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Il nuovo Btp a 15 anni conviene? I dati dicono che…

Ha senso per il piccolo e medio investitore collocarsi oggi su un Btp a 15 anni con cedola 2,45%?

di LombardReport .com 20 gen 2017 ore 11:01

A cura di Lorenzo Raffo

Prima di tutto ecco cosa dichiara il ministero dell’Economia e delle Finanze:

“Il nuovo Btp a 15 anni (Isin IT0005240350), scadenza 1° settembre 2033 a tasso cedolare annuo 2,45%, pagato in due cedole semestrali, ha come regolamento il 25 gennaio 2017. L’importo emesso è stato di 6 miliardi di euro. Il titolo è stato collocato al prezzo di 99,131, corrispondente a un rendimento lordo annuo all’emissione del 2,53%”.

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btp-50-anniInnanzi tutto attenzione al fatto che il prezzo fiscale è logicamente di 99,131 e che la data di emissione risulta l’1/9/2016, mentre quella di collocamento è il 18/1/2017 e quella infine di regolamento il 25/1. C’è un dietimo (rappresenta il rateo di interesse che deve essere sommato al corso secco di un titolo per ottenere il corso “tel-quel”: matura dalle date di emissione o di ultimo stacco della cedola) di 146 giorni.


Fatte queste precisazioni tecniche, occorre segnalare che il titolo è stato collocato soprattutto presso operatori internazionali europei, con gli italiani che ne hanno sottoscritto il 35-40% dell’importo totale.   


In attesa dell’esordio sul secondario, c’è da chiedersi: ha senso per il piccolo e medio investitore collocarsi oggi su un Btp a 15 anni con cedola 2,45%? Considerando che resta la variabile decisiva della quotazione, occorre notare che un Btp su scadenza di poco inferiore, quale l’1,65% 1/3/2032 (Isin IT0005094088), ha oggi un rendimento lordo del 2,36% e netto del 2,06%, mentre uno leggermente più lungo, quale il 5% 1/8/2034 (Isin IT0003535157) si colloca al 2,67% lordo e 2,33% netto. Si può quindi ipotizzare uno yield netto d’esordio – a condizioni simili di mercato rispetto a ora - per il nuovo 2033 sul 2,20%. Considerando una “duration” (sensibilità al fattore tassi) rilevante e soprattutto un lento trend al rialzo dell’inflazione - che per l’Italia deve trovare conferme nei prossimi mesi - appare più interessante posizionarsi su un Btp€i, indicizzato all’inflazione europea, con capitale rivalutato in base allo specifico coefficiente, quale l’1,25% scadenza 15/9/2032 (Isin IT0005138828), se si vuole restare su una vita residua simile.

Considerando che oggi quota sui 102 e che il suo rendimento lordo basato sulla stima in rapporto alle previsioni di inflazione futura degli specifici “swap”, utili per indicarne le aspettative future, si aggira sul 2,72% (2,38% netto), risulta che:

  1.  già oggi le previsioni di rendimento a scadenza sono superiori;
  2.  il trend inflattivo europeo è in crescita;
  3.  l’attuale fase di debolezza delle quotazioni porta a credere che quota 100 sia ipotizzabile nel medio termine.

Nell’ultimo anno il Btp€i 2032 ha prezzato infatti a un minimo di 97,6 euro (novembre 2016).


Collocarsi oggi su un tasso fisso, nonché titolo di Stato, può porre qualche problema in chiave di visione futura. E’ vero che l’ipotesi di un rendimento netto d’esordio al 2,20% appare interessante, tanto più se si considera che l’alternativa del Btp€i paga solo un 1,25%, ma attenzione al rischio tassi, che riceverà un impatto anche dalle evoluzioni in chiave Fed. Non entriamo nell’eterna discussione se convenga puntare sull’inflazione italiana (Btp Italia) piuttosto che su quella europea (Btp€i).

I mercati propendono spesso per la prima ma i dati per la seconda. Ciò non impedisce di giungere alla conclusione che oggi un Btp a tasso fisso a 15 anni si adatta solo a chi sa muoversi con logiche di trading. Inoltre attenzione a quel dietimo di 146 giorni, che penalizza chi acquistasse ante stacco prima cedola.

Per altre raccomandazioni di borsa: LombardReport.com

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