economia verso una struttura più equilibrata, sostenuta dai servizi e dai consumi, ma la transizione si conferma lenta e molto graduale. Questa settimana usciranno i profitti industriali e il leading index.
Giappone: “positivo” – gli ultimi dati sembrano più positivi e mostrano una crescita economica basata sulla spesa in conto capitale, sostenendo l'aspettativa che un ulteriore stimolo monetario non sarà imminente anche se la Bank of Japan nella sua ultima decisione l’ha rimodulato (estendo la scadenza media dei bonds acquistati fra 7-12 anni, aggiungendo acquisti di ETF per 300 miliardi di yen su società del Nikkei 400 che investono in capitale fisico e umano, aumentando l’importo massimo sull’acquisto di trusts nel real estate dall’attuale 5% al 10%). Questa settimana sono attesi l’inflazione di novembre in ripresa e buoni numeri sull’occupazione.