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Il punto di svolta? Forse per la Cina

Il colosso asiatico ha perseguito con insistenza una politica di (graduale e forse lenta) apertura internazionale non solo agli scambi ma pure ai flussi di capitale

di Valter Buffo 19 ott 2018 ore 09:42

Commento giornaliero di recce-d.com

 

cina-usaCome abbiamo scritto già ieri mattina, Recce’d ha scelto di dedicare, questa settimana, la serie dei suoi contributi al tema del punto di svolta: abbiamo letto, nelle ultime settimane, decine e decine di analisi e ricerche che ci parlano di un possibile punto di svolta per le economie, di un punto di svolta per le Borse, di un punto di svolta per le politiche monetarie.

Per chiudere questa settimana di lavoro, scegliamo un tema che lascia pochi dubbi: nel senso che son elevate le probabilità di ritrovarci, entro breve, ad un punto di svolta.

 

Stiamo parlando, come avete letto nel titolo, della Cina, argomento della massima attualità visto che proprio oggi sono stati pubblicati i dati per il PIL; e vista anche la recente discesa (molto ampia) del mercato di Borsa.

Recce’d oggi però si dedica in particolare della sua politica economica. Per 20 anni, la Cina ha perseguito con insistenza una politica di (graduale e forse lenta) apertura internazionale non solo agli scambi ma pure ai flussi di capitale, che ha raggiunto il suo apice con la recente inclusione dello yuan tra le “valute di riserva” internazionali: oggi però, ci sono numerosi segnali che fanno pensare ad una inversione di tendenza, ed alcuni di questi segnali sono molto vistosi.

Ovvio che la guerra commerciale, innescata dalle nuove tariffe di Trump, porti la Cina a una minore apertura internazionale per i commerci, ma a nostro parere il cambiamento più grande lo si vede sul fronte della finanza.

 

Nel primo dei due grafici, potete vedere che il cambio ufficiale dello yuan contro dollaro USA è stato fissato ieri mattina a 6,9273, e questo è il livello più basso da 21 mesi a questa parte, ovvero quasi due anni. Il cambio offshore, ovvero quello non ufficiale ma di mercato, è anche più debole, e più vicino a quota 7, una quota che come vedete dal secondo grafico è anche una forte barriera psicologica, già sfiorata, ma non superata, alla fine del 2016.

Noi leggiamo, in questa politica di lento ma costante indebolimento, un segnale esplicito, non conflittuale (per la gradualità con la quale viene condotto) ma deciso, che mette gli interessi interni, ovvero il supporto alla crescita (dell’export, in questo caso) davanti alle “buone intenzioni” della diplomazia internazionale. Fatto che non può sorprendere, vista la tensione nei rapporti con gli Stati Uniti: allo stesso tempo, siamo certi che se e quando venisse superata la barriera del cambio a 7 contro dollaro USA, sarebbe giustificato utilizzare il termine “punto di svolta”.

 

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Fonte: ZeroHedge

 

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Fonte: ZeroHedge

 

Nel daily dedicato ai Clienti, The Morning Brief, di oggi 19 ottobre 2018, abbiamo trattato i seguenti temi:

  • Settimana laterale per la Borsa di New York. La domanda è: cosa è che guida gli alti e bassi?
  • Il cambio dello yuan contro USD rimane vicino ai 7 euro
  • L’attenzione in Eurozona si concentra sulla bocciatura dell’Italia
  • SEZIONE L'OPERATIVITA': questa settimana sul piano operativo ci occupiamo come la settimana scorsa della volatilità dei mercati e di come trarne un vantaggio per il proprio portafoglio
  • SEZIONE L'ANALISI: il tema della nostra Analisi sarà questa settimana la stagione delle trimestrali alla luce delle aspettative per la crescita economica nella parte finale del 2018 e nel 2019

 

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