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Freaky Friday a Wall Street

Signori, ecco a voi il pattern Down Friday, Down Monday (DF-DD). Qualificato da una perdita particolarmente considerevole: superiore, in ambo le sedute, al punto e mezzo percentuale. Roba che non si manifesta così frequentemente…

di Gaetano Evangelista 15 feb 2018 ore 10:14

Di tanto in tanto danno in TV un film di una quindicina di anni fa, in cui una ancora deliziosa Lindsay Lohan si sostituisce in personalità alla attempata e posata genitrice, che d’un tratto diventa scapestrata e amante del rock come succede quasi sempre ai teenager. Il tutto nell’imminenza di un matrimonio che rischia di andare all’aria. Che fine settimana turbolento!


wall-streetAnche in borsa i fine settimana sovente sono problematici. Al punto che quasi si chiederebbe alle autorità di prolungare la durata della seduta di venerdì. Non potendo, le vendite dell’ultima seduta della settimana si estendono alla prima seduta dell’ottava successiva, e un venerdì negativo è seguito da un lunedì parimenti negativo.
Signori, ecco a voi il pattern Down Friday, Down Monday (DF-DD). Qualificato da una perdita particolarmente considerevole: superiore, in ambo le sedute, al punto e mezzo percentuale. Roba che non si manifesta così frequentemente...

 

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Prima del 2-5 febbraio, il pattern in questione è stato evidentemente registrato a giugno 2016 e ad agosto 2015; evidentemente sempre in condizioni turbolente: nel primo caso, in occasione dello shock prodotto dal referendum britannico sulla permanenza nell’Unione Europea, nel secondo dal crash della borsa cinese.

E non si tratta di episodi isolati: prima degli anni recenti, un DF-DM qualificato è stato registrato ad ottobre 2011. Quando l’agenzia Standard&Poor’s per la prima volta privò gli Stati Uniti della prestigiosa “tripla A”, in seguito allo shutdown governativo conseguendo al raggiungimento del tetto del debito federale.

 

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Il comune denominatore di questi eventi è un contesto esogeno turbolento, che rende gli investitori nervosi, ed inclini a sbarazzarsi delle azioni nel timore che sopraggiunga il peggio. Non di rado, questo pattern è seguito da “improvvise” (perlopiù, inattese) inversioni di tendenza.

 

Magari la condizione attuale ricorda più l’episodio di agosto 2011, quando si concretizzò un primo minimo, seguito a distanza di tempo da un test prima del rilancio definitivo del mercato. Se così fosse, dovremmo attendere ancora qualche settimana prima del rilancio di Wall Street. La buona notizia essendo che buona parte del danno sarebbe comunque alle spalle.

 

 

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