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Gli investitori sperano in un “rally natalizio”

Le azioni hanno registrato rialzi in oltre due terzi di tutti i mesi di dicembre dal 1969 in avanti, con l’avvicinarsi della fine dell’anno e delle chiusure dei bilanci. Tuttavia, occorre prudenza.

di Redazione Soldionline 13 dic 2019 ore 10:46

Il periodo natalizio è solitamente favorevole per un rialzo dei mercati azionari. Greg Meier - Senior Economist Director di Allianz Global Investors – ha ricordato che “le azioni hanno registrato rialzi in oltre due terzi di tutti i mesi di dicembre dal 1969 in avanti, con l’avvicinarsi della fine dell’anno e delle chiusure dei bilanci”.
Tuttavia, l’esperto ha segnalato che una certa prudenza potrebbe rivelarsi opportuna, considerando i forti rialzi messi a segno dai principali indici azionari internazionali nel corso del 2019.
Nell’analisi seguente Greg Meier fornisce alcune indicazioni che potrebbero alimentare o meno un rally negli ultimi giorni del 2019.

 

rally-nataleGli investitori sperano in un “rally natalizio”. Un recente sondaggio tra i gestori dei fondi rivela che l’ottimismo circa le prospettive per l’economia globale sta crescendo al ritmo più sostenuto da 25 anni a questa parte. I timori di recessione hanno lasciato il posto al timore di lasciarsi sfuggire eventuali opportunità, e i livelli di liquidità sono scesi ai minimi da 77 mesi.


Tale trend non sorprende. Il periodo natalizio è di norma favorevole. Le azioni hanno registrato rialzi in oltre due terzi di tutti i mesi di dicembre dal 1969 in avanti, con l’avvicinarsi della fine dell’anno e delle chiusure dei bilanci. Tuttavia, con l’inizio delle festività, una certa prudenza potrebbe rivelarsi opportuna.
Occorre tenere a mente che i rialzi del 2019 non si devono a rapidi miglioramenti dei fondamentali societari. Al contrario, dai minimi del 24 dicembre 2018, mentre l’indice S&P 500 è salito del 32% circa, i profitti di appena il 2%. Di conseguenza, nel complesso le valutazioni azionarie sono aumentate molto, del 30% circa.
Al contempo, la crescita economica ha rallentato. Una qualche debolezza era attesa, dati l’affievolirsi degli stimoli fiscali negli USA e i problemi temporanei nella produzione di veicoli e aeroplani, ma la recente decelerazione è ascrivibile essenzialmente al conflitto commerciale. L’aumento del rischio di recessione negli USA ha infatti coinciso con l’aumento dell’incertezza circa la politica commerciale (cfr. Grafico della Settimana).
È la prima volta che succede. In passato la politica commerciale è stata così incerta solo nel 1994, in occasione dell’annuncio del NAFTA. Tuttavia, l’incertezza legata al NAFTA ha rappresentato uno shock positivo, poiché la riduzione dei dazi ha dato slancio alla crescita negli USA, in Canada e in Messico. Ora invece siamo in presenza di uno shock negativo: l’incertezza infatti intacca gli investimenti tecnici e frena gli scambi a livello mondiale.
Ciò suggerisce che il maggiore ottimismo dei gestori sia legato alle attese che un accordo commerciale tra USA e Cina possa ridurre l’incertezza che pesa sull’economia globale. Resta da vedere se gli Stati Uniti minacceranno di imporre dazi anche dopo la stipula di un accordo, come avvenuto di recente con Messico, Argentina e Brasile.

 

Active is: capire il contesto tecnico

Malgrado le numerose fonti di incertezza, il contesto tecnico giustifica tuttora un sovrappeso nelle azioni. La solidità del mercato è messa in luce dalla debolezza del recente consolidamento e dai nuovi afflussi di capitali. Vi sono numerose posizioni “short volatility”, ma i mercati creditizi non evidenziano uno stress eccessivo.

 

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