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Dollaro a fine corsa?

Dollaro a fine corsa? Di certo il mercato dei cambi si è espresso con forza: le dichiarazioni della Federal Reserve, la settimana scorsa, sono state interpretate come un segnale molto “soft”

di Redazione Soldionline 23 mar 2015 ore 09:22

A cura di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    Che cosa muoverà i mercati questa settimana?
Oggi lunedì si riparte con l’indice DAX sopra 12000 punti ed il Nasdaq sopra 5000 punti, il Treasury che rende meno del 2% ed il Bund decennale che rende lo 0,15%. Un quadro quindi di tassi bassissimi e Borse euforiche, che ancora una volta mette al centro di tutto i dubbi sulla crescita economica nei prossimi trimestri. Il mercato, e i gestori in particolare, cercheranno di chiarirsi le idee guardando ai dati macro in uscita questa settimana. In particolare, faranno la massima attenzione ai dati USA: i prezzi al consumo di martedì e i beni durevoli di mercoledì potrebbero muovere i mercati. Anche dalla Cina arriveranno segnali importanti: domani, martedì, l’indice PMI del settore manifatturiero. Dall’Europa il dato di maggiore peso sui mercati sarà mercoledì lo IFO tedesco. Mentre dal Giappone arriveranno venerdì mattina i prezzi al consumo, la disoccupazione, e le vendite al dettaglio. Infine dal Regno Unito si aspettano domani i prezzi la consumo.  [importante per: equity e bonds (globale)]

2.   Dollaro a fine corsa? Di certo il mercato dei cambi si è espresso con forza: le dichiarazioni della Federal Reserve, la settimana scorsa, sono state interpretate come un segnale molto “soft”. Va precisato però che non si tratta solo di questo: anche i dati macroeconomici della settimana scorsa, a cominciare dagli indici Fed (grafico) e dal settore immobiliare, sono risultati tutti più deboli del previsto. Il dubbio che noi investitori dobbiamo porci è: ha ancora senso impostare il proprio portafoglio su una aspettativa di dollaro USA molto forte per tutto il 2015? [importante per: valute (Euro)].

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L'OPERATIVITA'
Borse e USD.
Come abbiamo scritto venerdì scorso, per operare in Borsa bisogna sempre avere chiari i riferimenti di valutazione: che cosa ci dicono, che cosa ci raccontano i prezzi che oggi vediamo sui mercati? Se guardiamo alla Borsa USA ed in particolare al’indice S&P 500 vediamo che oggi i prezzi sono in media circa un multiplo di 20 rispetto agli utili degli ultimi 12 mesi. Nel nostro portafoglio modello, che nel 2014 ha accumulato una performance dell’8,65%, la nostra attuale posizione sulla Borsa USA rimane SHORT nonostante i record del Nasdaq, in ragione del fatto che è molto probabile vedere, nei prossimi trimestri, un calo degli utili: ad esempio nel grafico qui in basso vedete quali sono oggi le stime per gli utili nel primo trimestre 2015. In particolare, vedete che (colore grigio) per la media del mercato si attende nel primo trimestre 2015 un calo del 4,8% degli utili, che a sua volta è provocato (colore verde) dal calo dell’11,6% degli utili di quelle Società che  hanno più del 50% dei ricavi al di fuori degli USA.

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L'ANALISI

Le politiche monetarie non convenzionali hanno “salvato il mondo”, almeno se si leggono i quotidiani e se si seguono i TG: ma noi investitori dobbiamo chiederci sempre, ogni giorno, e con spirito critico, se è veramente così. Specie perché ora che “il mondo è salvo”, queste politiche proseguono, in alcuni casi “all’infinito”: perché sono ancora necessarie, dopo tanti anni?. Una possible spiegazione la presenta il grafico in basso. Il grafico ci racconta che, nonostante un aumento (inflazione) della ricchezza finanziaria delle famiglie di ben 83 mila miliardi nel 2014, la crescita del GDP USA è risultata modesta (e in particolare la spesa delle famiglie) a causa del grado di concentrazione di questa ricchezza. Si tratta del noto tema della “ineguaglianza” toccato più volte anche dalla Federal Reserve. La propensione al consumo dei cosiddetti “ricchi” è molto più bassa della media della popolazione. Allo stesso tempo, però, il grado complessivo di risparmio del settore privato è fortemente diminuito, negli ultimi anni, e questo a causa del crescente indebitamento del settore delle imprese: le quali però non si sono indebitate per acquistare macchinari dedicati alla produzione, bensì per finanziare operazione di buyback e di M&A. Continueremo domani.


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