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Dove andrà il prezzo del petrolio dopo la recente fiammata?

Esty Dwek (Natixis Investment Managers) non esclude che il recente trend rialzista possa proseguire anche nel prossimo futuro, sulla base del rischio connesso agli ultimi eventi geopolitici

di Redazione Soldionline 17 set 2019 ore 14:39

Il petrolio è tornato prepotentemente al centro della scena dei mercati finanziari, dopo la fiammata registrata nelle ultime sedute, in conseguenza all’attacco a due impianti petroliferi in Arabia Saudita, che avrebbe fatto venire meno il 5% delle forniture mondiali di petrolio. In particolare, il prezzo di un barile di greggio è balzato dai 55 dollari di venerdì 13 settembre ai quasi 63 dollari di lunedì 16 settembre.
Esty Dwek – Head of Global Market Strategy Dynamic Solutions di Natixis Investment Managers – non esclude che questa tendenza possa proseguire anche nel prossimo futuro, sulla base del rischio connesso agli ultimi eventi geopolitici.
Nell’analisi seguente l’esperta motiva questa tesi.


estrazione-petrolioIl deciso rialzo del petrolio subito dopo l'attacco con droni a due siti petroliferi in Arabia Saudita non è stata una sorpresa, considerato l'impatto sulle forniture mondiali, in diminuzione del 5%. La questione è quanto tempo ci vorrà affinché l'offerta torni su livelli normali. Inizialmente si pensava che il recupero fosse lento, ma successivamente sono stati ipotizzati solo pochi giorni.
Il premio per il rischio geopolitico, praticamente ignorato dai mercati che negli ultimi mesi hanno focalizzato la loro attenzione sulla crescita, può però incidere sul livello futuro delle quotazioni. Quindi, anche se abbiamo già visto un ribasso, probabilmente i prezzi non torneranno al livello precedente, a causa delle ulteriori tensioni geopolitiche o altri eventi negativi.


Una cosa da tenere a mente è che l'Arabia Saudita (e la maggior parte degli esportatori di petrolio) accoglierebbe positivamente un aumento dei prezzi (in grado di dare respiro ai loro bilanci), visto che un tentativo in questo senso era già stato fatto, ma senza successo. Non si può dire la stessa cosa per gli Stati Uniti (e Trump in particolare) che considerano il prezzo del greggio come una tassa sul consumatore, il solido pilastro dell'economia statunitense. La tempistica non è l'ideale per Trump, quindi ci aspettiamo di vedere più commenti o una maggiore produzione da parte degli Stati Uniti per alleviare i timori legati alla riduzione dell'offerta.


Nel complesso, rispetto agli ultimi mesi è possibile aspettarsi un rialzo dei prezzi del greggio, considerato il rischio connesso a tali eventi. Il recente rimbalzo della propensione al rischio e l'allentamento delle tensioni commerciali globali potrebbero sostenere anche un prezzo leggermente più alto. Non ci aspettiamo tuttavia un rialzo sostenuto e riteniamo che la produzione di shale oil continuerà a bilanciare i prezzi a medio termine.

 

La titolarità dell'analisi che qui riportiamo è dell'autore della stessa, e l'editore - che ospita questo commento - non si assume nessuna responsabilità per il suo contenuto e per le finalità per cui il lettore lo utilizzerà.
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