Cosa vi aspettate dal petrolio?
Oggi ci confrontiamo con il recente rialzo del prezzo del petrolio spiegato secondo noi soprattutto dalla debolezza del cambio del dollaro USA
di Valter Buffo 6 feb 2018 ore 09:20Commento giornaliero di www.recce-d.com
A volte è utile confrontare le previsioni nuove con quelle vecchie: quando noi eravamo sui nostri portafogli LONG petrolio, per tutto il 2016, erano pochi quelli che si dichiaravano ottimisti. Ed oggi come si posizionano le banche di investimento? Vediamolo grazie al periodico sondaggio del Wall Street Journal, che raccoglie le previsioni delle maggiori banche di investimento: proprio ieri, è stato aggiornato, e come potete vedere sotto nel primo grafico almeno alcune tra le grandi banche vedono il petrolio in rialzo nel corso del 2018.
Banks raised their oil-price forecasts for the fourth month in a row in January, as rebalancing in crude supply pushed prices to multiyear highs. But some analysts question how long the rally will last, because the higher prices can threaten that balance.
Come vedete dal primo grafico, le grandi banche vedono il petrolio in calo, nel primo trimestre, ed in recupero nel resto del 2018: per la fine anno, si posizionano comunque SOTTO il prezzo corrente e vicino ai 60$ per barile sul mercato Nymex. Non è possibile dire che esiste un “consenso” che vede il petrolio al rialzo, diremo piuttosto che il petrolio viene visto fermo ai livelli correnti. Le analisi delle banche di investimento mettono spesso al centro il tema delle scorte di petrolio, e quindi la pubblicazione dei dati relativi alle scorte viene seguita, ogni settimana, con attenzione da tutto il mercato. Noi offriamo da tempo al lettore una interpretazione diversa del prezzo del petrolio, che ci pare mosso in questa fase soprattutto da fattori macro come crescita, inflazione e tassi di cambio, e proprio per questo abbiamo sullo stesso petrolio una visione più positiva nel 2018. La nostra visione delle cose viene, a nostro parere, confermata dal rialzo del petrolio degli ultimi mesi, che non ci pare possa essere spiegato dal calo delle scorte, e deve invece essere associato prima di tutto alla violenta svalutazione del dollaro USA.
Fonte: WSJ
Fonte: BBG
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