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Il crollo del prezzo del petrolio spinge l'inflazione in territorio negativo

Il crollo del petrolio greggio ha spinto l'inflazione complessiva in territorio negativo. Le banche centrali normalmente non reagiscono ai movimenti dei prezzi delle commodity, ma questa volta è diverso

di Redazione Soldionline 21 gen 2015 ore 11:22

A cura di Jean-Pierre Durante, Pictet Wealth Management - Asset Allocation & Macro Research

Il crollo del petrolio greggio ha spinto l'inflazione complessiva in territorio negativo. Le banche centrali normalmente non reagiscono ai movimenti dei prezzi delle commodity, ma questa volta è diverso. La bassa inflazione è causata non solo dai prezzi del petrolio ma anche dalla debolezza della domanda. Una inflazione permanentemente bassa potrebbe innescare un comportamento di tipo deflazionistico, spingendo gli operatori economici a rimandare gli investimenti e gli acquisti di beni durevoli. Un intervento rapido della BCE è pertanto necessario, ma l'ordine del giorno del Consiglio direttivo della BCE è complesso e non si presta all'annuncio della decisione di un importante allentamento quantitativo in questo momento: la prossima riunione di politica monetaria del 22 gennaio capita in un momemnto inopportuno, a ridosso delle elezioni greche in calendario per il 25 gennaio1).

petrolio2Inflazione complessiva dell'eurozona in territorio negativo
Secondo le stime preliminari di Eurostat, l'inflazione complessiva dell'eurozona a dicembre è diminuita di 0,5 punti percentuali, al -0,2% anno su anno, leggermente al di sotto delle aspettative di consenso (-0,1%), toccando quindi i minimi da settembre 2009. L'inflazione di base stimata dell'eurozona (escludendo energia, alimentari, alcool e tabacco) a dicembre è invece aumentata leggermente dallo 0,7% anno su anno allo 0,8% anno su anno.

Eurozona: inflazione complessiva e inflazione di base
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Notevole diminuzione della componente energia dell'inflazione
Il crollo del prezzo del greggio degli ultimi sei mesi alla fine ha determinato un forte calo della componente energia dell'indice dei prezzi al consumo. Nell'arco di un anno, la flessione dei prezzi dell'energia ha registrato una brusca accelerazione (dal -2.6% anno su anno al -6,3% sempre anno su anno a dicembre), segnando un minimo da ottobre 2009, mentre l'inflazione dei prezzi alimentari è diminuita (dallo 0,5% anno su anno a novembre allo 0,0% anno su anno a dicembre).
Per quanto riguarda l'inflazione di base, l'inflazione dei prezzi dei servizi e quella dei beni industriali non energetici a dicembre è rimasta praticamente invariata rispettivamente all'1,2% anno su anno e allo 0,0% anno su anno.

Eurozona: componenti dell'inflazione
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Impatto del crollo del petrolio sulle prospettive inflazionistiche
Da giugno 2014, i prezzi del petrolio espressi in euro sono diminuiti di quasi il 50%. In termini di effetti sull'inflazione, l'impatto delle fluttuazioni dei prezzi dell'energia può esssere suddiviso in effetti diretti ed effetti indiretti. Gli effetti diretti si riferiscono all'impatto dei cambiamenti dei prezzi del petrolio sui prezzi dell'energia per i consumatori. Nell'eurozona nel suo complesso, i prodotti energetici rappresentano circa il 10% dell'indice dei prezzi al consumo armonizzato (IAPC), di cui circa il 6% è dato dai combustibili liquidi. Gli effetti indiretti si riferiscono ai cambiamenti dei prezzi al consumo sui costi di produzione, che a loro volta influiscono sui prezzi dei beni. Per i prossimi mesi, si prevedeva un rimbalzo dei prezzi dei beni alimentari determinato dagli effetti di base e dai recenti sviluppi nei prezzi delle soft commodity. Ciò nonostante, se il prezzo del petrolio dovesse stabilizzarzi a questi bassi livelli, l'aumento dei prezzi degli alimentari potrebbe venire frenato dagli effetti indiretti e, di conseguenza, l'aumento previsto potrebbe essere minore.
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Eurozona: previsioni di inflazione
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BCE: tra urgenza e azzardo morale

La rapida caduta del prezzo del petrolio ha avuto un impatto irrefutabile sulle aspettative di inflazione. Se il prezzo del petrolio dovesse stabilizzarsi sulle attuali quotazioni, vi è il rischio che le aspettative di inflazione si consolidino a livelli molto bassi e quindi che si inneschi un comportamento di tipo deflazionistico (gli operatori economici potrebbero rimandare nel tempo gli investimenti e gli acquisti di beni durevoli). La BCE è pertanto ulteriormente sollecitata ad agire rapidamente. Inoltre, a partire dal 2015, il Consiglio direttivo della BCE ha ridotto la frequenza delle sue conferenze stampa a ogni sei settimane, come la Fed, anziché ogni mese, come avveniva in precedenza. Ciò significa che la riunione successiva a quella del 22 gennaio si terrà solo il 7 marzo. Naturalmente il Consiglio direttivo della BCE potrebbe benissimo prendere decisioni di politica monetaria anche tra due conferenze stampa, ma sembra che la nuova scadenzatura a sei settimane sia poco adatta alle circostanze.


Mercato: tasso di breakeven del forward swap 5 anni/5 anni in EUR e prezzo del Brent
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D'altro canto, l'attuale deflazione è causata soprattutto dai prezzi importati, molto volatili. Tradizionalmente, questi tipi di movimenti dei prezzi non sono intercettabili dalla politica monetaria e non sarebbero stati seguiti da azioni della banca centrale. Il calendario inoltre gioca a sfavore del Consiglio direttivo della BCE. La riunione del 22 gennaio è fissata a ridosso delle elezioni greche (25 gennaio). Annunciare una importante operazione di allentamento quantitativo (che comprenda anche l'acquisto di titoli di Stato) appena prima di elezioni politiche chiave per il futuro dell'eurozona supererebbe largamente il livello di tolleranza per l'azzardo morale che anche i governatori più accomodanti potrebbero accettare.

22 gennaio: la BCE tra due fuochi
In estrema sintesi, la situazione richiede azione. La bassa inflazione non è dovuta soltanto ai prezzi del petrolio greggio, ma anche a un contesto deflazionistico generale: gli operatori economici stanno riducendo il loro indebitamento, la domanda è moribonda, gli aggregati monetari sono depressi da anni, il credito è morto. Il calendario della BCE non lascia peraltro pensare ad una azione rapida. In questo tipo di situazioni, la BCE tradizionalmente ha optato per un rinvio Da quando Draghi è alla presidenza, le abitudini sono però cambiate. Questi è stato capace di agire più rapidamente del previsto, come con gli annunci di settembre 2014. Il 22 gennaio la BCE si troverà quindi tra due fuochi. Una possibilità potrebbe essere di trovare una soluzione intermedia, annunciando un programma di acquisto di titoli privati e rinviando la decisione politicamente più difficile di un programma di acquisto di titoli sovrani ad una data successiva.
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