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Hedge Fund in crisi: quali le cause?

Come mai, proprio nel momento in cui anche i media scrivono dei fondi hedge e della loro capacità di influenzare gli indici, il settore registri una forte crisi?

di Redazione Soldionline 26 feb 2016 ore 09:14

Commento giornaliero di www.recce-d.com

Una settimana come quella che si chiude oggi resta nella memoria per la elevatissima volatilità, la mancanza di direzione negli indici maggiori, la tensione sui cambi. La gestione della volatilità dovrebbe proprio essere una delle caratteristiche che premiano alcune categorie di gestori, primi fra tutti gli “alternativi”. Come si spiega allora che, proprio nel momento in cui anche i media scrivono dei fondi hedge e della loro capacità di influenzare l’andamento degli indici, il settore registri una forte crisi, forse la più profonda della sua storia recente (tabella 1)? E come si spiega che strategie cosiddette “alternative” dimostrino, nei numeri, di non ricavare benefici da questa maggiore incertezza (grafico 2)? A parere di Recce’d la ragione principale è che le strategie di investimento, vent’anni fa innovative e de-correlate, oggi si sono trasformate, sono state “addomesticate”, e i risultati di questi Fondi, nella media, dimostrano che oggi sono state adottate per lo più strategie di investimento indicizzate ad un indice di Borsa (lo S&P 500), con la conseguenza che i risultati della categoria rispecchiano quelli dei comuni Fondi Bilanciati oppure Fondi Flessibili dell’industria tradizionale. Questo argomento è utile, anche per chi non investe né ha investito in passato nei fondi hedge,  per capire meglio come funzionano le Reti di vendita: la comparsa dei prodotti cosiddetti “alternativi” era stata presentata da tutte le Reti di vendita, dopo la crisi del Duemila, come la soluzione ai problemi di volatilità dei portafogli e di “rendimento assoluto”, ma oggi a quindici anni di distanza resta ben poco di quei discorsi. E la stessa categoria degli “alternativi” oggi appare svuotata di significato. Eppure quella richiesta partiva proprio dai Clienti: del tutto insoddisfatti delle tradizionali strategie di asset allocation “azioni+obbligazioni”, statiche e bastate sui dato storici di rendimento e di varianza, erano proprio gli investitori a chiedere che si sperimentassero strategie “alternative”. A quindici anni di distanza, la delusione è grande, e non deriva solo dai risultati.

CONCLUSIONE Recce’d vi segnala che la crisi degli hedge non significa che c’è meno domanda di strategie “alternative”: nei mercati movimentati dei prossimi mesi ed anni, una strategia alternativa (alla tradizionale asset al location) è la sola in grado di proteggere il vostro patrimonio.

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GLI ALTRI TEMI
che avranno oggi un visibile impatto sui mercati li trattiamo nel nostro The Morning Brief (disponibile dalle ore 8,00 per i Clienti e attraverso la nostra app). Ecco una sintesi per punti:

1.     Mercati globali: il test 1950. Cruciale per tutte le Borse del Mondo il test di 1950, livello recuperato ieri sera in chiusura dallo S&P 500
2.     Il dato di ieri e la sterlina. Crescita annuale del GDP al 2,2% per il Regno Unito: un dato che pesa più di Brexit sul futuro della sterlina GBP
3.     Eurozona: il dato di massa monetaria M3. Dal dato di ieri mattina alcune anticipazioni sulla riunione BCE del 9 e 10 marzo
4.     SEZIONE L'OPERATIVITA' questa settimana faremo il punto sulle valutazioni di Borsa, occupandoci però della Borsa europea, dove il 50% delle Società deve ancora comunicare i risultati trimestrali: oggi chiudiamo ritornando sul tema dei parametri P/E
5.     SEZIONE L'ANALISI  questa settimana dedichiamo il nostro approfondimento alla politica monetaria dei “tassi negativi”, con alcuni estratti dei commenti di giornali e banche di investimento globali: oggi presentiamo le nostre osservazioni conclusive

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