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Dopo la FED che fare dei propri investimenti?

Sulla base dei dati del CME di Chicago, il mercato oggi prezza i futures sui Fed Funds come se la probabilità di un rialzo fosse allo 11% a giugno, al 44% per giugno e al 65% per settembre

di Redazione Soldionline 20 mar 2015 ore 09:36

A cura di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1. Dopo la Fed: e ora, che fare dei propri investimenti? Sulla base dei dati del CME di Chicago, il mercato oggi prezza i futures sui Fed Funds come se la probabilità di un rialzo fosse allo 11% a giugno, al 44% per giugno e al 65% per settembre.  Mercoledì scorso però Yellen ci ha raccontato che la Fed prevede, per i prossimi mesi ed anni, bassa crescita e bassa inflazione: la scommessa di Yellen è che l’economia possa reggersi sulle proprie gambe, senza “excess liquidity”. Il problema dei mercati è che il rischio oggi ha un prezzo pari a zero (pensate al rischio default nelle obbligazioni) ma in un contesto economico come quello che abbiamo di fronte, il calo della liquidità in eccesso potrebbe aumentare la volatilità in misura drammatica. Basta un click. [importante per: equity e bonds (globale)]

2. Don’t fight Draghi?
E’ diventato impossibile leggere anche solo due righe di dubbio su quello che sta facendo la BCE in Eurozona, e quindi sorprende vedere che c’è ancora qualcuno che (a torto o a ragione) agisce in contrasto con le indicazioni della BCE; Approvando ieri una legge antipovertà, il Governo Greco ha confermato che quella questione non è, ma proprio per nulla, risolta: e questo può forse spiegare perché la manovra di Draghi ha avuto, almeno fino ad oggi, un impatto di proporzioni molto ampie sul Bund tedesco (calato del 70% il rendimento del decennale), mentre l’impatto sui rendimenti dei BTp (in rosso) è stato tutto sommato modesto, messo a confronto con l’ampiezza dello sforzo (grafico sotto). [importante per: obbligazioni (Eurozona)].

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L'OPERATIVITA'
1. Borse europee. Sul piano operativo, dopo una corsa al rialzo che non ha precedenti (è arrivato a +25% il DAX) tutti si chiedono se comperare o vendere. Quando si tratta di comperare oppure di vendere, si deve partire da ciò che esprimono i prezzi che vediamo ogni giorno sui mercati: e per capire che cosa c’è  oggi nei prezzi di Borsa in Europa servono confronti di medio e lungo periodo. Vi proponiamo un grafico che racconta come su un orizzonte di sei anni sono cambiati i rapporti prezzo utile, ovvero i P/E dei maggiori indici di Borsa: il P/E calcolato utilizzando gli utili già dichiarati (e non quelli attesi) è più alto alto di quello di sei anni fa in misura del 200% in Eurozona, del 150% in Europa, e “solo” del 65% negli Stati Uniti. La settimana prossima resteremo sul tema delle valutazioni, partendo dagli USA.

2. Sterlina GBP. Il mercato dei cambi resterà fino a fine 2015 una delle fonti di maggiori opportunità: la sterlina una volta toccata la soglia di 0,70 dieci giorni fa è tornata adesso a 0,7250 contro euro; lo scorso anno, ha contribuito in modo importante al risultato del nostro portafoglio modello (8,65%) e siamo convinti di potere estrarre valore da questa valuta anche nel 2015; per il momento, attendiamo un livello di ingresso più interessante, sul portafoglio modello.

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L'ANALISI
Anche nel 2015, vincerà chi va in scia alle banche centrali? Da lunedì prossimo, esamineremo quello che il passato ci dimostra a questo proposito. Intanto, vi proponiamo qui sotto in un grafico l’elenco dei 24 Paesi che dal gennaio 2015 (ovvero in meno di tre mesi) hanno tagliato i tassi ufficiali. In un contesto simile, è più che ovvio che nessun impulso alla crescita delle esportazioni può arrivare dal contributo dei cambi: da questo punto di vista, si tratta di un gioco “a somma zero”. Il taglio dei tassi potrebbe dunque solo funzionare se allo stesso tempo, quindi simultaneamente, in tutti questi Paesi il calo del costo del denaro facesse ripartire la domanda interna. E a questo punto arriva la questione centrale: la domanda interna, negli ultimi anni, è stata frenata dal costo del denaro? A questo proposito, c’è chi ha scritto che: “… you can’t solve a debt problem with more debt. That’s what the Fed is offering. And that is what the European Central Bank and the Bank of Japan are offering too. They are committed to this policy of providing more and more credit to a world that is already drowning in it”.

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