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Investimenti: su cosa puntare nei prossimi 10 anni

Sarà necessario rigettare i modelli tradizionali di asset allocation basati su azioni e obbligazioni, a favore di quelli che destinano quote maggiori agli alternativi

di Redazione Soldionline 4 lug 2017 ore 15:06

Quali sono i temi del prossimo decennio nel campo degli investimenti? Su cosa puntare se non dovesse sblocccarsi l'impasse sui mercati obbligazionari e se l'azionario non dovesse più garantire ritorni interessanti al pari di quelli degli ultimi mesi? Secondo il team Multi Asset di Aberdeen Asset Management sarà necessario rigettare i modelli tradizionali di asset allocation basati su azioni e obbligazioni, a favore di quelli che destinano quote maggiori agli alternativi.

Nell'ambito dell'analisi sulle tendenze di lungo periodo che guidano gli investimenti, gli esperti di Aberdeen Asset Management mettono in evidenza l'opinione che il debito dei mercati emergenti in valuta locale possa offrire rendimenti fino al 6%.

Di seguito il report della società di investimenti:

 

investimenti_2Una nuova analisi delle tendenze di lungo periodo curata dal team multi asset di Aberdeen Asset Management, Outlook per gli investimenti nel lungo termine, indica che gli investitori dovrebbero rigettare i modelli tradizionali di asset allocation basati su azioni e obbligazioni a favore di quelli che destinano quote maggiori agli alternativi.

Pubblicata due volte l’anno, l’Outlook è un’analisi dettagliata delle tendenze economiche e di investimento che influenzeranno le decisioni d’investimento nel corso dei prossimi 5-10 anni. Trae origine dalla competenza dei team globali di Aberdeen, Solutions e Diversified Multi Asset, che gestiscono circa 90 miliardi di sterline in fondi multi asset (dati aggiornati al 31 marzo 2017). Da molti anni la società condivide i suoi outlook d’investimento di lungo termine con i clienti multi asset ma ora li pubblicherà per un pubblico più ampio due volte l’anno.

Il report sostiene che probabilmente i rendimenti dei titoli di Stato saranno estremamente bassi nel prossimo decennio: i bassi rendimenti di oggi significano che, ad esempio, è improbabile che i Gilt britannici generino un rendimento annuale superiore all’1%. Il team si aspetta rendimenti dall’azionario modesti se paragonati al passato recente, specialmente in mercati in cui le valutazioni sono diventate tirate.

I mercati azionari devono poi fare i conti con ostacoli di lungo periodo: dati demografici in peggioramento, scarsa produttività e la fine del boom creditizio in Cina. Il fatto che la Cina tenga sotto controllo la crescita del suo credito farà rallentare la sua economia e quella mondiale. I mercati sviluppati faticheranno a colmare il deficit a causa della riduzione della popolazione in età lavorativa e di una crescita debole della produttività.

Gli scarsi rendimenti dei titoli di Stato sono il risultato matematico dei bassi rendimenti di oggi, causati da uno sbilanciamento strutturale profondo tra i risparmi globali e gli investimenti (il cosiddetto “surplus di risparmio”). I tassi d’interesse potrebbero salire un po’ ma è improbabile tornino ai livelli prima considerati normali.

Craig Mackenzie, Senior Investment Strategist, commenta: “Ci sono ancora opportunità nell’azionario: in Europa il ciclo di business ha finalmente preso slancio ed i mercati emergenti sono ancora relativamente convenienti. Alcune delle opportunità migliori si trovano però negli asset alternativi. Pensiamo che il debito dei mercati emergenti in valuta locale possa offrire rendimenti del 6%. I governi dei Paesi emergenti hanno imparato dal passato e le loro economie sono ora guidate in modo più prudente. Ci aspettiamo anche rendimenti interessanti dagli investimenti quotati in infrastrutture, in particolare da strade, ospedali e parchi eolici.”

L’analisi arriva alla conclusione che gli investitori multi asset potrebbero dover riconsiderare l’asset allocation. Craig Mackenzie continua: “Azioni e obbligazioni saranno ancora fondamentali per i portafogli di molti investitori. Questo è però un contesto poco favorevole per i modelli tradizionali di asset allocation composti da azioni e obbligazioni (in proporzione 40 a 60). Per decenni gli investitori hanno associato le azioni ai titoli di Stato per ottenere portafogli diversificati. Questo approccio ha funzionato quando i titoli di Stato offrivano un rendimento del 6% ma non è ottimale quando i rendimenti sono solo dell’1%. Abbinare alle azioni un mix diversificato di asset alternativi a più alto rendimento sembra poter offrire agli investitori risultati migliori.”

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