Il mercato azionario europeo e la correlazione con l'euro
di Redazione Lapenna del Web 27 mag 2022 ore 10:32 Le news sul tuo SmartphonePaolo Mauri Brusa - gestore del team Multi Asset Italia di GAM (Italia) SGR - ha segnalato che il rimbalzo dell'euro di questi giorni, dopo aver toccato il livello minimo degli ultimi 5 anni, dovrebbe essere una buona notizia per le azioni europee a patto che non si spinga troppo oltre.
Secondo il gestore la correlazione tra euro e mercato azionario europeo ha raggiunto il livello massimo dell'ultimo decennio. Da inizio anno, la moneta unica è stata scambiata come valuta "risk-on", ovvero si è apprezzata verso dollaro, yen e franco svizzero nelle fasi di bull market, perdendo valore, invece, nelle fasi di debolezza.
"La forza del dollaro è stata inoltre accentuata dal diverso approccio di Fed e Bce e dal differenziale delle relative curve governative," ha spiegato Paolo Mauri Brusa, sottolineando come la situazione adesso stia cambiando insieme all'inversione di rotta di Christine Lagarde. La BCE, secondo il gestore, potrebbe infatti essere più lenta delle altre banche centrali nell'aumento dei tassi di interesse. Se prima si parlava di un primo rialzo a luglio, adesso si discute apertamente di un aumento di mezzo punto, "e porre fine ai tassi negativi già quest’anno e come muoversi successivamente".
Brusa prevede dunque che il dibattito si farà più acceso in vista della riunione cruciale del 9 giugno 2022, la quale dovrebbe suggellare la fine degli acquisti di obbligazioni da parte della BCE e preparare gli investitori a una manovra sui tassi a luglio e settembre.
Mnetre l'euro è rimbalzato da livelli di ipervenduto, molti investitori si preparano a riposizionare il loro portafogli. Tuttavia, il gestore ha precisato che la correlazione tra euro e mercato azionario europeo non è lineare. "Se da un lato una valuta molto debole non è positiva per il sentiment e danneggia in particolare le società più orientate al mercato domestico," afferma, "dall’altro un rimbalzo troppo forte risulta dannoso per tutte le aziende esportatrici".
L’esposizione globale e la conseguente sensibilità ai movimenti valutari - spiega il gestore - sono particolarmente evidenti tra i produttori europei, con gli USA che rappresentano oltre il 40% delle vendite per 70 large cap europee.
Paolo Mauri Brusa ha evidenziato che gli utili delle aziende europee per ora resistono, ma le preoccupazioni per i margini rimangono in aumento. "Consumi discrezionali, food and beverage, in misura minore settore del lusso sono tra i maggiori “beneficiari” di un euro debole. Banche, utilities, settore automobilistico possono invece trarre beneficio da un euro più forte.", ha concluso il gestore.
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