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È value contro growth? Oppure è meglio nessuno dei due?

Gli investitori farebbero bene a chiedersi se ha senso, nel 2020, continuare ad utilizzare le due etichette value e growth, e pertanto anche i tutti gli strumenti finanziari con quelle diciture

di Redazione Soldionline 15 set 2020 ore 13:57

Commento di recce-d.com


investimento_9Una citazione contenuta nel nostro contributo della settimana scorsa diceva:

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“You go through some uncomfortably long periods where it is not working. But this is almost a precondition for value to work.” (…) But why have they now been so wrong for so long? Most value investors attribute the length of the underperformance to a mix of the changing investment environment and shifts in the fabric of the economy”.

Riprendiamo da qui, per la seguente ragione: perché le parole in neretto che leggete qui sopra sono precisamente il fulcro dell’intero lavoro, che oggi arriva alla sua 24esima edizione. Ciò che a noi di Recce’d sembra utile evidenziare, ai lettori ed a tutti gli investitori, è che l’acceso dibattito che è in corso nel 2020 (prima, e ancora di più dopo il COVID-19) ha una portata ben più ampia della questione “titoli azionari value contro titoli azionari growth”.

Per essere ancora più chiari: è evidente a tutti che il dato forte degli ultimi cinque anni (almeno) è che la tradizionale relazione tra titoli di tipo value e titoli di tipo growth non funziona: ma, come dice anche l’immagine sotto, tutta l’importanza di questa vicenda sta nel comprendere se qualche cosa si è rotto per sempre.

Le parole in neretto qui sopra citano “cambiamenti nell’ambiente degli investimenti, e mutamenti nel tessuto delle economie”: ciò che sposta l’attenzione da “value contro growth”, e ci costringe a domandarci se oggi non viene messo in discussione “sia value sia growth”. Si tratta di due concetti ancora utili, per chi investe? Oppure, si tratta di due arnesi arrugginiti del passato, utilizzando i quali ogni investitore non potrà che peggiorare la propria situazione, ed i propri risultati?

 

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Attenzione, non è una questione di teoria, bensì una questione molto pratica e concreta: tutti i clienti delle reti di vendita e dei cosiddetti “consulenti” si sono visti proporre fondi comuni di investimento che nell’etichetta riportano i termini “growth” oppure “value”, e molti si sono affidati al loro venditore di Fondi di riferimento, anche quelli che non avevano ben chiari il significato pratico di quelle etichette in inglese. Quelli che hanno puntato su “value”, magari influenzati da articoli di una celebre banca d'affari americana che nel 2019 ha puntato molto su questo tema di vendita, insieme con altre case di investimento) hanno perso parecchi soldi. Fino ad oggi. E la situazione certo non si è risolta di recente, come vedete in basso nel grafico.

 

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Il nostro suggerimento pratico ai lettori è duplice:

  1. Da un lato i lettori investitori farebbero bene a chiedersi se ha senso, nel 2020, continuare ad utilizzare le due etichette “value” e "growth”, e pertanto anche i tutti gli “strumenti finanziari” con quell’etichetta, visto che i fatti, da un decennio a questa parte, ci documentano che le cose non funzionano affatto in quel modo; non sarà, per caso, che vi fanno perdere tempo, e soldi, dietro a una cosa che non esiste (e che forse mai è esistita)?
  2. Dall’altro lato i lettori faranno bene a domandarsi se il problema non sia già presente, oggi, anche in altri comparti; le presunte “regolarità storiche e statistiche dei mercati finanziari”, che vi hanno fatto vedere con i grafici a colori, sono per caso soltanto disegni colorati come quelli dei bambini? Ha senso buttare soldi in “prodotti finanziari” che si ispirano a queste regolarità? Sulla base di queste regolarità è costruita ad esempio la vostra asset allocation: ma ha un senso, per i prossimi cinque oppure 10 anni?  Su questo tipo di regolarità sdono stati costruiti gli algoritmi: non sarà che se le premesse sono false anche i risultati promessi risulteranno essere un’illusione? Ha senso affidarsi al robot, se il robot è stato istruito sulla base di idee sbagliate, come appunto la questione dei “value contro growth”?


Il momento buono per farvi queste domande è proprio oggi: prima che intorno a voi e sui mercati tutto si metta di nuovo a correre velocemente. Vi riportiamo nell’immagine che chiude il nostro contributo la prima pagina del sito marketwatch che ci aiuta a indicarvi la domanda che oggi sta al centro dell’attenzione: c’è stato un cambio di paradigma? E quindi, dobbiamo semplicemente “dimenticarci” sia di value e di growth, sia dei modellini come Black Litterman, sia di tutti i modellini sulla base dei quali sono stati disegnati gli algoritmi per la gestione automatica degli ordini di acquisto e vendita sui vostri portafogli? E inoltre, dovreste domandarvi quanta fiducia bisogna attribuire a quelli che ci raccontano che “dopo tornerà tutto come prima”. L’opinione di Recce’d è che è arrivato quel tempo in cui diventa necessario ragionare in modo diverso dal passato, ed abbandonare i vecchi schemi. E scegliere anche interlocutori diversi non è una cattiva idea.

 

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