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I record non impressionano più

I tre grandi listini Usa ritoccano i massimi, senza farsi impressionare dalla piccola e prevista stretta di Jerome Powell, nuovo leader della Fed, che ha elevato i tassi dello 0,25%.

di Mario Elia 18 dic 2017 ore 10:26

La scienza politica, così cara a Machiavelli, ma già prima a Platone e Pericle, viaggia sempre più sul binario malato dell’instabilità, del populismo e del doppiogiochismo.


Nella maggior parte dei casi, essa è ancella dei poteri economici, che oggi si dedicano ai propri immediati interessi, peggiorando le condizioni dei “nuovi sudditi”, perché ora la sudditanza va letta sempre più in chiave di calante potere d’acquisto.


Non volendo procedere sul terreno sociologico, cosa che per onestà intellettuale fu costretto a fare Vilfredo Pareto, ricordiamo i 3 punti negativi della settimana, tutti provenienti dagli Usa.

 

  •     Il Congresso Usa riesce a raggiungere un testo unitario sulla riforma fiscale e Trump sta alla scrivania con la penna in mano, pronto ad apporre il sigillo presidenziale. Timori? La sbandierata revolution, stando all’analisi di molti prestigiosi osservatori liberal, quale il Nobel per l’economia Paul Krugman, non si meraviglierebbero affatto se la nuova legge producesse risultati recessivi, visto che il peso delle mutazioni di aliquota peserebbero sulla classe media: Corporate Tax Cuts: It’s Only About the Wedge (Wonkish)
  •     Trump sterilizza un certo numero di espressioni, facendo divieto di utilizzare sui documenti sanitari americani “Transgenders”, Feto”, “Diversità”, “Supportato da prove” e “Sostenuto da conoscenze scientifiche”. Timori? La Casa Bianca si sta muovendo su un terreno ostile alla scienza, proprio l’unica cosa buona che l’umanità abbia avuto.
  •     I Bitcoin stanno soffiando in una bolla estremamente pericolosa e, stando a quel che sentiamo, anche risparmiatori sprovveduti quanto a cultura finanziaria, ma abili a districarsi nei meandri dello peer-to-peer, hanno lì posizionato i loro risparmi. Timori? Ovviamente la possibile deflagrazione di un’illusione. Per avere un’idea equilibrata del fenomeno (che comunque attecchirà, evolvendosi), invitiamo a vedere il video Come funzionano i bitcoin

 

ABOUT ITALY

È ormai noto che non abbiamo una buona disposizione d’animo nei confronti della ultracinquantennale gestione del nostro Paese. E vorremmo che i governanti di turno cessassero di profetizzare la riduzione, quando non  addirittura la progressiva eliminazione del debito pubblico. Mentre scriviamo, la Banca d’Italia comunica infatti che la montagna debitoria delle pubbliche amministrazioni è arrivata ad ottobre a 2.289,7 miliardi, in aumento di 5,8 miliardi rispetto a settembre.

Ma continuiamo a cercare le perle di Piazza Affari, ove ammirevoli imprenditori, ad onta della fiscalità feroce e della burocrazie asfissiante, riescono a dare vita ad eccellenze planetarie.

 

biesse-logoFra i vari titoli sotto esame, ci soffermiamo su Biesse, gruppo fondato a Pesaro nel 1969 e specializzato nella progettazione e costruzione di macchinari, sistemi e interi stabilimenti per la lavorazione di vari materiali. È oggi una realtà multinazionale con duemila dipendenti, che fornisce una prestigiosa clientela mondiale, da Ikea, a Saint Gobain, a Scavolini.
L’analisi che proponiamo tiene conto di molti fattori, ma parecchie indicazioni provengono dai dati forniti da SoldiOnline alla sezione Trova Titoli


La tabella:

 

Azienda

 

Cap. mln Euro

 

Roe

 

P/E

 

P/BV

 

Beta

 

Yield %

 

Roi

 

Biesse Group

1.187
Crescente

18
Ottimo

40
Già elevato

7,46
Già elevatissimo

1
Neutrale

0,83
Normale

36

Valido

 

Rispettabile redditività, notevolissima solidità e crescita costante sono il biglietto da visita di questa realtà tutta italiana. Le azioni realmente disponibili sul mercato (il flottante) sono pari al 41% del tutto.
Negli ultimi cinque anni i ricavi sono passati da 383 a 619 milioni di euro e gli utili da 6 a 29 milioni di euro.
Il prezzo, nello stesso periodo, è salito dai 2,458 ai 43,46 euro attuali, un trend che sfiora un incremento del 110% annuo.
Il grafico è eloquente, anche se, osservando con la lente d’ingrandimento, potremmo notare che la media mobile a 5 giorni tende a riunirsi con quella a 20 giorni, forse un segnale che l’andamento tecnico rialzista si sta affievolendo.

 

grafico-biesse

 

Per le preziose news, segnalando che sono intonate assai positivamente cliccate qui

 

UNO SGUARDO DAL PONTE

Andrea Curti (Private Banker) e Fabio Donalisio (Market Analist) prendono oggi in esame la politica monetaria di Jerome Powell, nuovo presidente della Fed.

"Ci si chiede spesso cosa succede e che cosa cambia quando la Fed rialza i tassi di interesse; bene, senza voler dare troppo impatto, è opportuno iniziare ricordando che i prestiti in dollari (quantificati ad oggi in 9 mila miliardi di dollari) genererebbero ripercussioni negative sulle economie dei mercati emergenti."

federal-reserve_2Quindi, molte istituzioni internazionali hanno invitato ripetutamente la Federal Reserve, banca centrale degli Stati Uniti, a ponderare con attenzione quando e come rialzare i tassi di interesse, le stesse raccomandazioni fatte nel corso di tutto il 2016; il perché è presto detto: sono a rischio 9mila miliardi dollari a rischio a livello mondiale.

Questo è l’importo dovuto in dollari dai debitori non bancari esterni agli Stati Uniti, di cui il 50% viene dalla crisi finanziaria, secondo la Banca dei regolamenti internazionali (BRI). Quando la Fed decide di alzare i tassi di interesse gli oneri finanziari più elevati per aziende e governi, insieme con un dollaro più forte, hanno il potere di aumentare i rischi verso una ripresa globale già debole.

Uno studio sul debito in dollari eseguito dalla BRI di Basilea, in Svizzera, ha scoperto che i debitori esteri hanno aumentato il numero di depositi in dollari, soprattutto nei Paesi in cui i tassi di interesse sono più elevati rispetto a quelli statunitensi. Con i tassi di interesse ai minimi storici per gran parte degli ultimi anni, il differenziale forniva un forte incentivo a prendere prestiti in dollari invece che nelle valute locali.

La Cina possiede la quota più alta di prestiti, a 1.100 miliardi di dollari, mentre il credito in dollari in Brasile ammonta a più di 300 miliardi di dollari, secondo il rapporto BIS. Poiché i tassi di interesse negli Stati Uniti potrebbero salire ancora, diventerà più costoso prendere in prestito dollari. Un dollaro più forte porta una società o un governo ad avere bisogno di più valuta locale per ripagare il debito, se mancano i depositi in dollari.
La Turchia rischia di assistere ad uno scenario contrastante sui flussi di capitale, in parte a causa dell’aumento dei tassi della Fed, che potrebbe ridurre i flussi verso i mercati emergenti, come ha dichiarato il Fondo monetario internazionale in un report di dicembre. I flussi netti della Turchia ammontano a circa il 9% del prodotto interno lordo nel 2013, secondo il Fondo. E i prezzi delle materie prime?
 
I mercati sviluppati non sono necessariamente immuni, soprattutto quelli di Canada e Australia, che fanno molto affidamento sulle esportazioni di petrolio, ferro e altre materie prime. I prezzi di questi prodotti, che sono espressi in dollari, sono caduti a causa del rafforzamento del dollaro e la domanda si è indebolita. Gli effetti sono già evidenti in Canada, dove il presidente della banca centrale (BoC) Stephen Poloz ha dichiarato questa settimana che l’aumento dei tassi di interesse statunitense potrebbe avere un effetto tensore aggiuntivo.

Dal 2004 al 2006, la Fed aveva aumentato il tasso di interesse di riferimento dal 1% al 5,25%. Durante quel periodo i rendimenti delle obbligazioni societarie negli Stati Uniti è salito dal minimo di tutti i tempi del 4,9% al massimo del 6,9% (giugno 2006), come mostrano i dati della Bank of America Merrill Lynch.
Dopo tutto ciò... avremo in futuro anche una politica restrittiva per l’Europa?

DONCHIAN STRATEGY IN FORTE UTILE SETTIMANALE

Come anticipato, lunedì 11 dicembre scorso siamo entrati al rialzo con il certificate a 10,09 euro, che ha chiuso alle 17:30 di venerdì a 10,28, con stop posizionato a quota 9,84, poi elevato fino a quota 10,01 euro.
Il derivato ha per sottostante il più significativo degli indici Usa, di cui presentiamo il grafico delle ultime due settimane, corredato di medie mobili a 5 giorni (linea rossa) e a 20 giorni (linea verde):

 

incrocio-medie-mobili-sp500

 

In soli 5 giorni l’utile è pari all’1,88%, naturalmente propiziato dall’euforia dei mercati.

FONDAMENTALMENTE

Il nostro poker di titoli torna in territorio ampiamente positivo, malgrado le difficoltà di un’azienda:

Azienda

Settore

Data acquisto

Profitti/Perdite %

Mckesson

Biotecnologie

21.08.2017

+ 9,61

Prima Industrie

Sistemi laser

21.08.2017

- 9,79

Posco

Acciai

21.08.2017

+ 5,68

UnitedTechnologies

Meccanica avanzata

21.08.2017

+ 5,84

 

L’incremento netto è ora pari al 2,835%, che annualizzato arriva all’8,505. Se non fosse che la pur splendida Prima Industrie si è perduta in un black hole finanziario, staremmo già surclassando l’illustre benchmark rappresentato dall’S&P500.

Facciamo presente che il certificate ha chiuso alle 17:30 italiane, mentre il sottostante S&P500, che a quell’ora stava a 2.673 punti, ha poi chiuso alle 22:20 italiane al livello record di 2.676 punti. Differenza positiva che sarà computata in apertura di Piazza Affari, elevando la quotazione del certificate.

INVESTIMENTI FLASH

Gli investimenti flash mirano a cogliere i rialzi (o i ribassi) in fase precoce. Continuiamo a detenere l’interessantissima Dollar General Corporation, possente discount retailer Usa.

Il 29 novembre scorso l’abbiamo accolta in portafoglio a 88,62 Usd e in chiusura  di settimana, dopo 15 sedute, ha raggiunto quota 90,93 Usd, con un incremento del 2,61%, ottimo inizio. Lo stop è fissato a quota 88,66 Usd.

LA SFERA DI CRISTALLO

Inutile trattare dell’indice della paura perché, in tali favorevoli vicende Usa, il Vix ha chiuso l’ottava a 9,42 punti, rassicurante soglia che non si presentava dagli inizi di novembre. Un’allineata ed euforica armonia che tuttavia, a nostro giudizio, evoca un po’ il ponte del Titanic.

 

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