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Euro forte o dollaro debole?

Secondo Amundi Asset Management lo shock riguarderebbe molto più il dollaro che non la moneta unica europea. Da inizio anno l’euro si è rafforzato del 4,1% sul biglietto verde

di Redazione Soldionline 31 gen 2018 ore 10:31

Nelle ultime settimane il mercato dei cambi ha dominato la scena. In particolare, il dollaro è stato preso di mira; da inizio anno, infatti, l’euro si è rafforzato del 4,1% sul biglietto verde.

Secondo gli analisti di Amundi Asset Management lo shock riguarderebbe quindi molto più il dollaro che non la moneta unica europea.

Gli esperti hanno segnalato che la svalutazione del dollaro è tanto più sconcertante in quanto, a partire da novembre, i tassi lunghi sono saliti più negli USA che nel resto del mondo.

Nell'analisi seguente Amundi Asset Management prova a spiegare i motivi che hanno causato i recenti bruschi movimenti del dollaro.

 

dollaro-usaNegli ultimi giorni, i movimenti sui mercati valutari hanno dominato la scena. L’argomento è stato ampiamente dibattuto alla riunione della BCE, ma anche durante il World Economic Forum di Davos.

 

Dichiarazioni degli Stati Uniti che hanno creato sconcerto. A Davos, il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin e il Segretario al Commercio Wilbur Ross hanno adottato una comunicazione offensiva sulle politiche commerciali degli altri Paesi, alimentando il tema della guerra commerciale. Inoltre, Mnuchin ha dichiarato che un dollaro debole è nell’interesse dell’economia USA. Il giorno successivo, il presidente Trump ha smentito tale dichiarazione e ha affermato che “in ultima analisi” egli desidera vedere un dollaro più forte perché questo sarebbe un segnale del vigore dell’economia USA.

 

I mercati sono stati delusi dalla reazione di Mario Draghi all’apprezzamento dell’euro sul dollaro. Contrariamente alle aspettative di alcuni, Mario Draghi non ha preso una posizione ferma sui movimenti valutari. Ciò non dovrebbe sorprendere. Eppure, il tasso di cambio effettivo dell’euro è salito di poco dall’inizio dell’anno (+ 0,6%). Per contro, nel medesimo periodo, l’euro si è rafforzato del 4,1% sul biglietto verde. Lo shock riguarda quindi molto più il dollaro che non l’euro.

 

La svalutazione del dollaro è tanto più sconcertante in quanto, a partire da novembre, i tassi lunghi sono saliti più negli USA che nel resto del mondo. Sono diversi i fattori che possono spiegare questo movimento:

• L’aumento del costo della copertura valutaria per gli investitori europei e giapponesi perché i tassi a breve termine USA stanno salendo. L’acquisto di attività americane potrebbe pertanto sembrare meno interessante.

• L’aumento del prezzo del petrolio. Anche se il legame negativo tra petrolio e dollaro è meno forte di prima, è ragionevole presupporre che parte del calo del biglietto verde sia da ricondurre al rialzo del prezzo dell’oro nero.

• Incertezza riguardo alla politica economica americana. Sul sentiment degli investitori non ha inciso solo l’incertezza riguardo alla politica commerciale americana, ma probabilmente anche l’episodio di shutdown e il progresso delle indagini da parte del procuratore speciale Robert Mueller.

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