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Crisi finanziaria: terza onda in arrivo

Lo dicono gli analisti di Goldman Sachs. Un intreccio di variabili, effetti incrociati. La Cina che rallenta, i tassi di interesse che probabilmente torneranno a salire. E perdite da realizzare

di Marco Delugan 13 ott 2015 ore 09:42

La crisi finanziaria del 2008 è tornata. O meglio, sta arrivando la terza onda, quella finale. Lo dicono gli analisti di Goldman Sachs in una recente nota per gli investitori.

La terza onda è fatta di prezzi delle commodity in forte calo, della frenata dell'economia cinese e di altre economie emergenti, da bassa inflazione.

Secondo Goldman Sachs, le forze che hanno generato la terza onda sono nella risposta alle prime due – crisi immobiliare Usa e collasso delle banche in investimento; crisi del debito sovrano in Europa – e sono parte di un più ampio ciclo del debito che ha caratterizzato le ultime due decadi.

Per rispondere alle prime due ondate della crisi iniziata nel 2008, le banche centrali hanno risposto abbassando i tassi di interesse ai loro minimi storici, incoraggiando in questo modo gli investimenti nei mercati emergenti, dove i rendimenti erano più alti.

Adesso che i tassi di interesse sembrano sul punto di riprendere a salire, molti investitori cercano nuove strade, e iniziano a disinvestire, ad esempio, dalle materie prime, strettamente legate al destino dei paesi emergenti. Si aggiunga a tutto questo il rallentamento dell'economia cinese, e il risultato non può che essere una nuova crisi finanziaria.

Il rallentamento della Cina dipende da tante cose, tra cui il tentativo di trasformare il proprio modello di sviluppo, ma anche da veri e propri errori, forse inevitabili in periodi così potenti di crescita economica.

Come riporta Businessinsider, infatti:

In Cina, dall'inizio della crisi gli investimenti sono esplosi, ma secondo recenti studi una parte importante di essi si rivelerà poco efficiente se non del tutto inutile. E una crescita più lenta vorrà dire che tutti questi investimenti saranno più difficili da ammortizzare. Aggiungendo ulteriori difficoltà all'economia cinese.

Se nei paesi più sviluppati i tassi di interesse dovessero realmente crescere, tornerebbero a crescere anche quelli sui titoli di stato, togliendo incentivi all'investimento nei mercati emergenti, rendendo più difficile alle aziende di quei paesi rifinanziare se stesse e più dispendioso finanziare grandi progetti emettendo titoli di debito, rallentando così ulteriormente l'economia mondiale.

Come riporta ancora Businessinsider:

Uno dei problemi maggiori è che le differenti fasi della crisi stanno interagendo una con l'altra, bloccando la ripresa economica. La crisi del debito sovrano europeo ha deragliato la ripresa Usa nel 2010 e nel 2011, e adesso la crisi dei mercati emergenti sta colpendo l'economia europea.

Secondo gli analisti di Goldman Sachs, questa potrà essere l'ultima fase della crisi iniziata nel 2008, ma non finirà fino a quando tutti gli eccessi di investimento non saranno stato riassorbiti. E realizzate tutte le perdite.

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