Il nemico del risk on? L’inflazione
Facciamo il punto sull’inflazione, ed in particolare sul dibattito intorno al recente calo dell’inflazione negli Stati Uniti, che spiega anche il calo dei rendimenti obbligazionari ai minimi 2017
di Valter Buffo 12 set 2017 ore 09:01Commento giornaliero di www.recce-d.com
Ieri, tutto il Mondo ha seguito l’incredibile, inspiegabile e assurdo rally delle Borse, che alcuni hanno tentato di spiegare con “la fine dell’uragano” oppure peggio ancora con il fatto che “nel weekend la Nord Corea non ha sparato il missile”. Cose che fanno poco senso, ovviamente: la verità è che si punta a ricreare il clima psicologico di RISK ON, allo scopo di “muovere i portafogli”. Recce’d vi invita anche oggi a evitare queste trappole, e al contrario vi suggerisce di porre massima attenzione a cose molto più concrete.
Ad esempio, il tema importante di questa settimana è senza dubbio l’inflazione, in attesa della riunione Fed della prossima settimana. In realtà si è già partiti, con i dati di sabato scorso per la Cina: oggi vedremo il dato per il Regno Unito, domani quelli per la Germania, giovedì quelli per gli Stati Uniti. Come i nostri lettori sanno, negli ultimi 12 mesi l’inflazione è salita molto, e in tutto il Pianeta, ma la risposta delle Banche Centrali è stata moderata (negli USA) oppure nulla (in tutti gli altri Paesi).
Come investitori, siamo chiamati a capire perché: perché in Europa l’inflazione sta allo 1,50% e il costo ufficiale del denaro a MENO 0,40%? Perché nel Regno Unito l’inflazione sta allo 2,80% e il costo del denaro allo 0,25%. Ma il punto più delicato sono gli Stati Uniti: dove il dibattito è più accesso, perché come sapete la Federal Reserve ha già alzato i tassi ufficiali tre volte, portandoli allo 0,75%, mentre l’inflazione è rimasta nell’intervallo tra 1,50% e 2,00% nel 2017.
Il dibattito qui è il più acceso, perché proprio la settimana scorsa i rendimenti delle obbligazioni a 10 anni sono scesi ai MINIMI del 2017, e nessuno … ci capisce più nulla, neppure la stessa Federal Reserve. E questa forte incertezza la vedete poi riflessa nei mercati, fino ad oggi specialmente nella debolezza del dollaro. Noi vi proponiamo di rileggere insieme alcune frasi pronunciate giovedì 7 settembre da William Dudley, il (potente) Capo della Federal Reserve di New York, quello che ha più legami diretti con le banche di investimento. Questi i punti chiave sullo stato dell’economia USA oggi:
Overall, the economy remains on a trajectory of slightly above-trend growth, which is gradually tightening the U.S. labor market. (…) that causes me to expect inflation will rise and stabilize around the FOMC’s 2 percent objective over the medium term. In response, the Fed will likely continue to remove monetary policy accommodation gradually.
Il modo principale per rimuovere la politica monetaria accomodante è la riduzione del bilancio della stessa Fed:
The process of balance sheet normalization—in which an increasing proportion of maturing Treasuries and agency mortgage-backed securities (MBS) repayments are allowed to run off the Fed’s balance sheet—should also exert some monetary policy restraint over time.
Notate che per il momento alla Fed non preoccupa per nulla la debolezza del dollaro (in chiave rischio-inflazione)
The softer dollar and solid growth abroad also suggest that the trade sector will no longer be a significant drag on economic growth.
E per chiudere, Dudley spiega che se dietro al calo recente dell’inflazione ci fossero “fattori strutturali” questo alla Fed potrebbe anche essere interpretato come un fattore positivo.
If it turns out that structural changes have played a significant role, I would generally view this as a positive, rather than negative, development. It would imply that the U.S. economy could operate at a higher level of labor resource utilization without generating a troublesome large rise in inflation. More people could be put to work on a sustainable basis, enabling them to gain opportunities not just to earn greater income, but also to develop their skills and grow their human capital.
CONCLUSIONE Recce’d oggi fa il punto sull’inflazione, ed in particolare sul dibattito intorno al recente calo dell’inflazione negli Stati Uniti, che spiega anche il calo dei rendimenti obbligazionari ai minimi 2017 che potete vedere nei due grafici qui sotto
Fonte: ZH
Fonte: ZH
Nel daily dedicato ai Clienti, The Morning Brief, di oggi 12 settembre 2017, abbiamo trattato i seguenti temi:
- Apre in rialzo la settimana di Borsa: si vorrebbe fare rinascere il RISK ON (e questa è una trappola per tutti gli investitori)
- Oggi la Borsa USA guarderà alla presentazione del nuovo i-Phone 8 da parte di Apple
- Oggi i dati per l’inflazione del Regno Unito, e poi giovedì la riunione (tesissima) della Bank of England, potrebbero far fare un salto alla sterlina
- SEZIONE L'OPERATIVITA' questa settimana sul piano operativo ci occupiamo della sterlina GBP sulla quale il giudizio di Recce’d rimane fortemente positivo; una delle poche opportunità di VALORE oggi disponibili
- SEZIONE L'ANALISI questa settimana il tema del nostro approfondimento è l’inflazione, in attesa di vedere i dati da Regno Unito, Germania e Stati Uniti nel corso della settimana