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Presidenziali Usa: un confronto tra i programmi di Clinton e Trump

I principali punti dei programmi elettorali dei due candidati alla Casa Bianca, la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump. Entrambi verso una politica fiscale espansiva (ma molto diversa!)

di Mauro Introzzi 11 ott 2016 ore 11:33

Il prossimo 8 novembre si terranno le elezioni per il nuovo presidente degli Stati Uniti. Secondo molti autorevoli osservatori i due confronti pubblici dei giorni scorsi e – soprattutto – il recente video che ha visto come protagonista in negativo il candidato repubblicano Donald Trump con dichiarazioni “poco galanti” nei confronti dell’universo femminile farebbero pendere l’ago della bilancia, nei principali sondaggi, verso la democratica Hillary Clinton. Ma non c’è analista, però, che non consigli di prendere con le molle tutti i sondaggi che circolano, soprattutto perché il colpo del ko per uno dei due candidati non c’è ancora stato.

 

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ELEZIONI USA 2016: NON SI VOTA SOLO IL PRESIDENTE

elezioni-usa4Ma il prossimo novembre non si vota solo per l’elezione del POTUS ma anche per quella di 11 governatori e per rinnovare tutta la Camera e un terzo del Senato. Sono rispettivamente 435 e 34 seggi. Per questa tornata è prevista una maggioranza repubblicana alla Camera (è infatti poco probabile che i DEM guadagnino 32 seggi) mentre il Senato, attualmente a maggioranza repubblicana è dato in bilico. Ciò significherebbe (almeno) un altro biennio di stallo con un quasi totale immobilismo legislativo. Una situazione che renderebbe decisamente arduo, se non impossibile, addirittura l’approvazione del budget. Se così fosse si continuerebbe a trattare per arrivare a accordi bipartisan per i grandi temi.

Insomma, una situazione di non facile lettura che di sicuro avrà implicazioni per tutta la congiuntura internazionale e il cui eco si sentirà di certo anche nel Vecchio Continente.

 

PRESIDENZIALI USA: I PROGRAMMI DELLE POLITICHE FISCALI ESPANSIVE

Nel loro report settimanale sui mercati, il Weekly Economic Monitor, gli analisti dell’area Macroeconomic and Fixed Income Research di IntesaSanpaolo analizzano quali potrebbero essere le conseguenze di un amministrazione piuttosto che dell’altra. Premettendo comunque che scontri su tagli fiscali e sulla riduzione del deficit sono storia passata, visto che “i programmi di entrambi i candidati alla presidenza implicano una politica fiscale espansiva, anche se con grandi differenze. La questione per i prossimi anni riguarda quanto, non se, si espanderanno il deficit e il debito”.

 

Gli economisti di IntesaSanpaolo evidenziano come il presidente (o la presidentessa) che uscirà vincitore (o vincitrice) a novembre ed entrerà in carica nel gennaio 2017 non avrà problemi urgenti da risolvere, grazie a una ripresa consolidata e un deficit in costante calo fino al 2015. “Lo scenario di politica fiscale appare, nel breve termine, relativamente virtuoso, grazie anche al costo degli interessi stabile nonostante il forte aumento del debito nell’ultimo decennio”.

 

In breve – sempre secondo quanto mettono in evidenza gli esperti di IntesaSanpaolo - il piano Clinton prevede un modesto aumento del deficit cumulato in 10 anni (200 miliardi di dollari) con aumenti di spesa controbilanciati da aumenti di entrate praticamente analoghi (di circa 1,5 trilioni di dollari) mentre quello di Trump prevede un incremento del deficit decisamente più marcato in 10 anni, per 5,3 trilioni di dollari. Il miliardario punta su enormi riduzioni delle entrate accompagnate da modesti controlli della spesa.

 

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Graficamente:

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Gli economisti di IntesaSanpaolo, infine, evidenziano i principali punti dei programmi elettorali dei due candidati:

 

PRESIDENZIALI USA 2016: IL PROGRAMMA ELETTORALE DI HILLARY CLINTON

Modesto aumento del deficit cumulato in 10 anni (200 miliardi), con aumenti di spesa controbilanciati da aumenti delle entrate analoghi (circa 1,5 trilioni di dollari ciascuno).

hillary-clintonSanità. Espansione di Obamacare attraverso maggiori spese per Medicaid e sussidi all’assicurazione; riduzione dei prezzi dei farmaci pagati da Medicare; eliminazione dell’accisa sulle polizze più costose.

Istruzione. Trasferimenti agli Stati per garantire istruzione universitaria gratuita alle famiglie a basso-medio reddito, riduzione del costo degli interessi per i prestiti universitari; sussidi per la cura dei figli, finanziamenti per asili e programmi scolastici.

Altre spese. Finanziamento per energia pulita e ricerca scientifica; espansione programmi assistenziali (maternità e altri programmi collegati alla cura della famiglia); aumento delle spese per infrastrutture; eliminazione dei vincoli derivanti dal “sequestro” della spesa discrezionale, sia per la difesa sia per le altre categorie.

Imposte. Il sistema tributario attuale resterebbe in larga misura invariato, con aumenti di imposta per redditi elevati (sopra 250mila dollari) attuati attraverso minori deduzioni per l’aliquota più elevata, introduzione di sovrattassa per redditi molto alti (maggiori di 2 milioni), diverso trattamento capital gains e qualche riduzione per redditi bassi. Aumento dell’imposta di successione (franchigia e aliquota). Introduzione di un’imposta sulle istituzioni finanziarie. Semplificazione dell’imposta sulle piccole imprese. Estensione della sovrattassa sui redditi alti per finanziare Medicare anche a imprese familiari.

Immigrazione. Riforma dell’immigrazione con l’espansione della cittadinanza a unità familiari e sostegno dell’ordine esecutivo di Obama contro la deportazione degli immigrati illegali. Facilitazione per l’ottenimento dei permessi di lavoro (green card) e cittadinanza, con conseguente aumento della forza lavoro.

 

PRESIDENZIALI USA 2016: IL PROGRAMMA ELETTORALE DI DONALD TRUMP

Enorme ampliamento del deficit cumulato in 10 anni (5,3 trilioni di dollari) attraverso ampie riduzioni delle entrate controbilanciate da un modesto controllo della spesa.

donald-trump_1Sanità. Eliminazione di Obamacare, deducibilità dei premi delle assicurazioni sanitarie; riduzione dei costi dei farmaci attraverso modifiche alle tariffe sui prodotti importati, maggiore efficienza nella determinazione dei prezzi dei farmaci pagati da Medicare; finanziamenti federali diretti per servizi forniti da Medicaid.

Altre spese. Riforma del sistema di Veteran Affairs, con aumenti di spesa per spesa sanitaria e altre voci. Eliminazione dei vincoli del “sequestro” sulla spesa per la difesa, con ampio aumento della spesa militare. Riduzione della spesa discrezionale ex-difesa. Offerta di maternità parzialmente pagata. Riforma delle relazioni commerciali con Cina e Messico, con l’imposta di tariffe su beni cinesi e altri vincoli sugli scambi con la Cina.

Imposte. La parte centrale del piano Trump riguarda la riforma tributaria. Per le persone giuridiche, il piano prevede la riduzione dell’imposta sulle società da 35% a 15% ed eliminazione delle detrazioni, “scudo” per il rimpatrio dei profitti detenuti all’estero pagando un’aliquota ridotta, facilitazione dell’ammortamento delle spese per investimenti. Modifica della tassazione delle società semplici (“pass-through business”), con riduzione delle aliquote a livelli per ora incerti ma significativamente inferiore a quelli attuali. Per le persone fisiche, sostituzione del sistema attuale (7 aliquote da 10% a 39,6%) con un sistema con 3 aliquote (12%, 25% e 33%), limitazione delle detrazioni e deduzioni, eliminazione dell’imposta di successione, detrazione delle spese per la cura dei figli.

Immigrazione. Riforme mirate a ridurre l’immigrazione illegale, con il rafforzamento delle politiche esistenti, aumento del personale dell’Immigration Service, costruzione di un muro al confine con il Messico, deportazione degli immigrati illegali attualmente residenti negli USA (11,4 milioni). Molte di queste proposte sono state fatte in discorsi, ma non sono presenti nel programma ufficiale.

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