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Grecia: ancora (solo) due settimane. A meno che...

La liquidità starebbe per scarseggiare davvero. Solo un piano di riforme che piaccia al Bruxelles Group potrebbe sbloccare i nuovi aiuti. Ma ci sono ancora molti punti di divisione.

di Marco Delugan 24 mar 2015 ore 12:28

Il governo greco ha poco più di due settimane, fino all'8 aprile, poi la situazione si farà critica e la liquidità comincerà davvero a scarseggiare.

E’ quanto ha sostenuto il Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung nella sua edizione domenicale. Secondo il quotidiano tedesco Atene avrà serie difficoltà a mantenere gli impegni verso il Fondo Monetario Europeo - il 9 aprile è previsto un pagamento al FMI di 465.000.000 euro - e a pagare contemporaneamente pensioni e stipendi pubblici.

Ma non si tratta di una condanna definitiva, le cose possono cambiare di giorno in giorno.

grecia_4La questione centrale, quella che se risolta potrebbe infatti sbloccare gli aiuti previsti dagli accordi del 20 febbraio, è quella delle riforme che, secondo diverse fonti, sono rimaste sostanzialmente al palo.

In nodi critici, quelli che evidentemente continuano a dividere Grecia e Bruxelles Group (così in Grecia chiamano da qualche tempo i creditori internazionali)  riguardano in particolare le privatizzazioni, la riforma delle pensioni, del mercato del lavoro, dell’Iva, la legge fallimentare e le modalità di riscossione delle imposte.

E sono le privatizzazioni, secondo quanto riporta oggi Il Sole 24 Ore, l’ostacolo maggiore:

Il governo Tsipras ora non vuole vendere beni dello Stato, anche se ha accettato, in linea di principio, di non bloccare le cessioni che erano state già avviate, come quelle cinesi del 66% del Porto del Pireo. Bloccata, invece, la messa sul mercato del 66% della società per la produzione dell'energia elettrica, Dei, e della società di trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica.

Per quanto riguarda le pensioni, la cui riforma dovrebbe ridurre i privilegi in caso di prepensionamento e trasformare il sistema da retributivo a contributivo, il governo greco ritiene che agire adesso in quel senso vorrebbe dire realizzare un’altra misura recessiva che finirebbe per pesare in maniera negativa sull’economia greca.

Altra questione che pesa negativamente sulle casse del governo, è quella fiscale. Ma l’aumento dell’Iva nelle isole greche, che adesso godono di un regime privilegiato, e sugli alberghi - caldeggiata dal Bruxelles Group - non viene vista di buon occhio dal governo in quanto andrebbe a colpire la maggiore entrata dell’economia greca.

Sul problema della riscossione delle imposte Il sole 24 ore aggiunge:

Atene ha 72 miliardi di euro di tasse arretrate, una montagna di imposte mai riscosse e che hanno provocato diseguaglianze sociali tra i pensionati e dipendenti da un lato (che hanno pagato) e gli autonomi dall'altro (che hanno generalmente evaso in massa, l'84% degli autonomi secondo studi dell'Fmi hanno dichiarato redditi inferiori al limite di esenzione). Limite portato dalla Bruxelles Group a 5mila euro e che Syriza oggi vorrebbe riportare a 12mila euro. Un autogol pazzesco nella lotta all'evasione fiscale.

Giorni fa il capo del governo greco Alexis Tsipras, in previsione dell’incontro avvenuto ieri, ha inviato una lettera al cancelliere tedesco Angela Merkel, in cui sostiene che alle attuali condizioni sarebbe impossibile per qualsiasi governo il rispetto dei propri obblighi verso i creditori.

E in un altro frammento della lettera sostiene:

Mi dispiace anche segnalare come siano stati compiuti pochi progressi nei negoziati tra i team tecnici di Bruxelles e Atene. Il motivo di questa lentezza è che le squadre tecniche di Bruxelles, così come alcuni degli attori a un livello più alto, sembrano mostrare poca considerazione per l'accordo dell'Eurogruppo del 20 febbraio scorso e sono, invece, impegnati a procedere lungo le linee del memorandum d'intesa precedente sia tali accordi sia il risultato delle elezioni del 25 gennaio 2015 – quando il popolo greco eletto un nuovo governo con il mandato di negoziare un nuovo processo che è poi sfociato negli accordi con l’Eurogruppo del 20 febbraio.

Impressione che sembra confermata dalla versione online della rivista Panorama che osserva:

Come hanno ripetuto sia Dijsselbloem sia il cancelliere tedesco Angela Merkel sia il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble, non si può tornare indietro. Per rendere sostenibile il Paese nel lungo periodo occorre completare il programma esistente, che prevede il raggiungimento di un surplus primario del 4,5% del Pil su base annua.

Mentre la Grecia aveva chiesto che questo venisse ridotto all’1,5% per lasciare margini maggiori alle possibilità di crescita economica.

Se così davvero fosse, se davvero il Brussel’s Group non volesse andare incontro alla Grecia e mantenere nella sostanza le richieste che hanno accompagnato i primi piani di salvataggio, per il paese ellenico potrebbe davvero aprirsi la strada dell’uscita dall’Euro.

Il governo greco presenterà il suo piano di riforme all’Eurogruppo lunedì 30 marzo.

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