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Dove va il dollaro? E lo yen farà crash?

Draghi può promettere ciò che vuole, ma i mercati vanno dalla parte opposta. Rischiamo di vedere, a breve, l’euro più forte di 12 mesi fa contro dollaro USA. Ma il vero crash sarebbe quello dello yen

di Redazione Soldionline 5 feb 2016 ore 09:23

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO

1.     Dove va il dollaro? E lo yen farà crash?   Sembrava impossibile?
Invece è vero, ed è qui: Draghi può promettere ciò che vuole, ma i mercati vanno dalla parte opposta. Rischiamo di vedere, a breve, l’euro più forte di 12 mesi fa contro dollaro USA. Ma il vero crash sarebbe vedere uno yen contro dollaro che rompe 115 (grafico della pagina seguente): ne parliamo nella sezione L’operatività  [importante per: equity , obbligazioni e valute (globale)].
2.     Borse impazzite: le banche al centro di tutto.  In Italia la comunicazione (giornali e tv) si concentra su episodi specifici e banche locali, mentre siamo di fronte a fenomeni che per loro natura sono prima di tutto globali. Il settore più colpito, nei recenti ribassi di Borsa, è quello delle banche, in tutti il Mondo, dalla Cina agli USA. Evidentemente qualcosa non va, dopo anni ed anni di QE che è stato niente altro che un supporto di Stato proprio alle banche nel loro insieme. Come vedete nel grafico sotto, l’indice USA delle banche perde il 13% da inizio 2016 [importante per: equity , obbligazioni e valute (globale)].
3.     Il dato NFP di oggi.  Il dato di oggi alle 14,30 andrà letto alla luce dei dati che Recce’d vi ha commentato, negli ultimi cinque giorni, nella terza sezione di questo bollettino quotidiano, che si chiama l’Analisi, e che è dedicata da lunedì scorso al tema della “recessione” [importante per: equity, obbligazioni e valute  (globale)].

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L’OPERATIVITA'
Giappone: ci sono opportunità?
Avevamo iniziato questo lavoro, quattro giorni fa, allo scopo di segnalarvi nuove opportunità create dalla mossa a sorpresa della Bank of Japan di sette giorni fa. Poi, è andato tutto … all’aria, e ieri abbiamo dovuto concludere che le Banche Centrali non sono più in grado, non hanno più la credibilità per creare opportunità sui mercati: neppure nel breve termine. Chiudiamo quindi il lavoro chiarendo a chi ci ha seguito il perché: perché non ha funzionato? Né per Kuroda, né per Draghi? Ne a dicembre, né in gennaio? Il primo grafico in basso è una utile illustrazione del perché: in Giappone, negli ultimi tre anni, la politica della BoJ ha determinato un aumento di quattro volte delle riserve bancarie presso la stessa BoJ  (la riga blu del grafico), mentre il credito all’economia (la riga in bianco) da quando Kuroda ha avviato la politica di stimolo (segnata dalla freccia) ha avuto un andamento laterale, e negli ultimi mesi risulta in discesa. Come in Eurozona, anche in Giappone il QE è stato utilizzato utilizzato dalle banche commerciali per crearsi un “cuscinetto” di riserve liquide (e ridurre così il fabbisogno di capitale), e non per fare credito ad imprese e famiglie. Per questo lo stimolo non arriva all’economia, e questa sostanziale inutilità si riflette poi anche sulla Borsa e sul cambio (nel secondo grafico gli ultimi tre mesi dello yen, che si è rafforzato invece di indebolirsi contro USD).

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L'ANALISI
Ancora quella parola con la “R”. Solo un mese fa, nessuno ne parlava. Solo quindici giorni fa, c’erano alcuni che scrivevano “perché si parla tanto di recessione?”. Oggi, è diventato il tema del momento. Oggi alle 14,30 europee su questo tema ci dirà molto il dato per l’occupazione, ovvero lo NFP (non-farm payrolls), un dato al cui interno ci sono molte informazioni a cui i mercati attribuiscono grande importanza: non solo il numero di nuovi posti di lavoro (atteso sotto le 200 mila unità) ma pure il numero di ore lavorate in media in una settimana, la dinamica salariale, e soprattutto la dinamica della forza lavoro, ovvero di quanti non hanno oggi un lavoro ma lo stanno attivamente cercando. Da questo dato, il mercato trarrà indicazioni anche sull’andamento dell’economia USA nel primo trimestre: come vedete dal grafico qui sotto, la stima media degli economisti presso le banche di investimento stima che nel primo trimestre 2016 l’economia Usa cresca del 2,3% (la riga in blu), mentre alla Federal Reserve di Atlanta hanno una stima molto più bassa (il pallino), ovvero dello 1,2%. Noi di Recce’d, visto anche il dato di sette giorni fa per il quarto trimestre 2015 (+0,7%) oggi riteniamo difficile che, nel trimestre in corso, si possa registrare un dato di crescita (annualizzato) superiore allo 1%.

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