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L'analisi tecnica non è materia da pappemolli. Al via il safari del titolino?

Sono sempre incuriosito dalle banalità che l’analisi tecnica “classica” produce, dove per “classica” si intende quella alla Pring o alla Murhpy, i due noti autori di altrettanto noti manuali di analisi tecnica

di Emilio Tomasini 11 apr 2018 ore 10:24

di Emilio Tomasini - L’Indipendente di Borsa

 

Sono sempre incuriosito dalle banalità che l’analisi tecnica “classica” produce, dove per “classica” si intende quella alla Pring o alla Murhpy, i due noti autori di altrettanto noti manuali di analisi tecnica (che peraltro consiglio sempre di leggere). Ho letto sconcertato un articolo di apertura su Marketwatch.com, il più grande spacciatore di informazione di Borsa a 360 gradi, ovvero sia rialzista che ribassista in egual misura ed in dosi massicce ogni giorno, dove si discettava sul fatto che come appare nel grafico seguente sul Dow Jones abbiamo due massimi decrescenti e due minimi decrescenti e questo sarebbe secondo gli analisti tecnici “classici” un segnale di sell.

 

dowjones-massimi-minimi-decrescenti

 

diagramma-stockMa tutti costoro sono stupiti perché ieri Wall Street ha chiuso al rialzo e quindi vengono intervistati dei personaggi che discettano sul fatto che i segnali di analisi tecnica “classica” a volte funzionano e a volte no che è come dire che le previsioni del tempo oggi funzionano e domani no ma le guardiamo lo stesso perché non abbiamo niente da fare. E poi ce le raccontiamo l’un l’altro per far passare il giorno.


Più passa il tempo più mi rendo conto perché nel mondo accademico e degli investitori istituzionali l’analisi tecnica è talmente discreditata e la ragione non è perché come metodologia non sia efficace, ma perché chi la pratica di solito è un pappamolle. Tutto qui. Come si fa, mi chiedo io, a nascondersi dietro un compitino da geometra di paese per decidere se il mercato va al rialzo o al ribasso? Oggi sono tutti dubbiosi sull’analisi tecnica e poi se domani Trump spara due bombette sulla Siria e crolla tutto del 10% la ragione non è Trump ma il segnale sul Dow “che abbisogna sempre di qualche giorno per produrre effetti”.


Diceva nel 1989 un vecchio agente di cambio a Tomasini quando questi, neolaureato, diceva di essere un analista tecnico: “hai scelto il lavoro giusto, ragazzo, tanto qui in Borsa non controlla niente nessuno e tu hai licenza di dire tutto e il contrario di tutto e vedrai che fa lo stesso”.


Al di là di questo prolusione sull’analisi tecnica “classica” torniamo a noi. Cerchiamo di fare un esercizio “filosofico”, un esercizio ovvero di guardare oltre al proprio naso cercando di capire dove andranno i mercati non solo nel breve (e chi lo sa?) ma anche nel medio/lungo periodo (qui è più facile il gioco).


Allora se mettete i grafici degli indici azionari internazionali sul mensile, che è l’unico modo per guardare il trend di medio/lungo periodo, vedrete che sono tutti su e quelli che ora sembrano ribassi sono delle onde all’interno di congestioni orizzontali. Quindi fino a prova contraria siamo in congestione all’interno di un trend al rialzo.


Ma c’è un ma. Siccome il trend si presuppone si mantenga fino a prova contraria e siccome la prova contraria non c’è dobbiamo arguire che da ottobre 2018, finita la pausa estiva, tutto torna su. Se tutto torna su da ottobre 2018 dove andranno i mercati durante la pausa estiva, pausa che per gli indici generali è sempre foriera di congestioni interminabili ed asfissianti (e di titolini impazziti!)? Andranno forse più giù che su. Quindi (notate il passaggio sublime di logica aristotelica) se vogliamo mantenere il nostro trend al rialzo da ottobre 2018 bisogna che in questo ultimo sprazzo di primavera i mercati facciano un balzo al rialzo per poi creare spazio per rimanere in congestione fino a ottobre 2018. Mi seguite?

Se crolla tutto ora allora via trend al rialzo e poi durante l’estate si aggiunge ribasso a ribasso e come facciamo a tornare al rialzo ad ottobre? In quel caso mica saremmo più in un trend di medio lungo al rialzo, saremmo in un trend al ribasso. Ma ripeto, io non so prevedere il futuro, io posso solo dirvi se l’acqua è fredda o se è calda ADESSO e non domani. Questa è l’analisi tecnica “classica”.


MORALE: la ripresa degli indici e soprattutto del nostro indice Ftse All Star fa gioco a preparare il terreno per la pausa estiva. La forza relativa del nostro indice è impressionante e l’unica battuta che mi viene è che forse va tutto al rialzo perché i mercati sono tranquillizzati dalla assenza di un governo in Italia. Al di là della boutade se fate il rapporto tra indice Ftse All Star e Nasdaq è poderoso. Da almeno 10 anni non si vedeva un rapporto di forza relativa come questo.
Quello che preoccupa tuttavia è la ripartenza dei “titolini delle tenebre” altrimenti detti “della morte”, ovvero quei titolini che vanno al rialzo solo quando per i trader non c’è più niente da comprare. Dopo Netweek sono partiti Bastogi, Sintesi, Gequity, Biancamano, Acotel e chi più ne ha più ne metta. E questo è un aspetto assai pericoloso perché quando partono i titolini che hanno controvalori scambiati come un garage a Piazza di Spagna a Roma allora forse dovremmo davvero preoccuparci. Il generale estate è alle porte e forse varrebbe la pena di smettere di preoccuparsi degli indici (bombette in giro per il mondo a parte) e aprire il safari del titolino.

 

Per altre raccomandazioni di borsa: L’Indipendente di Borsa

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