Fed: e se il rialzo dei tassi Usa portasse a una nuova recessione?
In attesa delle scelte della Fed, Business Insider riporta le dichiarazioni di Ray Dalio di Bridgewater Associates: una stretta monetaria troppo veloce potrebbe avere conseguenze negative
di Marco Delugan 18 mar 2015 ore 15:39Mercoledì pomeriggio, il Federal Open Market Committee (FOMC) renderà pubbliche le sue decisioni di politica monetaria. I documenti del FOMC vengono solitamente analizzati con molta attenzione per capire, anche leggendo tra le righe, quale potrà essere, oltre alle specifiche tecniche dei provvedimenti, l’atteggiamento delle Fed nel metterli in atto. Le attese degli analisti sono di un graduale rialzo dei tassi di interesse; la cosa da capire sarà quanto graduale potrà essere, quanto la Fed sarà paziente lungo il percorso di normalizzazione.
Su questo punto, Business Insider ha riportato le recenti dichiarazioni di Ray Dalio, fondatore dell’hedge fund Bridgewater Associates.
Secondo Dalio, l’economia Usa sarebbe oggi in una situazione simile a quella del 1937, quando la Fed alzò i tassi di interesse dopo 8 anni di politica monetaria accomodante (tassi bassi) messa in atto per superare la crisi del ’29. Tra il 1937 e il 1939 il Dow Jones ha perso metà del suo valore.
Dalio ha scritto:
Se si accetta che a) siamo verso al limite della capacità delle banche centrali dei paesi sviluppati di stimolare la crescita monetaria e creditizia o b) che il dollaro è la valuta di riserva del mondo e che il mondo ha bisogno di una politica monetaria più accomodante e non di una politica più restrittiva, allora dobbiamo sperare che la Fed sia molto prudente.
Dalio ha inoltre elencato sei caratteristiche del mercato americano in prossimità della crisi finanziaria 1929, secondo lui simili a quelle attuali:
1) Debito molto alto raggiunto nei pressi della parte alta della bolla speculativa (nel 1929 e nel 2007 sono stati concause del crollo dell’economia).
2) Tassi di interesse vicini allo zero durante la fase depressiva (1931 e 2008).
3) Inizio di una fase di maggiore offerta di moneta (stampa denaro), dando il via al deleveraging (1933 e 2009).
4) Forte crescita delle quotazioni del mercato azionario e di asset rischiosi (1933-1936 e 2009-2014).
5) Miglioramenti dell’economia che entra in una fase di ripresa ciclica (1933-1936 e 2009-2014).
6) La banca centrale mette in atto una politica restrittiva, con una conseguente crisi che si autoalimenta (1935 e 2015?)
Preoccupazioni sensate?
Possiamo solo aspettare, e vedere.