Cosa è successo dopo la Brexit
Un bilancio di quello che è successo sui mercati nelle settimane successive alla decisione del popolo britannico di uscire dall’EU. Su cosa puntare ora secondo Pictet AM
di Mauro Introzzi 23 ago 2016 ore 10:54Gli esperti di Pictet Asset Management tracciano un bilancio di quello che è successo sui mercati nelle settimane successive alla decisione del popolo britannico di uscire dall’Unione Europea. Gli analisti evidenziano come la reazione sia stata tutto sommato composta, con i danni che sono stati circoscritti ad alcuni settori azionari europei – come quello delle banche italiane in primis - mentre sulle valute la tensione si è sfogata sulla sterlina.
Secondo Pictet Asset Management i vincitori dell'ultima fase di mercato sono gli emergenti, che beneficiano di afflussi record da parte di investitori alla ricerca di rendimenti.
Sulla FED e sulle sue scelte gli esperti pensano che la banca centrale americana manterrà aperta la porta per eventuali rialzi, che comunque non arriveranno prima di fine anno data l'assenza di pressioni inflazionistiche e l'impegno elettorale negli USA.
Per Pictet Asset Management potrebbe essere interessante puntare sul settore delle infrastrutture:
Gli asset di rischio (soprattutto EM) dovrebbero continuare a beneficiare di questo stato di (apparente) calma. Il dibattito sul mercato si sta spostando verso politiche fiscali espansive (in primis in Giappone e UK, ma anche negli USA): le ricadute saranno positive soprattutto per il settore delle infrastrutture.
Le previsioni per il futuro di Pictet Asset Management indicano una preferenza per gli emergenti e una certa cautela sulle banche:
In queste ultime settimane, la volatilità è sorprendentemente scesa su livelli estremamente bassi su tutte le asset class principali (€/$=7%, Vol su S&P500=13%, Vol su tassi Bund=5%). Il livello raggiunto dai tassi prezza probabilmente uno scenario di stagnazione secolare e indica una preferenza valutativa per le azioni rispetto alle obbligazioni.
Le incertezze geopolitiche di fondo sono però ancora tutte sul tavolo: entro la fine dell’estate il dibattito sulle elezioni negli USA entrerà nel vivo. Sul reddito fisso riduciamo i rischi dato i livelli raggiunti da tassi e spread di credito. Per quanto riguarda la componente azionaria l’area geografica di preferenza resta quella dei paesi emergenti. Le prospettive per le azioni USA ci sembrano migliorate soprattutto per quelle società esposte al tema dello stimolo fiscale (spese per infrastrutture).
L’esito degli stress test non ha dissipato i dubbi sulla solidità degli istituti bancari che continuano a soffrire a causa della mancanza di fiducia degli investitori sulla solidità dei bilanci bancari (sofferenze in primis). Probabilmente questa incertezza ci accompagnerà anche nei prossimi mesi.
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