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L’outlook sul mercato azionario europeo

Entrando nel 2015, eravamo convinti che tre fattori chiave avrebbero stabilito la direzione dei mercati azionari nella prima metà dell’anno

di Redazione Soldionline 21 mag 2015 ore 11:36

A cura di Çan Elbi, gestore del JB Europe Focus Fund

Una review di questa prima metà del 2015: tre fattori che hanno segnato la via dei mercati azionari

Il primo di questi era se la Bce avrebbe lanciato un programma di QE abbastanza grande. E, infatti, sin dalla partenza del 9 marzo ha mostrato l’effetto auspicato di mettere ulteriore pressione sull’euro. In aggiunta, vediamo finalmente migliorare i dati sui prestiti anche in Italia e in Francia. Su questo punto, troviamo che il recente dibattito sull’opportunità di ridurre il QE da parte della Bce sia alquanto prematuro, e crediamo che l’istituto guidato da Mario Draghi proseguirà su questo tracciato almeno fino a settembre 2016. Questo continuerà a mantenere un tetto sul tasso di cambio euro/dollaro americano e sarà di ulteriore supporto per i mercati azionari.
europa_6Il secondo fattore è stato il cessate il fuoco tra Russia e Ucraina e l’allentamento della tensione nella regione. Il progresso fatto in questo senso è cruciale, poiché crediamo ancora che siano state le tensioni geopolitiche in Ucraina e le conseguenti sanzioni contro la Russia ad aver creato un’improvvisa stagnazione dell’economia europea durante il secondo e il terzo trimestre del 2014.
Terzo fattore, il risultato delle elezioni in Grecia e le negoziazioni con le istituzioni creditrici. Su questo tema, continuiamo a essere abbastanza tranquilli sul downside risk di una potenziale “Grexit”, specialmente alla luce del fatto che il 75% dei titoli di Stato ellenici in arretrato sono in mano alla Bce,  all’Fmi e all’EFSF, il fondo salva Stati. Per gli altri mercati obbligazionari periferici, ogni possibile contagio derivante dall’attuale situazione di stallo tra Syriza e l’Eurogruppo dovrebbe essere minimo adesso che la Bce ha iniziato il QE dal 9 marzo. Tutti e tre questi elementi positivi hanno aiutato i mercati azionari europei a segnare performance di forti rally nel primo trimestre di questo 2015.
 
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Il mercato obbligazionario in crisi, ma i dati mostrano segnali di ripresa

Il maggiore cruccio nelle nostre menti è oggi quello in merito alla crescente dicotomia nel mondo sviluppato tra il mercato obbligazionario e quello azionario. Il 50% dei titoli di Stato di Paesi sviluppati con scadenza da 2 a 5 anni viaggia ora con rendimenti negativi. I mercati dei titoli sovrani sono prezzati come se ci stessimo avviando a una crisi deflazionaria sistemica simile a quella del 2007/2008. Al contrario, i nuovi dati economici continuano a segnalare una nascente ripresa nell’Eurozona. Riteniamo che i tassi estremamente bassi o addirittura negativi di Stati Uniti e Europa siano un fenomeno temporaneo e non il segnale di una imminente crisi economica globale. Gli investitori che stanno capendo che questo sfasamento nei prezzi del mercato obbligazionario (dovuto pure all’acquisto di bond da parte della Bce, che in parte manipola il price-setting) inizierà anche ad indurre premi al rischio più bassi sui mercati azionari. Ciò dovrebbe fissare il passo successivo per un mercato rialzista in Europa. All’interno di questo scenario macro, continuiamo a trovare il miglior compromesso tra  rischio e rendimento nei titoli ciclici, che scambiano ancora solamente sui livelli della media degli anni di recessione 2012-2014 rispetto ai difensivi.

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Gli utili europei ancora lontani da quelli americani

Certo, seguendo i considerevoli profitti realizzati nei primi tre mesi di quest’anno, i mercati potrebbero tirare il fiato sul breve termine, ma l’outlook a medio termine per l’azionario europeo rimane intatto. Per quanto il mercato sia ora rivalutato sui multipli del ciclo mediano degli utili, è fondamentale osservare come in Europa questi utili debbano ancora conoscere una ripresa come quella verificatasi negli Stati Uniti. Gli utili per azione delle società europee sono ancora inferiori del 25% rispetto al picco del 2007. Tuttavia, uno non dovrebbe valutare gli asset alle condizioni di un inizio della ripresa e con multipli del ciclo mediano degli utili, è l’essenza di questo caso. Poiché gli investitori mostrano ancora più fiducia nel fatto che le società europee possano mostrare una vera ripresa del ROE e degli utili per azione nei prossimi tre anni, ci sarà un ulteriore vantaggio per i mercati azionari nel 2015.

Quello politico rimane il rischio principale per l’outlook economico europeo, e così per i mercati. Bisogna monitorare la noncuranza politica, poiché vanno proseguite le riforme strutturali del mercato del lavoro in Italia e Francia, mentre l’integrazione delle istituzioni dell’eurozona verso una stretta unione bancaria e fiscale deve fare dei passi in avanti. Come ha detto Draghi di recente: “Dobbiamo passare da un sistema di norme e linee-guida per una politica economica nazionale a un sistema di ulteriore condivisione di sovranità all’interno di istituzioni comuni”. L’attuale politica monetaria espansiva della Bce sta ovviamente facendo guadagnare del tempo alla leadership politica per rendere tutto questo possibile, creando e migliorando il contesto economico ciclico.

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