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L’incognita della crescita globale

Fa sensazione leggere che ieri l’OCSE ha ridotto le stime per la crescita globale del GDP, visto che ora sembra più che probabile un rialzo del costo del denaro negli USA a breve

di Redazione Soldionline 10 nov 2015 ore 09:16

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.     I mercati dopo il dato NFP.
Come abbiamo già scritto durante il weekend, in un articolo pubblicato sul nostro sito, il buonumore sui mercati finanziari è durato poco. Sembrava tutto a posto, dopo il dato di venerdì per gli occupati USA, con le Borse in Europa in rialzo, e invece … quel 2,40% di rendimento del Treasury pesa in negativo su tutti i mercati. Non è la paura di una lunga serie di rialzi del costo del denaro, ma è piuttosto  il rischio della liquidazione forzata di posizioni a leva  sulle obbligazioni (tutti quelli che scommettevano sui “tassi fermi fino al 2016”) unito al rischio di forte volatilità nei segmenti corporate ed high yield del mercato obbligazionario [importante per: equity, valute e obbligazioni (globale)].

2.     Le vendite al dettaglio di venerdì negli USA. In attesa del dato di venerdì prossimo per le vendite al dettaglio, è arrivato ieri dalla banca Citigroup un segnale di allarme per ciò che riguarda I conti di due grandi catene di supermercati, Kohl’s e Macy’s, che  si troverebbero ad affrontare un trimestre difficile, a causa del calo delle vendite unito all’aumento delle scorte ferme in magazzino [importante per: equity, valute ed obbligazioni (USA)]

3.     Asia: Cina verso la deflazione? Il dato di questa mattina dalla Cina (+1,3% il CPI) è sembrato a molti una conferma del rallentamento della domanda interna, e secondo qualche commentatore potrebbe addirittura un segnale di un rischio di deflazione [importante per: equity, valute ed obbligazioni (Asia)]

4.     L’incognita della crescita globale. Fa sensazione leggere che ieri l’OCSE ha ridotto le stime per la crescita globale del GDP, visto che ora sembra più che probabile un rialzo del costo del denaro negli USA a breve: va detto però che sia FMI sia OCSE molto spesso tagliano le stime quando ormai la notizia è già nei prezzi di mercato: Al contrario, arrivano spesso in anticipo le parole delle Società quotate, ed allora può essere utile citare Nils Smedegaard Andersen, il chief executive officer di A.P. Moeller-Maersk (la più grande società europeo di trasporto navale di containers) che ha dichiarato nel weekend: “We believe that global growth is slowing down … Trade is currently significantly weaker than it normally would be under the growth forecasts we see … We conduct a string of our own macro-economic forecasts and we see less growth -- particularly in developing nations, but perhaps also in Europe -- than other people expect in 2015. Also for 2016, we’re a little bit more pessimistic than most forecasters.” . Lo stesso dato di settembre per la bilancia commerciale tedesca, pubblicato ieri, fa segnare un rialzo molto inferiore al ribasso del mese precedente [importante per: equity, valute ed obbligazioni (globale)]

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L’OPERATIVITA'
Questa settimana torniamo ad occuparci di Borse.
Come abbiamo scritto ieri, lo shock del dato per gli occupati USA ci costringe a fare tutti i conti di nuovo: azzerare tutto e ripartire, nelle nostre scelte di portafoglio. Il rialzo dei tassi a dicembre infatti è un vero game changer, e quindi è necessario rivalutare ogni singola posizione. Abbiamo scritto ieri che il P/E dell’indice di New York S&P 500 è a 19, su livelli anche più elevati di quello del 2007, prima della Grande Recessione: ed oggi ci spostiamo e guardiamo in particolare al Nasdaq, l’indice della Tecnologia che proprio nel 2015 ha superato i propri massimi dell’anno 2000, ed ha attraversato un “territorio inesplorato”. Come vedete grazie al grafico qui sotto, il P/E di questo indice nell’anno 2000 aveva raggiunto un livello stratosferico (75) mentre oggi si trova “solo” sopra 20. Ma qui è importante, per chi investe, collocare i due dati nei due diversi momenti delle economie: nell’anno 2000, i prezzi scontavano la New Economy (ricordate?) con tassi di crescita dell’economia, e della spesa per Tecnologia, in progressiva accelerazione. Oggi, al contrario, si stima che per il prossimo decennio l’economia USA se va tutto bene crescerà al 2%-3% annuo, e la spesa per tecnologia di consumo (da Apple a Google) è vista crescere ancora, ma a tassi normali, i tassi di crescita degli altri beni di consumo.  Per questo, noi di Recce’d non riteniamo che il 20 di P/E oggi sia “rassicurante”, e per questo, pur non avendo oggi una posizione aperta, valutiamo uno SHORT sulla tecnologia per il portafoglio modello RNI.

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L'ANALISI
Cina: tutto si muove.
Abbiamo riportato ieri in questa pagina le parole di giovedì scorso di Mark Carney, Governatore della Bank of England, sulla Cina ed il suo sistema bancario: Carney ritiene che il sietma bancario possa andare incontro, nei prossimi mesi, da una nuova instabilità, per effetto del processo di rientro dagli squilibri accumulati nel corso degli anni. Ma non sono incerte solo le prospettive per il sistema bancario, nei prossimi mesi: prendete ad esempio lo yuan, che la PBOC ha sostenuto nelle ultime settimane dopo averne annunciato la svalutazione (la valuta cinese è “agganciata” al dollaro USA). Se il rafforzamento del dollaro USA che abbiamo visto nelle ultime sedute dovesse proseguire, diventa più probabile una ulteriore svalutazione, come ha scritto ad esempio anche Merrill Lynch ieri:

"After the SDR they no longer have the incentive to prop up the renminbi. A December hike by the Fed would give the Chinese a perfect excuse to let the renminbi go because they can make a strong case that they need to decouple their monetary policy from that of the U.S."

"China is no longer able to have its cake and eat it too (…) Letting the renminbi go is a necessary condition for China to ease monetary policy."


Un secondo elemento di instabilità, che si aggiungerà allo yuan, è quello del debito: come vedete nel grafico qui sotto, proprio la settimana scorsa si è interrotta una fase di calo dei rendimenti, durata cinque settimane (sempre per effetto di ciò che succede negli Stati Uniti), e si è registrato il più ampio aumento dei rendimenti sui decennali cinesi dal mese di maggio. E qui le complicazioni aumentano, perché come tutti sanno la crescita del debito in Cina è stata impetuosa e secondo alcuni ha un potenziale destabilizzante. Domani continueremo questa analisi.

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