Eurozona, il problema non è la Grecia
Sono in molti ad attendersi un balzo in alto degli indici di Borsa alla soluzione della trattativa greca. Ma oggi i problemi che pesano sulla Eurozona sono altri, e ben più importanti
di Redazione Soldionline 9 giu 2015 ore 09:09Commento giornaliero di www.recce-d.com
I TEMI DEL GIORNO
1. Il DAX è in “correzione” Bund allo 0,90% di rendimento ieri, in controtendenza rispetto al Treasury USA: ma fa parlare soprattutto il DAX, entrato in territorio di “correzione” dopo una perdita del 10% dai massimi, e che ora punta alla rottura della soglia psicologica di 11 mila punti. Da qualche settimana vi segnaliamo che la volatilità delle obbligazioni non può che riversarsi sull’equity di Eurozona, ed il nostro portafoglio modello è posizionato di conseguenza. Attenzione anche al FTSE MIB di Milano: oggi vale quanto valeva tre mesi fa, e si avvicina alla soglia critica di 22500 punti. Ci sembra utile sottolineare che i dati macro tedeschi non c’entrano: venerdì gli ordini all’industria erano usciti meglio delle attese, e ieri mattina anche la produzione industriale e il dato per la bilancia commerciale hanno sorpreso in positivo (sotto nel grafico). In più venerdì scorso la Bundesbank aveva alzato, allo 1,7%, la stima di crescita del GDP tedesco nel 2015. [importante per: equity, valute ed obbligazioni (Eurozona)].
2. Tsipras e le Borse Sono in molti ad attendersi un balzo in alto degli indici di Borsa dalla soluzione della trattativa con Tsipras: noi non siamo tra quelli, o meglio siamo tra quelli che ritengono che, anche se ci fosse nei primi due giorni un rialzo, esso verrebbe immediatamente annullato. Tsipras viene ingigantito dai media, ma oggi i problemi che pesano sulla Eurozona sono altri, e ben più importanti (a cominciare dagli effetti del QE sui tassi). Va sottolineato anche che ieri, dalle parole della BCE, sembra che abbiamo ormai deciso di tenere duro, e poi vedere che succede: Speaking at an event in Montreal, Noyer said the firewalls put in place to contain a financial crisis are extremely powerful, so the consequences of a so-called "Grexit" would be contained to Greece itself. He also stressed that it's urgent for Greece to reach an agreement with international lenders to unlock the next portion of bailout cash, Reuters reported. [importante per: equity, valute ed obbligazioni (Eurozona)].
3. Occupati USA: zero fuochi di artificio A giudicare dalla risposta dei mercati, i dati USA per l’occupazione di venerdì non hanno convinto nessuno: dollaro stamattina ancora debole a 1,1300, ieri Borsa in calo e tassi in calo. La palla passa per intero, domani, al dato per le vendite al dettagli, che ci dirà se è vero oppure falso che negli Stati Uniti, dopo un primo trimestre debole, la ripresa economica ha accelerato verso il 3% [importante per: equity, valute ed obbligazioni (USA)].
L'OPERATIVITA'
La posizione operativa sul dollaro USA. Abbiamo scritto ieri del dollaro, che poi durante la seduta si indebolito superando 1,1300 contro euro stamattina: per il momento, la tanto discussa parità contro euro sembra lontana, e neppure un dato decisamente superiore alle attese per gli occupati (venerdì 5) ha avuto la forza di fare prendere agli operatori posizioni lunghe contro euro. Noi da tempo abbiamo scritto che la prossima mossa sarà verso 1,2000, e manteniamo questa “visione”, a causa di alcuni problemi fondamentali che condizionano la valuta USA: il primo lo abbiamo già citato ieri, ed è l’impatto visibile dell’apprezzamento del dollaro USA sui dati per l’export dagli Stati Uniti (ve lo mostriamo nel primo grafico sotto); il secondo è (linea blu del secondo grafico sotto) la differenza tra i tassi di crescita del GDP tra Eurozona e Stati Uniti, che era al 3% tra il 2012 ed il 2013 e che si è ristretta allo 1,5% (stimato) oggi. Detto quindi che il quadro macroeconomico non è, ad oggi, a supporto di un apprezzamento ulteriore del dollaro USA, domani vedremo invece i dati relativi al mercato ed alla volatilità.
L'ANALISI
Emergenti rischio globale? Come vi abbiamo segnalato ieri, la scorsa settimana, l’India ha tagliato tassi ufficiali (per la terna volta) ed il Brasile li ha alzati (per l’ennesima volta) pur essendo al centro di una delle più profonde recessioni della sua storia. In generale ieri abbiamo visto che il ritmo di crescita degli Emergenti è in calo, e sta avvicinandosi a quello delle economie Sviluppate (grafico in basso). Questi dati insieme a molti altri ci hanno suggerito di dedicare agli Emergenti il nostro approfondimento, perché è sbagliato perderli di vista, in quanto proprio dagli Emergenti in passato sono partiti movimenti di mercato che hanno poi coinvolto sia l’Europa sia gli USA. E proprio in queste settimane, dai mercati sono arrivati segnali allarmanti, che hanno ricevuto una attenzione decisamente insufficiente dai media e dalle Reti: in particolare, vi segnaliamo il fatto che le Borse Emergenti hanno appena messo a segno il calo più prolungato dal 1990, con 12 sedute consecutive in negativo considerando anche quella di stamattina. A questo calo si è associato, prevedibilmente, anche il calo delle obbligazioni, e sul fronte valutario oltre al vero e proprio crollo della lira turca ieri si è vista anche la valuta della Malesia ai minimi dal 2006. Non c’è dubbio: vale la pena di fare attenzione a movimenti come questi, e noi proseguiremo domani.