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FED: perché hanno così tanta paura?

Tutti a dire e scrivere a Yellen per carità, non alzare i tassi!. In fondo si tratterebbe di un rialzo piccolissimo che arriverebbe dopo 7 anni di tassi zero!

di Redazione Soldionline 14 set 2015 ore 10:01

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    Kuroda e il Nikkei al centro del mondo. 
Il centro del mondo questa settimana non sarà a Washington ma a Tokyo: non sarà la riunione della Fed bensì la riunione della BoJ di martedì e poi i dati dell’export di giovedì. Questa mattina il cambio tra yen e USD resta molto vicino alla soglia di 120, e il Nikkei sta nuovamente testando (alle 7 europee) la soglia di 18000 punti [importante per: equity, valute ed obbligazioni (Giappone)]

2.   Perché hanno così tanta paura?  Perché si sono scomodati in così tanti? Tutti a dire e scrivere a Yellen “per carità, non alzare i tassi!”. Ricordiamo che si tratterebbe di un rialzo piccolissimo che arriverebbe dopo sette anni di tassi a zero! Ma soprattutto domandiamoci  perché le stesse banche globali che ci dicono di investire in equity perché le economie vanno tutte benissimo poi sono terrorizzate da un modestissimo aumento del costo del denaro? Riflettete: perché dicono ai loro Clienti di rischiare di più, e poi al contrario tremano dalla paura davanti a uno 0,25%? [importante per: equity, valute ed obbligazioni (globale)].

3.   Il rimbalzo delle Borse. Merita attenzione il fatto che, con un modesto rialzo dello 0,8%, la settimana scorsa la Borsa di Eurozona ha fatto segnare il migliore risultato da luglio. E anche il fatto che con un modesto rialzo del 1,2%, gli indici USA hanno fatto segnare il migliore risultato da giugno. Rialzi così modesti che fanno notizia? L’euforia artificiale del primo trimestre sembra lontana cento anni. Al centro di tutto non c’è la Fed bensì il quadro tecnico, che vi abbiamo già descritto nei dettagli più volte [importante per: equity (globale)].

4.   La Cina: i dati pubblicati nel weekend.   I dati cinesi del weekend sono stati commentati così: “The economy is showing no sign of recovery. From the perspective of monetary policy, the government has done what it can, but demand from the real economy needs to pick up to really make use of that.” Quindi non c’è nessuna ripresa, e la politica monetaria non potrà fare di più. Parole chiare che ci devono fare pensare al problema più grande, che non è il rallentamento bensì il peso crescente del debito in Cina, come nel weekend ha detto Willem Buiter: “Corporate debt is the elephant in Beijing's room. Willem Buiter, Citigroup chief economist, sees a storm brewing in China. This week, he estimated that there is a 55 percent chance of a made-in-China global recession in the not too distant future, which he defines as a period of sub-2 percent global growth. Without a massive, consumer-focused stimulus plan, he argues, Chinese growth will slip below 4 percent” [importante per: equity, valute ed obbligazioni (globale)]

5.   Nel corso del weekend. Il Blog sul sito si è arricchito di quattro nuovi Post, sull’attualità di mercato e le strategie di gestione del portafoglio, temi che per ragioni di spazio ed opportunità non verranno tutti ripresi dal Bollettino quotidiano [importante per: equity, valute ed obbligazioni (globale)].

L’OPERATIVITA'
Portafoglio: rischio e rendimento. Riprendiamo oggi da dove avevamo lasciato lo scorso venerdì: visto il grande interesse dimostrato dai lettori, manteniamo una impostazione della sezione “L’operatività” che si concentra NON sulle singole indicazioni operative (LONG oppure SHORT), bensì sulle strategie di investimento: perché le indicazioni operative sono quasi del tutto inutili, se non vengono inserite nel modo appropriato in una logica di portafoglio. Abbiamo esaminato, la settimana scorsa, la strategia tradizionale azioni/obbligazioni, quella “asset allocation” statica che è ciò che oggi propongono quasi tutte le Reti di Private Banking ai loro Clienti. Proseguiremo questa settimana nel lavoro di rassegna ed esame delle caratteristiche principali delle strategie di investimento, illustrando quali sono le alternative alla tradizionale “asset allocation”.
Abbiamo scelto di esaminare strategie che noi di Recce’d NON applichiamo ai portafogli
, ed in particolare:
1) l’attività di day trading;
2) la gestione basata sui premi al rischio (o ERP) come criteri per valutare i titoli; e infine
3) i metodi di trend following e quelli legati alle medie mobili.
Oggi partiamo dal day trading: abbiamo già scritto, sia in questo Bollettino quotidiano sia nel Blog del sito, che nella nostra impostazione il trading ha una valenza positiva, ed è anzi indispensabile per una gestione attiva. Al tempo stesso, se si affida PER INTERO la gestione del proprio patrimonio a tecniche di trading, basate sui grafici e l’analisi tecnica, si fanno scelte basate su un numero molto rispetto di informazioni ed elementi di giudizio. Si lasciano quindi da parte troppe cose, e si rischia di essere puntiti da sorprese di natura fondamentale; in aggiunta si subiscono per intero le eventuali fasi di illiquidità di strumenti finanziari o categorie di strumenti, e si subiscono anche le conseguenze della eventuale manipolazione dei mercati dal’esterno (i merc

ati, come tutti sanno, non sono “perfetti”). Proseguiremo domani, commentando il grafico qui sotto.

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L'ANALISI
Il punto sulle obbligazioni.
C’è un grande rischio per tutto il mondo delle obbligazioni nella settimana che si apre oggi: e non perché la Federal Reserve ci dirà se alza oppure non alza il Fed Funds Rate. Il punto è un altro: nei mesi estivi il mercato delle obbligazioni si è caricato come una molla, sopportando un aumento delle tensioni internazionali che è stato sia violento sia diffuso (non pensate solo alla Cina: il Canada è in recessione, ed anche il Giappone sta per finirci) ed in aggiunta è tornato a circolare nelle sale di trading il “rischio deflazione”. Per queste ragioni, la riunione della BoJ di domani, e poi i dati per i prezzi al consumo in arrivo da Regno Unito, Stati Uniti ed Eurozona accenderanno i riflettori proprio su questo aspetto del quadro internazionale, dopo che la settimana scorsa il dato per i prezzi alla produzione in Cina ha già fatto scattare un campanello di allarme. Il quadro come si vede è molto complesso: si aggiunga, per completezza, il fatto che la settimana scorsa l’Agenzia Standard and Poor’s ha ridotto a junk il rating dei Titoli di Stato brasiliani, che quindi adesso sono nella categoria “titoli spazzatura”. Nel grafico qui sotto, vedete che oltre ai Titoli di Stato, più di 180 aziende brasiliane hanno subito un taglio dei ratings nel 2015. Questi dati ci servono a ricordare che il portafoglio obbligazionario merita una costante ed elevata attenzione: i rischi, come vedete dal grafico, si manifestano in modo molto rapido e tutti insieme. Proseguiremo domani.

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