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Il rallentamento dell’economia cinese fa tremare i mercati

In agosto i mercati azionari globali sono scesi bruscamente: i timori di un rallentamento dell’economia mondiale dovuto alla Cina hanno infatti provocato il crollo della borsa cinese

di Redazione Soldionline 15 set 2015 ore 11:38

A cura di Pictet Asset Management

In agosto i mercati azionari globali sono scesi bruscamente: i timori di un rallentamento dell’economia mondiale dovuto alla Cina hanno infatti provocato il crollo della borsa cinese e disseminato il panico su tutte le piazze finanziarie nel quadro delle incertezze circa i tempi dell’inasprimento dei tassi USA.

Azionario globale, commodity e valute dei Paesi emergenti sono state le asset class più colpite; gli investitori hanno invece trovato rifugio nei titoli di Stato e nelle valute dei Paesi avanzati. L’11 agosto la decisione a sorpresa di Pechino di svalutare il renminbi ha innescato un’ondata di vendite dei titoli azionari cinesi, intensificatasi in seguito alla pubblicazione di dati economici scoraggianti, che lasciano presagire un ulteriore peggioramento della congiuntura cinese. Il 24 agosto l’indice di riferimento della borsa locale ha subito la perdita giornaliera più pesante dal 2007, chiudendo con una flessione dell’8,5%.

cina_4Il pessimismo ha contagiato i mercati internazionali, causando un’intensa volatilità. L’indice VIX ha raggiunto livelli associati ai periodi di estrema tensione, con un picco settennale di 53 nel trading infragiornaliero (si veda grafico). Il 26 agosto la banca centrale cinese (PBoC) ha cercato di tamponare il crollo della borsa e sostenere l’economia tagliando il tasso di interesse di riferimento e il coefficiente di riserve obbligatorie delle banche. Le piazze azionarie hanno ceduto fra il 10% (nei Paesi avanzati) e il 20% (in quelli emergenti), per poi recuperare circa un terzo delle perdite entro la fine del mese. In forte calo anche le obbligazioni e le valute dei mercati emergenti; più di tutti hanno sofferto i Paesi che dipendono dall’esportazione di materie prime, come la Russia, penalizzati dalla debolezza dei prezzi di petrolio e metalli, rimasti sui minimi pluriennali.

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In ambito fixed income, hanno avuto la peggio le emissioni dei Paesi emergenti in valuta locale. I mercati obbligazionari delle economie avanzate hanno invece guadagnato terreno. Di fronte al rischio di un rallentamento globale, gli investitori si sono chiesti se la Federal Reserve avrebbe alzato i tassi in settembre e hanno cercato riparo nei buoni del Tesoro americano.

I Treasury decennali hanno visto scendere i rendimenti al di sotto del 2% per la prima volta da aprile. Sul mercato dei cambi, euro e yen si sono rafforzati rispetto al dollaro in quanto sono diminuite le probabilità di un imminente rialzo dei tassi USA.

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