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L’Iran infiamma il petrolio?

A giudicare dallo spazio che la stampa specializzata ha dedicato alla decisione di Trump sull’Iran, si direbbe che siamo di fronte a uno dei punti di svolta del 2018

di Valter Buffo 10 mag 2018 ore 11:31

Commento giornaliero di www.recce-d.com

 

A giudicare dallo spazio che la stampa specializzata ha dedicato alla decisione di Trump sull’Iran, si direbbe che siamo di fronte a uno dei punti di svolta del 2018. Non siamo esperti politologi, e quindi ci affidiamo ai molti commenti che leggiamo: se però limitiamo lo sguardo ai mercati, l’impressione è che il fatto, ovvero la decisione di Trump, sia ben poco significativo, almeno se preso a sé stante. In particolare, se guardiamo al petrolio, al di là delle forti oscillazioni nell’immediatezza dell’annuncio di Trump martedì sera (che potete vedere nel grafico qui sotto, il primo dei due) per ora non si registrano poi successive forti variazioni, e tanto meno un cambio di direzione. Come detto, non abbiamo le capacità di analizzare da un punto di vista geo-politico l’evento, ma ci è sembrato utile. A noi di Recce’d, non sembra necessario modificare in questo momento le previsioni sul prezzo del petrolio, che noi avevamo dettagliato in un precedente articolo (Il petrolio sta per schizzare?), e così ieri si scriveva anche sulla stampa internazionale:

Oil prices have risen 14 percent this year -- half of this increase reflects stronger global demand, a Bloomberg Economics model suggests. The rest is likely due to heightened tensions with Iran and other supply shocks. The return of U.S. sanctions could crimp Iranian oil exports, but the global supply shock might be mitigated by increased pumping elsewhere, according to the analysis. Here’s a chart.

Vediamo chi, secondo la stampa internazionale, beneficerà della decisione di Trump:

Most of the biggest oil-producing nations are emerging economies. Saudi Arabia leads the way with a net oil production that’s almost 21 percent of gross domestic product as of 2016 -- more than twice that of Russia, which is the next among 15 major emerging markets ranked by Bloomberg Economics. Other winners could include Nigeria and Colombia. The increase in revenues will help to repair budgets and current account deficits, allowing governments to increase spending that will spur investment.

Infine, vediamo chi sono invece i “perdenti”

India, China, Taiwan, Chile, Turkey, Egypt and Ukraine are among those on the worry list. Paying more for oil will pressure current accounts and make economies more vulnerable to rising U.S. interest rates. Bloomberg Economics has ranked major emerging markets based on vulnerability to shifts in oil prices, U.S. rates and protectionism. Analysts at RBC Capital Markets created an “oil sensitivity index” to judge the economies most exposed in Asia. They warn that Malaysia, Thailand, China and Indonesia could face the most volatility from an oil-price spike.

 

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Fonte: ZH

 

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Fonte: BBG

 

 
Nel daily dedicato ai Clienti, The Morning Brief, di oggi 10 maggio 2018, abbiamo trattato i seguenti temi:

  1.     Petrolio sempre forte, ma non in rialzo, dopo le dichiarazioni di Trump sullo IRAN
  2.     Il dato del giorno, della settimana e del mese resta la forza del cambio del dollaro USA, anche stamattina sotto 1,1900 in Asia
  3.     S&P 500 che non si allontana dalla sua media mobile a 200 giorni: uan situazione del tutto bloccata da tre mesi
  4.     SEZIONE L'OPERATIVITA'    questa settimana sul piano operativo ci occupiamo delle nuove opportunità sulle banche in Europa. Che non si trovano sul lato LONG
  5.     SEZIONE L'ANALISI    il tema della nostra Analisi sarà il rischio, da molti non percepito, che ogni giorno si manifesta più chiaramente sui mercati obbligazionari di tutto il Mondo

 

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