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Giornate dominate da dollaro e tassi

La giornata di ieri è stata dominata da dollaro USA e tassi di interesse: ieri mattina, circa alle 10, è partito un nuovo rialzo del dollaro USA, che ha tentato di avvicinare quota 1,0500

di Redazione Soldionline 14 apr 2015 ore 09:16

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    Dollaro e tassi.
La giornata di ieri è stata dominata da dollaro USA e tassi di interesse: ieri mattina, circa alle 10, è partito un nuovo rialzo del dollaro USA, che ha tentato di avvicinare quota 1,0500, rialzo aiutato (e forse spiegato) dal ritorno dei rendimenti del decennale Treasury sopra 1,95%. Questa mattina il  come vediamo nel grafico sotto [importante per: obbligazioni e valute (globale)]

dollaro62.   Risultati societari. Oggi sarà una delle giornate più importanti, con gli utili di Intel (dopo la chiusura) e di J P Morgan e Wells Fargo (prima dell’apertura). Il mercato si aspetta un contributo positivo dalle banche, in queste trimestrali, ma è molto importante tenere contro di un fatto: il settore dovrebbe contribuire con un +8,2% di media, ma se togliamo Bank of America questa stessa media scende a 0,8%. BofA infatti dovrebbe riportare domani un utile di 29 centesimi per azione contro una perdita di 5 centesimi dodici mesi fa. Da questi pochi dati, si ricaverà il tono della intera stagione delle trimestrali per il primo trimestre 2015 negli USA [importante per: equity (USA)].

3.   Giappone ieri. Torniamo anche stamattina sul dato di ieri mattina per la spesa per investimenti in Giappone, perché ci sembra molto significativo se lo mettiamo insieme ai dati più recenti per l’export e per i consumi privati. Infatti a fine mese la BoJ dovrà aggiornare le proprie stime per l’economia, ed in particolare sull’inflazione: e qui sono molti quelli che si aspettano che la BoJ abbandoni del tutto l’obiettivo del 2%, persino per il 2017. Da qui è partito ieri un dibattito tra gli operatori: alcuni sostengono che la BoJ amplierà ancora il QE già antro il 2015, mentre altri credono che (avendo il QE raggiunto come noto i suoi limiti operativi) la BoJ annuncerà l’avvio della fase di “tapering” per evitare il collasso del mercato delle obbligazioni. In ogni caso, oggi il Giappone rappresenta un rischio crescente nel panorama internazionale [importante per: Mercati Emergenti]

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L'OPERATIVITA'

Rischio di cambio: la sterlina UK e le Elezioni. A nostro parere le prossime Elezioni politiche del 5 maggio porteranno ad un nuovo test della soglia (al ribasso dell’euro contro sterlina) di 0,7000 (grafico sotto, già commentato ieri), che potrebbe quindi essere superata nel corso del 2015: da qui una notevole opportunità per gli investitori che fanno i conti in euro. Come tutti sanno, oggi la corsa della sterlina è frenata dai timori di un risultato politico “sospeso”: ovvero, che non esca dalle urne una chiara maggioranza con il mandato di guidare il Paese. Lo stallo politico, secondo molti commentatori, aprirebbe una fase di incertezza con ricadute non positive per gli investimenti. Non la vediamo in questo modo, o meglio non guardiamo solo allo stallo politico: a nostro modo di vedere, non ci sono dubbi sullo stato di salute dell’economia britannica, che oggi è una assoluta eccezione (positiva) nel panorama internazionale, e non crediamo che questa crescita economica verrebbe rallentata da un Governo debole. Quindi sul piano operativo utilizzeremo le eventuali fasi di debolezza per aprire nuovi LONG: la soglia che a noi sembra interessante, come primo trigger, è 0,7450 contro euro. Lo strumento preferibile è il contratto future sulla sterlina contro euro; in alternativa, ETF monetari denominati in sterline, oppure Gilts (Titoli di Stato) con scadenza 2016.

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L'ANALISI
Evitare il pessimismo e anche l’ottimismo. Per investire in modo lucido, proteggere il capitale da violente inversioni di tendenza dei mercati e allo stesso tempo garantire ai propri investimenti un rendimento assoluto decente, è necessario evitare l’emotività: non farsi trascinare dal gregge, tirarsi fuori dai “trend” e seguire sempre con attenzione gli indicatori di rischio. Tra questi spicca il VIX, l’indice che misura le stime della volatilità attesa per l’indice di Borsa S&P 500, stime che a loro volta si ricavano dai prezzi delle opzioni più liquide trattate sulla Borsa di Chicago. Come vediamo nel grafico qui sotto, la settimana scorsa il VIX ha chiuso ai livelli minimi da quattro mesi: si tratta di un livello significativo, perché è più del 10% al di sotto sia della sua media a 10 giorni, sia della sua media a 50 giorni, sia della sua media a 100 giorni.  I commenti degli operatori fanno in gran parte riferimento alla Fed, che la settimana scorsa avrebbe allontanato con i suoi Verbali il timing di un rialzo dei tassi ufficiali: ma è giusto tenere conto anche delle voci scettiche, tra le quali nel weekend Stanley Druckenmiller, storico collaboratore di George Soros, che ha commentato questa calma apparente nel modo che segue: “Our monetary policy is so much more reckless and so much more aggressively pushing the people in this room and everybody else out the risk curve that we’re doubling down on the same policy that really put us there.” . Domani continueremo ad analizzare i principali indicatori di rischio sui mercati finanziari.

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