Ecco perché andare short sugli energetici
Il 2015 è stato l’anno più duro per il mercato delle materie prime dal 2008 e, a sua volta, ha impattato sulle valute degli Emergenti e sulle attese d’inflazione su scala globale.
di Redazione Soldionline 17 dic 2015 ore 12:28 A cura di Christian Gerlach, gestore delle strategie sulle commodity di GAM
Il 2015 è stato l’anno più duro per il mercato delle materie prime dal 2008 e, a sua volta, ha impattato sulle valute degli Emergenti e sulle attese d’inflazione su scala globale.
Da inizio anno solamente quattro delle 66 materie prime che monitoriamo sul mercato future sono in territorio positivo: succo d’arancia, cacao, zucchero e cotone. Questo paniere di commodity agricole è riuscito a resistere al calo delle altre materie prime più cicliche, dato che, nel loro caso, i prezzi sono supportati dai fattori di rischio legati al meteo, nella fattispecie dal fenomeno del “Nino”. Ma si tratta di un elemento di supporto che è probabile venga presto meno.
La materia prima che ha fatto registrare la più significativa perdita di valore nel corso del 2015 è stato il bitume, che è crollato del 50% sullo Shanghai futures exchange. Altre consistenti perdite sono state quelle fatte segnare da nickel, minerali ferrosi e acciaio – tutti in perdita del 35% - a causa della loro esposizione al rallentamento dell’economia cinese e il suo processo di ribilanciamento in corso, lontano dagli investimenti.
Il processo di ribilanciamento dell’economia cinese è particolarmente negativo per il mercato delle materie prime perché Pechino è tra i maggiori consumatori di commodity a livello globale. Nel 2008 la Cina abbandonò il suo modello di crescita guidato dalle esportazioni con la decisione del governo di sostenere la domanda attraverso spese dirette alle infrastrutture. Oggi, l’aspetto principale è l’indebolimento della domanda di materie prime da parte dei Mercati Emergenti piuttosto che il crollo nei prezzi del petrolio o la decisione dell’OPEC sui tagli alla produzione.
Il mercato delle materie prime continua a fronteggiare l’aumento su scala globale delle scorte in giacenza. Nel medio periodo immaginiamo due scenari: il primo dato da rialzi del dollaro, un fruttuoso processo di ribilanciamento dell’economia cinese e la ripresa delle economie Emergenti sono elementi di supporto per le commodity cicliche. Ma si tratta di uno scenario che difficilmente si realizzerà presto. Il secondo scenario prevede che il continuo rialzo del dollaro, i tassi d’interesse americani lievemente in aumento e tassi d’interesse reali di pari passo siano elementi in grado di spingere le commodity ancora più in basso. Le recessioni al di là del comparto degli Emergenti e la svalutazione del renminbi culminerebbero in un ulteriore decremento del 20% nei prezzi attuali delle materie prime.
La nostra posizione short più significativa in portafoglio è rappresentata dagli energetici, settore in cui l’accumulo di scorte in giacenza continuerà ad aumentare. Siamo posizionati in direzione di un’ulteriore turbolenza nel settore dei ciclici. E’ difficile immaginare senza un indebolimento del dollaro come il mercato delle materie prime possa riprendersi e come l’inflazione possa risalire. Inoltre, qualsiasi rally sul mercato del greggio è probabile siano insostenibili dato l’alto livello di scorte in giacenza.