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FED, a marzo nuovo rialzo dei tassi?

La maggior parte gli operatori ritiene che già nella prossima riunione di marzo, la prima guidata da Jerome Powell, la banca statunitese possa tornare a incrementare i tassi di interesse

di Redazione Soldionline 2 feb 2018 ore 10:33

Lo scorso mercoledì, nell'ultima riunione guidata da Janet Yellen, la FED ha deciso di non modificare la propria politica monetaria e ha confermato i tassi di interesse: il saggio di riferimento, quindi, è rimasto fermo in un intervallo compreso tra l’1,25% e l’1,5%.
Tuttavia, la maggior parte gli operatori ritiene che già nella prossima riunione in programma il 20 e il 21 marzo, la prima guidata da Jerome Powell, la banca centrale statunitese possa tornare a incrementare i tassi di interesse.
In particolare, Giovanna Mossetti Economista – USA e Giappone di IntesaSanpaolo, ha segnalato che "la previsione di un rialzo dei tassi a marzo resta invariata, alla luce delle informazioni macroeconomiche disponibili e delle indicazioni implicite nel testo del comunicato di gennaio".
Nell'analisi seguente l'economista dettaglia lo scenario alla base di questa indicazione.

 

federal-reserve_2La riunione del FOMC si è conclusa, come atteso, con tassi invariati, un voto unanime e marginali cambiamenti nel comunicato che rilevano rafforzamento della ripresa e un rialzo delle aspettative di inflazione sul mercato. Il messaggio resta chiaro: altri rialzi sono in arrivo.

 

La valutazione congiunturale resta molto positiva e registra, come a dicembre, crescita dell’attività economica “a un ritmo solido”. Nella descrizione delle diverse componenti della domanda si usano termini coerenti con crescente fiducia nell’espansione: “gli aumenti di occupazione, spesa delle famiglie e investimenti fissi non residenziali sono stati solidi, e il tasso di disoccupazione è rimasto basso”. Sull’inflazione, pur riconoscendo che resta sotto il 2%, si sottolinea che le aspettative di mercato sono salite recentemente, anche se restano basse. Per il futuro, il FOMC si aspetta che “il mercato del lavoro resti forte” e che “l’inflazione sia in rialzo quest’anno”. Il comunicato non cita più il calo dell’inflazione che veniva rilevato a dicembre. I rischi restano circa bilanciati, mentre si continua a “monitorare l’inflazione da vicino”.

 

Con le premesse macro invariate, anche le implicazioni di policy non cambiano. Il Comitato si aspetta che l’evoluzione delle condizioni economiche “richieda ulteriori aumenti graduali del tasso dei fed funds”. L’unica variazione è l’inserimento dell’aggettivo “ulteriori”, che sottolinea il sentiero verso l’alto dei tassi.

 

Il comunicato è più rilevante per quello che non dice, rispetto a quello che dice. Non si parla di dollaro, di petrolio, di riforma tributaria né di deficit e di debito, non si parla di tariffe e di commercio internazionale né di mercati finanziari. Il testo ignora tutti i temi esplosi da dicembre in poi. Sapremo dai verbali quali sono i motivi dietro questo silenzio.

 

Uno è probabilmente legato al passaggio di consegne da Yellen, alla sua ultima riunione da presidente, a Powell, che si insedierà la prossima settimana alla guida della Fed.

 

Un altro motivo potrebbe essere l’incertezza riguardo alla persistenza e agli effetti di questi fattori sull’evoluzione dello scenario.

 

I verbali saranno importanti per rilevare eventuali spostamenti delle opinioni sui rischi per crescita e inflazione e sul sentiero dei tassi, ma già ora la previsione di un rialzo dei tassi a marzo resta invariata, alla luce delle informazioni macroeconomiche disponibili e delle indicazioni implicite nel testo del comunicato di gennaio.

 

Al di là del quadro macroeconomico sempre positivo, il contesto generale fra sei settimane, in occasione della prossima riunione, potrebbe essere anche abbastanza diverso da quello di oggi su diversi fronti: dollaro, limite del debito e legge di spesa, NAFTA, condizioni finanziarie. Pertanto, il silenzio del FOMC su questi fattori generali è ragionevole, in attesa degli sviluppi di tutti questi temi che fanno da contorno all’evoluzione dei dati ma che potrebbero influenzare in misura rilevante il ritmo dei rialzi nella seconda metà dell’anno. Per ora, il Comitato si astiene dal mandare messaggi che possano turbare le aspettative del mercato, ormai quasi allineate con la proiezione mediana di i tre rialzi: quieta non movere (almeno fino a quando non ci saranno maggiori informazioni). Un punto è chiaro: i rialzi continueranno.

 

Il mercato si è adeguato allo scenario della Fed

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