Il prezzo del petrolio spaventa i mercati
A parte il rallentamento della crescita cinese, l'altro argomento che spaventa maggiormente i mercati azionari globali è il prezzo del petrolio. Ma il fatto che il prezzo del petrolio sia letteralmente crollato è davvero, tutto ad un tratto, un fatto così negativo per i mercati?
di Redazione Soldionline 16 feb 2016 ore 10:34A cura di Natixis Global Asset Management - David Herro, CFA® , CIO International Equities Harris Associates
A parte il rallentamento della crescita cinese, l'altro argomento che spaventa maggiormente i mercati azionari globali è il prezzo del petrolio. Ma il fatto che il prezzo del petrolio sia letteralmente crollato è davvero, tutto ad un tratto, un fatto così negativo per i mercati? Il motivo per cui non ascoltiamo più gli esperti di macroeconomia che spopolano nei notiziari è che furono proprio loro a dirci, appena qualche anno fa, che il petrolio avrebbe toccato i 200 dollari al barile e che la domanda avrebbe superato l'offerta. Ebbene, oggi il petrolio è sui 30 dollari al barile. Mi viene forse da dire che il pendolo stia oscillando verso l'estremo opposto.
I prezzi bassi fanno aumentare la domanda di petrolio
Contrariamente a quanto potrebbe suggerire il prezzo, non credo che la domanda di petrolio sia precipitata. In realtà, stiamo assistendo ad una ripresa della domanda. Ad esempio, secondo i dati del Dipartimento dei Trasporti statunitense, la media dei chilometri percorsi negli Stati Uniti è salita del 4%. I chilometri percorsi erano invece in calo quando il prezzo del petrolio e della benzina era più elevato. Inoltre, mentre le Toyota Prius restano parcheggiate presso i concessionari ad accumulare polvere, le vendite di SUV stanno aumentando rapidamente. Ci stiamo quindi adattando a questi nuovi prezzi e i consumatori stanno aumentando, a ragione o torto, i chilometri percorsi e stanno acquistando vetture più grandi. Inoltre, se le economie globali cresceranno nei prossimi cinque anni al tasso previsto dalla Banca Mondiale, continueremo ad utilizzare più petrolio.
Esaurimento dell'offerta offshore
Le risorse e le riserve di petrolio più costose sono quelle offshore e costituiscono il 20% dell'offerta complessiva. La perforazione offshore si esaurisce di circa l'8%-12% all'anno se le aziende non vi destinano maggiori investimenti. Pertanto, con il petrolio prezzato ben al di sotto degli 80 dollari al barile, diventa praticamente proibitivo perforare in mare. Prevedo quindi che l'offerta offshore rallenterà e scenderà in territorio negativo ancor più rapidamente. Ciò contribuirà a far calare l'offerta di petrolio.
La volatilità crea opportunità per l’investitore value
A gennaio i prezzi dei titoli azionari sui mercati globali si sono ridotti sensibilmente. Tuttavia non pensiamo che ciò abbia compromesso il valore reale di lungo termine delle aziende di alta qualità. Ciò crea un contesto interessante per l'acquisto di titoli, sfruttando la volatilità di mercato causata da vari fattori non legati ai fondamentali. Inoltre, occorre considerare che i bassi prezzi energetici possono rappresentare una manna per i consumatori, i quali si trovano ora a pagare meno per benzina e riscaldamento. I portafogli dei consumatori sono più pieni di soldi da spendere, contribuendo così ad alimentare l'economia.