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Dollaro: più commodities e meno Bce/Fed

Il cambio euro/dollaro è tornato in questi giorni sui massimi dell’anno di 1,1375 toccati in precedenza l’11 febbraio a seguito del profondo sell-off sui mercati azionari

di Redazione Soldionline 18 mar 2016 ore 11:36

A cura di TradingRoomRoma

Il cambio euro/dollaro è tornato in questi giorni sui massimi dell’anno di 1,1375 toccati in precedenza l’11 febbraio a seguito del profondo sell-off sui mercati azionari. Dall’inizio dell’anno il cambio è passato da 1,08840 a gli attuali 1,13 circa (+3,82%). Il Dollaro Index, che si muove con correlazione inversa rispetto all’euro, ha invece toccato un nuovo minimo a 94,75 più basso rispetto a quello dell’11 febbraio a 96,50, a conferma che la valuta statunitense si sta indebolendo maggiormente sulle altre valute del paniere rispetto all’euro.

Altre considerazioni:
1)    Lo S&P500 è tornato sui livelli di inizio gennaio circa mentre l’eurostoxx50 è a -4,73%
2)    L’oro, vista l’alta volatilità e quindi la paura sui mercati, è cresciuto da inizio anno del  +18%, quale bene rifugio per eccellenza nelle situazioni di turbolenza dei mercati. A inizio anno si comprava l’oro a 1,063 $ con il cambio a 1,088 quindi 977 euro mentre oggi il prezzo di 1.255 $ con un cambio di 1,13 corrisponde ad un prezzo in euro di 1.110 euro. Quindi, per gli investitori europei, l’oro ha performato da inizio anno +13,70% per effetto del cambio
3)     Il petrolio da inizio anno ha performato a +10,74% ma con l’effetto cambio, per gli investitori europei, sarebbe di 6,66%

Il cambio euro/dollaro da inizio anno ha seguito un adnamento per tappe ben definito:
1)    Salita fino all’11 febbraio dovuta al sell-off azionario
2)    Inversione di tendenza l’11 febbraio su due fattori: a) partenza del rialzo del petrolio dai minimi e b) aspettative del mercato sul bazooka di Draghi dell’11 marzo
3)    Ritorno ai prezzi di inizio anno a marzo
4)    Doppio rialzo del cambio con Dragi e la Yellen con attuale test dei massimi

Quindi il cambio è nuovamente tornato sui livelli dell’11 febbraio ma le Borse non sono scese…come mai? Probabilmente più delle Banche Centrali, che ormai sparano munizioni a salve, oggi gli occhi degli operatori sui merati finanziari sono puntati principalmente sull’inflazione globale per paura di un rischio duraturo dell’attuale “trappola della liquidità” a livello mondiale. Oggi sono più importanti le commodities, i cui prezzi devono risalire per portare un livello di inflazione fisiologicamente “buono” per far ripartire inflazioni, produttività e consumi (e occupazione nel caso europeo). Un rialzo medio del’8% di oro e petrolio, calcolato in euro,  ha neutralizzato una salita dell’euro dai minimi di marzo (coincidenti con l’apertura di gennaio) di +3,82%; ci vuole quindi in media un rialzo doppio dei prezzi delle materie prime per neutralizzare una salita dell’euro (8% diviso 3,82% è crica 2). Il 2016 è’ l’anno, oltre che della volatilità, del “commodities power”!          

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