Gli effetti negativi del dollaro forte sulle imprese nordamericane
18,66 miliardi di dollari in meno nel terzo trimestre 2014. e il primo del 2015 potrebbe anche essere peggiore. Lo dice uno studio di FIREapps. Il dollaro forte non fa bene alle imprese nordamericane
di Marco Delugan 17 mar 2015 ore 14:24Una perdita di 18.66 miliardi di dollari per via del dollaro forte. E’ quello che hanno subito le imprese nordamericane nell’ultimo trimestre del 2014. Ed è probabile che il danno sarà peggiore nel primo trimestre di quest’anno.
Lo dice l’ultimo rapporto di FIREapps.
Un dollaro sempre più forte rende infatti più difficile alle imprese esportatrici vendere i propri prodotti all’estero.
Come si legge sul rapporto FIREapps:
Nel quarto trimestre del 2014, il dollaro si è apprezzato del 4% sull’euro e le imprese nordamericane hanno registrato un impatto negativo di 18,66 miliardi di dollari. Visto che il dollaro si è già apprezzato dell’8% rispetto all’euro nei primi due mesi del primo trimestre del 2015, è più che probabile un impatto ancora peggiore.
Il dollaro si sta apprezzando non solo nei confronti dell’euro, ma anche nei confronti di tutte le altre più importanti valute. Secondo Joseph Neu, fondatore e CEO di NeuGroup (società di analisi e consulenza finanziaria):
Esiste un crescente consenso sul fatto che il dollaro si trovi nel mezzo di un ciclo di crescita di sei anni. Il dollaro forte che funzionerà come una sorta di vento contrario per le multinazionali statunitensi e come vento a favore per i loro competitor.
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Nella tabella seguente (la fonte è il rapporto di FIREapps) si vede la crescita del “negative currency impact”. Quello del quarto trimestre del 2014 risulta più del doppio della somma dei tre trimestri precedenti.
L’impatto negativo del dollaro forte potrebbe avere un effetto significativo sulle attese delle imprese coinvolte, sulla produzione e sull’occupazione.
Diversa la situazione delle imprese europee, che potranno avvantaggiarsi di un euro debole, almeno quelle esportatrici. Secondo una recente analisi di Moody’s, infatti, tra i settori che potranno reagire in manera positiva alla flessione dell’euro ci sono: auto, acciaio, utility (produzione energia), chimica, carta e cellulosa, turismo, materiali da costruzione, manifattura, beni di consumo durevoli, aeroporti (operatori europei), servizi petroliferi e porti.
Un esame più dettagliato dell’analisi di Moody’s la trovate al link che segue:
Le azioni da comprare con l’euro (sempre più) debole