I timori sulla crescita saranno di natura transitoria
La ripresa economica prosegue in Europa, come dimostrano sia i risultati di indagini che i dati ufficiali. In contrasto al 2014, la turbolenza che attraversa le economie emergenti non sembra avere intaccato l’outlook delle società europee
di Redazione Soldionline 21 ott 2015 ore 11:07A cura di Serge Pizem, lead manager del fondo Axa Wf Optimal Income di AXA Investment Managers
Il mese di settembre è stato caratterizzato dai timori riguardanti i mercati emergenti e il clima d’incertezza attorno alla politica monetaria statunitense. La crescita del PIL del secondo trimestre negli USA è stata rivista al rialzo ancora una volta, passando al 3,9% annuo. I dati del Q3 indicano una solida domanda interna, anche se il settore manifatturiero ha continuato a risentire della decelerazione della crescita nelle economie emergenti.
Dopo lunga riflessione, la Fed ha mantenuto i tassi d’interesse invariati, citando a motivo la bassa inflazione e le incertezze in Cina. In ogni caso, la maggior parte dei membri del FOMC sembra favorevole a un rialzo entro la fine dell’anno. La ripresa economica prosegue in Europa, come dimostrano sia i risultati di indagini che i dati ufficiali. In contrasto al 2014, la turbolenza che attraversa le economie emergenti non sembra avere intaccato l’outlook delle società europee anche se lo scandalo Volkswagen potrebbe avere delle ripercussioni sull’industria automobilistica e l’economia tedesca in generale. Nel frattempo, la BCE ha mantenuto un orientamento decisamente da colomba ventilando la possibilità di estendere il suo programma di acquisti se necessario.
L’outlook per l’economia giapponese è penalizzato dal rallentamento in Asia. Le economie emergenti, soprattutto quelle asiatiche, continuano a risentire del protrarsi della fuga di capitali con implicazioni negative sia per i mercati finanziari che le monete emergenti.
Negli USA, l’indice S&P 500 è sceso del 2,6% (in valuta locale) mentre il trend è stato amplificato in Europa con performance estremamente negative in generale: l’Eurostoxx 50 ha perso il 5,2%, l’indice CAC francese è calato del 4,3% mentre il DAX tedesco, impattato dall’affaire Volkswagen, è sceso del 5,8%. I mercati periferici hanno subito una correzione, con il FTSE MIB in ribasso in Italia del 3% mentre lo spagnolo IBEX, influenzato dai timori circa le elezioni in Catalogna, ha perso il 6,8%. Nel Regno Unito il mercato è andato leggermente meglio perdendo il 3% (FTSE in valuta locale). In Asia, il rallentamento in Giappone ha provocato un calo del TOPIX (in valuta locale) pari all’8,2%, mentre in Cina lo Shangai composite ha perso il 4,8% e l’indice Hang Seng è sceso del 3,8%.
Contrariamente a quanto avvenuto nel mese di agosto, i mercati obbligazionari hanno beneficiato del flight to safety. Negli Stati Uniti, il rendimento dei Treasury decennali è sceso al 2,14% mentre anche in Europa i rendimenti obbligazionari sono calati: i rendimenti dei Bund decennali tedeschi sono scesi allo 0,59%, con i rendimenti degli OAT francesi allo 0,98%, i BTP decennali italiani all’1,72% e i BONOS decennali spagnoli all’1,88%. Nel Regno Unito, i rendimenti dei GILT decennali hanno seguito lo stesso trend calando all’1,76%. Il mercato nipponico ha dato prova di maggiore stabilità, con i rendimenti dei JGB decennali allo 0,36% in chiusura del mese. I mercati del credito hanno registrato un aumento della volatilità ed accusato un aumento dei timori riguardo alcune società, portando ad un significativo ampliamento degli spread, in particolare per l’indice High Yield USA, oltre che per l’Investment Grade europeo, quest’ultimo penalizzato dal settore auto.
I mercati monetari hanno visto un andamento più tranquillo, consentendo al dollaro USA di apprezzarsi dello 0,3% contro l’euro, dell’1,4% contro la sterlina britannica e di circa l’1,3% contro il dollaro australiano ed il dollaro canadese. Lo yen giapponese ha fatto eccezione, apprezzandosi del +1,1% contro il dollaro USA e del +1,41% contro l’euro. Nel complesso l’indice del dollaro è salito dello 0,36% arrivando a 96,28. I mercati delle materie prime hanno registrato una drastica correzione con l’indice Bloomberg Commodity ex-Agriculture and Livestock (in valuta locale) in ribasso del 5,8%, trainato da un calo dell’8,4% del prezzo del greggio (WTI).
Restiamo convinti che i timori sulla crescita saranno di natura transitoria. Il nervosismo riguardo alla crescita in Cina ci sembra eccessivo. La loro economia sta rallentando a causa del passaggio da un modello basato su esportazioni e investimenti ad uno trainato dai servizi e dai consumi. E’ possibile che si verifichi un ulteriore intervento della politica monetaria a sostegno della crescita e che la manovra venga annunciata nella riunione del partito comunista fissata per ottobre. I dati dell’Area Euro sono buoni, trainati dai consumi domestici sospinti dal basso prezzo del petrolio. La crescita USA dovrebbe proseguire, grazie anche ai consumi, nonostante il settore manifatturiero risenta dell’apprezzamento del dollaro. Parlando di politica monetaria è probabile che la Fed rialzi i tassi per prima, seguita dalla Banca d’Inghilterra, mentre la BCE e la BOJ manterranno i piani di QE o addirittura lì amplieranno.