Grecia una settimana dopo, Tsipras sfida la Troika
L’accordo di programma firmato dai due leader di partito potrebbe, a nostro avviso, anche durare a lungo. Nonostante i contrasti su aspetti di politica interna (soprattutto a riguardo delle politiche di immigrazione) ci aspettiamo una grande intesa sui temi economici e di politica estera
di Redazione Soldionline 4 feb 2015 ore 11:21A cure di Filippo A. Diodovich e Vincenzo Longo, Strategist of IG
Sono passati otto giorni dalle elezioni politiche in Grecia. Dal weekend elettorale è uscito trionfatore il partito della sinistra radicale Syriza guidato da Alexis Tsipras che ha ottenuto il 36,3% del totale dei voti, aggiudicandosi 149 seggi. Il partito di Tsipras non è così riuscito a ottenere la maggioranza assoluta (fissata a 151) e ha dovuto cercare un allearsi con il partito nazionalista di destra dei Greci Indipendenti (ANEL) che condivide con Syriza la forte opposizione alle misure di austerità promosse dalla Troika.
La scelta di Alexis Tsipras ci ha sorpreso. Ritenevamo, infatti, più probabile un’alleanza con il partito comunista (KKE) o il partito di centro-sinistra (Il Fiume).
Syriza aveva già collaborato con i Greci Indipendenti durante la crisi finanziaria cipriota (salvataggio del sistema bancario). Tsipras in quella occasione aveva apprezzato la determinazione del leader di ANEL, Panos Kammenos, a criticare aspramente le penalizzanti scelte dei commissari dell’UE.
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COMPOSIZIONE PARLAMENTO
Grazie all’intesa Syriza-Greci Indipendenti la coalizione di maggioranza possiede 162 seggi in Parlamento (149 di Syriza + 13 di ANEL).
L’accordo di programma firmato dai due leader di partito potrebbe, a nostro avviso, anche durare a lungo. Nonostante i contrasti su aspetti di politica interna (soprattutto a riguardo delle politiche di immigrazione) ci aspettiamo una grande intesa sui temi economici e di politica estera.
Ecco la composizione del Parlamento di Atene:
FORMAZIONE DEL GOVERNO
Interessante la formazione del Governo, composto da 10 ministri, ben 8 in meno rispetto all’esecutivo precedente di Antonis Samaras.
Due le scelte particolarmente importanti. Quella al Ministero delle Finanze, affidato all’eclettico economista Yannis Varoufakis, autore di molti libri e promotore del Modest Proposal (una proposta alla crisi debitoria che verte soprattutto con l’emissione degli Eurobond e con l’utilizzo dei surplus commerciali di alcuni paesi europei – vedi Germania), che guiderà lo staff di esperti del paese ellenico a ottenere nuovi condizioni sul debito.
Mentre il Ministero della Difesa è stato assegnato proprio al leader dei Greci Indipendenti, Panos Kammenos. La scelta è stata fatta proprio per riguadagnare la fiducia dei cittadini greci scontenti dell’atteggiamento debole degli scorsi governi in questo delicato dipartimento. Molti ritenevano che i toni soft dei governi di Papandreou-Samaras avessero aumentato il dominio della Turchia sul Mar Egeo.
IL GOVERNO DI TSIPRAS
Fonte: elaborazione interna
La settimana corrente è già critica per le negoziazioni sulla revisione del piano di salvataggio e sulla rimodulazione del debito. Il ministro delle finanze Yannis Varoufakis girerà, infatti, i paesi creditori per cercare un nuovo accordo sul
debito.
NEGOZIAZIONI SUL DEBITO
Riteniamo che le autorità politico-economiche del paese ellenico possano riuscire a ottenere un allentamento degli impegni sul debito.
Crediamo che le probabilità più elevate siano per un prolungamento delle scadenze dei bond in essere (probabilità 50%) e per una riduzione dei tassi che Atene paga ai creditori attuali (probabilità 40%). Al momento il paese ellenico nei prestiti bilaterali paga un tasso pari all’Euribor + 50 basis points.
Valutiamo molto difficile la possibilità di un nuovo haircut sul debito (taglio del valore nominale), come accaduto a marzo del 2012 (probabilità 10%).
Questa volta, rispetto al 2012, vista la scarsa esposizione del settore privato, dovrà essere la Troika (che possiede circa l’82% del debito greco) a farsi carico di una svalutazione del debito in circolazione. Inoltre, rispetto a tre anni fa, il debito della Grecia non è più considerato insostenibile, non vi è così la necessità di svalutarlo di nuovo. Questo riduce indubbiamente il potere contrattuale di Tsipras per trattare con i leader della Troika.
Il FMI e la BCE hanno già fatto sapere di non voler scendere a compromessi con il neo governo. Sembra chiaro che saranno i governi della zona euro (che detengono il 62% del debito greco) a farsi carico da soli di un eventuale nuovo haircut.
IMPATTO SUI MERCATI
E i mercati non l’hanno presa bene. Nonostante il recupero delle ultime sedute, i principali indici azionari greci segnano ancora bilanci pesantemente negativi (Athex Composite oltre 10 punti percentuali persi, Athex 25 -15%). I cali accumulati nelle prime tre sedute post voto sono stati molto pesanti. Nonostante tutto, l’effetto contagio che si temeva non c’è stato. A livello di eurozona, sinora la questione greca ha contribuito solamente a frenare l’entusiasmo che si è creato tra gli operatori dopo l’annuncio del Quantitative Easing della Bce. Se il comparto azionario cerca di recuperare terreno, lo stesso non può dirsi dei titoli di Stato, che rimangono sotto pressione. Il rendimento del titolo a 3 anni è schizzato sopra al 19%, mentre quello a 10 anni resta sopra all’11%. Anche qui, il temuto effetto contagio sul resto della periferia è stato limitato.
Dopo il rally delle scorse settimane, abbiamo assistito per lo più a delle prese di profitto, con i rendimenti sui titoli di Stato della periferia che sono saliti di 20-25 punti base. Sui nostri BTP, infatti, siamo passati da un minimo storico di 1,44% della seduta del 23 gennaio (post BCE) all’1,63% di oggi. Anche in questo caso, l’attesa della partenza degli acquisti da parte della Bce ha evitato il peggio. Non ci sorprende l’allargamento dello spread Btp-Bund, tornato sopra area 130 punti base anche per effetto di un continuo calo dei tassi sul decennale tedesco.
Ora, però, inizia la fase più delicata. Se i colloqui tra il Ministro delle Finanze, Varoufakis, e i vari leader europei non dovessero andare a buon fine l’effetto contagio potrebbe farsi più importante, in vista anche della scadenza del piano di aiuti a fine febbraio. È necessario giungere a una soluzione entro quella data, visto che la Grecia da sola non può permettersi di andare sul mercato a rifinanziarsi a tassi così alti. La curva dei tassi d’interesse in questo momento incorpora un rischio default molto alto e andare sul mercato a raccogliere capitali potrebbe essere molto rischioso.
Fonte: elaborazione interna
Il rischio è così alto, che sia Standard&Poor’s che Fitch nelle ultime settimane sono corse ai ripari rivedendo l’outlook sul merito creditizio del Paese a “negativo” da “stabile”. Proprio queste due agenzie potrebbero essere le prime a tagliare il rating al debito del Paese, data la differenza rispetto a quello espresso da Moody’s (due gradini superiori).