Incertezza (o meglio, confusione) sui mercati
Numerosi elementi di incertezza stanno alimentando una fase di “confusione” nel breve termine dall’economia americana alla crisi greca crediamo permangano le condizioni per essere costruttivi
di Redazione Soldionline 4 giu 2015 ore 10:44A cura di Banca Intermobiliare
L’attuale fase potrebbe essere sintetizzata nella parola “incertezza” o meglio ancora “confusione” , come d’altronde ben testimonia l’assenza di direzionalità sui mercati.
La confusione è molta sulla situazione americana alimentata da moltepl ici elementi di incertezza:
- sulla tempistica dell’avvio del rialzo del tassi da parte della FED;
- sul reale stato dell’economia, con le indicazioni contrastanti arrivate dai recenti dati;
- sull’attendibilità stessa di alcuni dati (vedi il PIL del 1Q);
- sulle prospettive dei risultati aziendali: i dati del 1Q sono stati migliori delle attese, ma di fatto hanno evidenziato un bassa crescita ed hanno portato ad una revisione negativa delle stime ; al tempo stesso, però, va tenuto presente che i dati sono fortemente infl uenzati dal comparto energy, che da un lato ha contributo in misura rilevante alle sorprese positive, dall’altro ha inciso in misura notevole sulla bassa crescita e sulla revisione delle aspettative.
Nonostante la situazione economica evidenzi un momentum più favorevole, in quest a fase prevale la confusione anche in Europa, alimentata in primo luogo dalla crisi greca, ma anche dalla elevata volatilità sui rendimenti dei Governativi.
Questa fase di confusione negli Stati Uniti ed in Europa, non trova poi una particolare compensazione nel resto del mondo, dove la principale economia, quella cinese, è a sua volta fonte di incertezza, con la presenza di importanti squilibri ed un chia ro rallentamento della crescita a cui si contrappone l ’aspettativa di nuovi interventi di politica espansiva da parte delle autorità ed un forte sostegno di policy al mercato azionario.
Pur in questo scenario che sul breve termine si caratterizza per una buona dose di confusione, riteniamo permangano però le condizioni per pr ovare a sma rcare gli elementi di incertezza e far prevalere l’approccio costruttivo. Sugli Stati Uniti tendiamo a privilegiare lo scenario della decelerazione temporanea, anche perché si fa sempre più concreta l’ipotesi che il rallentamento che ormai da a lcuni anni si registra sistematicamente nel 1Q sia per una buona parte da addebitare ad un errato aggiustamento stagionale dei dati. Va tenuto presente che gli americani, con l’ambizione di avere un dato anticipatore della tendenza, calcolano il PIL annual izzato moltiplicando per 4 la variazione Q/Q, un approccio che tende ad amplificare in modo significativo (appunto di 4 volte) eventuali errori negli aggiustamenti stagionali.
Non è un caso che se si va a vedere il dato del PIL del 1Q nella sua variazione rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente emerge una crescita del +2.7% ; da notare che si tratta di un dato che, a differenza di quello annualizzato, è rimasto piuttosto stabile in un range compreso tra +1.5% e +3% negli ultimi anni (vedi grafico ).
Tra l’altro, sembrano andare in questa direzione i recenti dati macro che lasciano intravvedere il mantenimento di un discreto tasso di espansione per l’economia americana: è molto probabile che non sarà rispettata l’aspettativa di inizio anno di una ac celerazione verso il +3%, ma si dovrebbe mantenere la “velocità di crociera” degli ultimi anni.
Provato a smarcare i dubbi sulla congiuntura americana, quella che riteniamo essere la principale incognita per le prospettive dei mercati finanziari, sul fron te della crisi greca restiamo dell’idea che sia altamente improbabile un default disordinato che porterebbe al Grexit , anche se crediamo che i toni del dibattito potrebbero ancora alzarsi in misura significativa. Il Governo Tispras, essendo consapevole che l’ipotesi Grexit non viene di fatto contemplata dalle autorità europee, ha tutto l’interesse a prolungare il più possibile le trattative con l’obiettivo di spuntare le migliori condizioni restiamo dell’idea che sia altamente improbabile un default disordinato che porterebbe al Grexit.
Sul fronte dei rendimenti, passata una iniziale fase di forte incr emento della volatilità, conseguenza anche dei livelli estremi raggiunti, s i dovrebbe andare incontro ad una fase di stabilizzazione su livelli comunque bassi in termini assoluti . D’altronde, la BCE non ha sinora dato segni di voler abbandonare la sua deter minazione nel perseguire la politica monetaria espansiva, né le condizioni dell’economia europea sono tali da permettersi un eccessivo rialzo dei rendimenti e dell’Euro.
Per quanto riguarda la Cina, l’espansione esponenziale degli ultimi anni ha sicuramen te determinato importanti squilibri che alimentano i dubbi sulla sostenibilità dell’economia: non va però dimenticato un importante punto fermo, la facilità e l’efficacia di intervento delle autorità . Si tratta un fattore che ha una significativa valenza d i breve termine, anche se potrebbe essere meno efficace nel contrastare le tendenze di lungo periodo. In questo contesto, se a livello di momentum i principali indici europei sono peggiorati nei confronti di Wall Street, riteniamo che su un arco temporale che guarda alla fine dell’anno i mercati azionari europei, Grecia permettendo, presentino prospettive attraenti grazie alla combinazione di molteplici driver : miglioramento dell’economia, politica monetaria espansiva e valutazioni che non evidenziano livelli di pericolosa sopravvalutazione. In questo ambito proprio il mercato italiano dovrebbe trovare nel miglioramento ciclico dell’economia e nelle v alutazioni i driver per confermare quella forza relativa che lo contraddistingue da alcune settimane.