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“Flash crash”, inizio di una fase di mercato ribassista oppure una sana correzione?

Si dice che quando la Cina starnutisce, l'Asia prende l'influenza. Ma la crescente importanza della Cina sulla scena economica mondiale nell'ultimo decennio, ci ha insegnato che il virus può diffondersi anche oltre

di Redazione Soldionline 11 set 2015 ore 11:55

A cura di David Lafferty, CFA® , Chief Market Strategist,
Natixis Global Asset Management

Si dice che quando la Cina starnutisce, l'Asia prende l'influenza. Ma la crescente importanza della Cina sulla scena economica mondiale nell'ultimo decennio, ci ha insegnato che il virus può diffondersi anche oltre. Sulla scia di numerosi eventi di mercato, il 24 agosto molti mercati azionari sono entrati in una fase di "correzione" perdendo oltre il 10%. Gli investitori si chiedono se questo non sia l'inizio di un più ampio scenario di mercato ribassista (ossia una perdita di almeno il 20%).

La sindrome cinese
Alla luce del vorace appetito cinese per le risorse, i segni di un rallentamento hanno scosso pesantemente i mercati delle commodity, con particolari ripercussioni su risorse come il petrolio e il rame. La svalutazione della moneta cinese ha sottoposto altri mercati emergenti ad ulteriore stress, poiché molti di essi sono dipendenti dal commercio con la Cina, e ha ingenerato una svalutazione delle loro monete, necessaria per poter conservare la propria competitività commerciale. Non sorprende che si sia verifiacto un flight-to-quality, caratterizzata dal rally dei rendimenti obbligazionari sovrani dei paesi sviluppati e delle monete di riserva come lo yen e l'euro.

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Sana correzione o mercato ribassista?
Solo a posteriori conosceremo la vera natura dell'attuale sell-off, ma alcuni dati ci possono fornire delle indicazioni. Al di là della semplice reazione all'attuale volatilità dei mercati, è anche utile fare una rapida valutazione dei fondamentali globali. Innanzitutto, la politica monetaria globale permane estremamente accomodante. La BCE e la Banca del Giappone continuano a mantenere i tassi di interesse prossimi allo zero proseguendo nei rispettivi programmi di quantitative easing. Sebbene sia probabile che la Fed avvierà il processo di normalizzazione entro la fine dell'anno, il percorso di aumento dei tassi sarà lento e poco profondo. E nella stessa Cina permane un contesto espansivo, poiché il tasso di riferimento sui prestiti della Banca Popolare Cinese è ormai stato abbassato cinque volte quest'anno, per non parlare del deprezzamento dell'RMB del 3%. A livello globale, le condizioni restano favorevoli per un'espansione del credito.

cina2È probabile che gli investitori stiano anche sottovalutando la potenza fiscale e monetaria ancora nelle mani delle autorità cinesi. La Cina conserva un enorme tesoro da 3,6 trilioni di dollari in riserve in valuta estera, e ha ancora ampio spazio per abbassare ulteriormente i tassi, come ha fatto il 25 agosto, e per continuare un modesto deprezzamento dell'RMB. Va anche sottolineato il fatto che, se da un lato l'economica a pianificazione centralizzata della Cina porta a ripartire risorse in modo subottimale nel lungo periodo, dall’altro la capacità del governo cinese di direzionare i capitali sul breve termine consentirà l'azionamento di uno stimolo rapido e diretto laddove questo diventi necessario.

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Migliori valutazioni
L'aspetto positivo del recente sell-off di mercato è che le valutazioni di molti asset cominciano a diventare più interessanti. Come abbiamo osservato da diverso tempo, gli ultimi 6 e più anni di quantitative easing globale (QE) hanno creato un ambiente in cui nessuna asset class in senso lato era manifestamente a buon prezzo. Sembra che tale situazione stia cambiando. Nei mercati sviluppati, i rapporti P/E sono retrocessi da livelli "elevati", se non sopravvalutati, verso valori più vicini a quelli medi di lungo periodo. Il forward P/E dell’S&P 500® è ora 16,6x, inferiore rispetto a 18,0x di solo un mese fa. In Europa, l'indice Eurostoxx 50 è scambiato a 13,7 volte gli utili, contro i 15,5 dei primi di agosto. A questi livelli i titoli non sono assolutamente "economici", ma le valutazioni sono migliori rispetto a poco tempo fa. I timori per la Cina non sono infondati. Se il motore di crescita più dinamico è in fase di notevole rallentamento, i prezzi degli asset rimarranno sotto pressione. Tuttavia, non sembrano esservi indicatori chiave di un vero e proprio mercato ribassista. L'economia mondiale è in crescita, non in contrazione. Le stime di crescita degli utili per il 2016 sono positive, non negative. La curva dei rendimenti è ancora inclinata verso l'alto grazie alle favorevoli condizioni del credito. Infine, i prezzi del petrolio sono notevolmente più bassi, non più alti, il che dovrebbe aumentare la capacità di spesa globale. Non sarà immediatamente chiaro se le crepe cinesi evolveranno in una vera a propria crisi. Tuttavia, per gli investitori con una buona tolleranza al rischio, i mercati finanziari offrono oggi valori mai visti negli ultimi anni.

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