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Le elezioni presidenziali USA e la distruzione del “valore”

Che impatto hanno avuto, le recenti Elezioni Presidenziali USA, sui due comparti del mercato azionario che si chiamano “value” e “growth”?

di Valter Buffo 10 nov 2020 ore 08:56

Commento di recce-d.com

 

macro-usaPer noi di Recce’d, è di massima importanza mostrare sempre, ai lettori che ci seguono, i risvolti pratici e concreti delle nostre analisi: ovvero, dare concreta dimostrazione che (a differenza di una buona parte delle analisi che vengono messe in circolazione dalle reti di vendita) gli investitori possono ricavare da ciò che leggono indicazioni da mettere in pratica, nella gestione dei loro portafogli.

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Questa nostra serie, che oggi arriva all’episodio 32, dal febbraio scorso si concentra sul tema del “value vs growth”, ovvero della gestione dei portafogli azionari che si affida (spesso in modo automatico, anche se non sempre) ai due fattori di valore e crescita nella selezione dei titoli, ispirandosi agli scritti di Graham di un secolo fa oppure a figure professionali di successo negli ultimi decenni dello scorso Millennio, tra i quali spicca Warren Buffett.

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Chi ci segue ricorderà che da questo spunto iniziale noi abbiamo poi allargato lo sguardo, all’industria dell’asset management nel suo insieme, al settore della gestione quantitativa e del robo-advisory, agli algoritmi di selezione dei fondi comuni, fino ad arrivare alle tecniche di marketing delle reti di promotori finanziari.

Questa settimana (ed anche la prossima) torneremo ad occuparci di attualità, anzi di un tema di estrema attualità: che impatto hanno avuto, le recenti Elezioni Presidenziali USA, sui due comparti del mercato azionario che si chiamano “value” e “growth”? La enorme anomalia, che dura da anni e che Recce’d vi ha documentato (anche con il grafico che oggi apre la nostra discussione), e della quale si discute oggi in tutti gli angoli del mondo, sul mercato finanziario internazionale, si è forse ridotta dopo le elezioni?

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Vediamo prima di tutto che cosa ci dicono i dati, perché dicono qualche cosa di clamoroso: proprio in coincidenza con le elezioni presidenziali USA, in Borsa si è registrata la più ampia divergenza dal 2001 (venti anni) nell’andamento dei due gruppi di azioni.

E anche in questa occasione (pur essendo ampiamente in vantaggio, e da molti anni) la performance del gruppo di azioni “growth” ha battuto quella delle azioni di tipo “value”. Non è nostra intenzione entrare oggi nella disamina delle ragioni di questo ulteriore record di divergenza: lo abbiamo già fatto in alcuni episodi precedenti a questo, e lo faremo ancora in futuro.

Oggi ci limitiamo a documentare un dato di fatto, che ha segnato già da alcuni anni la borsa (non soltanto a New York) e che più che in ogni altro anno segna questo 2020. I dati di fonte Bloomberg che leggete nel grafico qui sotto vi raccontano la seduta dello scorso 4 novembre a New York.

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Quale è per i lettori il contributo pratico alle scelte che Recce’d mette a disposizione, attraverso Soldionline.it? Ce ne sono (almeno) due:

  1. Sono stati numerosi, negli ultimi 12 mesi, i tentativi di “azzeccare il timing” e fare una “chiamata” a favore delle azioni del gruppo “value”: ricordiamo qui a titolo di esempio (un esempio molto rappresentativo, per altro) Mirko Kolanovic di Morgan Stanley giusto 12 mesi fa, affermare che era “l’opportunità di una vita, investire sui titoli “value”; chi lo fece allora, oggi è più o meno sotto del 25%, e pertanto sarà bene in futuro, di fronte a “chiamate così chiare e nette da parte di una prestigiosa banca di investimento americana, fermarsi a ragionare non abboccare … come un pesce di fiume;
  1. Quello che vedete in questi grafici, a proposito di azioni “value” ed azioni “growth”, lo potete utilmente applicare a tutte le altre componenti del vostro portafoglio in titoli: quando avete preso le vostre scelte fidandovi della consulenza di chi vi dice “è sempre andata così, ed andrà sempre così”. Avete fatto una scelta non soltanto azzardata, ma proprio sbagliata. Esiste infatti (e noi di Recce’d ve la possiamo mettere velocemente a disposizione) una base di dati e documenti molto ampia, che vi dice che assumere che “siccome in passato è andata così, anche in futuro andrà così” è del tutto sbagliato, parlando di mercati finanziari e di investimenti.

Quanto è scritto al punto due qui sopra è vero sempre e da sempre, ma è ancora più evidente in questi ultimi venti anni, durante i quali politiche azzardate e spregiudicate nella gestione della moneta hanno portato i mercati finanziari su livelli che sono irragionevoli ed insostenibili: e proprio per questo, tutto può accadere, oggi più che mai.

Non potete chiedere a un algoritmo, scritto dalle mani e con la mente di uno o più esseri umani, di catturare una così rapida e profonda evoluzione: ed infatti, l’algoritmo non capisce quello che stanno dicendo i grafici di questa pagina, ed impazzisce. Chi non vi mettesse sull’avviso di questo dato di fatto, può essere solo superficiale oppure è male intenzionato. Il commento al grafico qui sotto, che si riferisce nuovamente alla seduta della Borsa di New York il 4 novembre scorso, vi ricorda una cosa: che la sola regolarità, che si ripete per sempre sui mercati finanziari, è che non esistono regolarità che si mantengono per un lungo periodo. L’algoritmo funziona, solo nelle mani di un uomo che sa criticarlo.

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