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Come posizionarsi sulla ripresa in Europa?

Dopo tre mesi consecutivi d’inflazione, l’economia dell’Eurozona è sempre più dipendente dal buon andamento dei mercati d’Oltreoceano per contrastare il calo della spesa interna su suolo nazionale

di Redazione Soldionline 12 mar 2015 ore 10:24

A cura di Viktor Nossek – Head of Research WisdomTree Europe

L’Europa potrebbe aver toccato un punto di flesso

Dopo tre mesi consecutivi d’inflazione, l’economia dell’Eurozona è sempre più dipendente dal buon andamento dei mercati d’Oltreoceano per contrastare il calo della spesa interna su suolo nazionale. Rimane incerta anche la permanenza della Grecia nell’Area, nonostante la proroga quadrimestrale del programma di salvataggio concessa dagli altri Paesi membri.

europa_7Eppure, potrebbe essere proprio questo il momento migliore per investire nella ripresa europea.

L’inizio del Quantitative Easing (QE), che prevede una maxi-iniezione di liquidità pari a 60 miliardi di euro al mese, coincide con il marcato deprezzamento della moneta unica e con l’indicazione, proveniente da Bruxelles, di una maggiore flessibilità nel percorso verso il consolidamento fiscale: Francia e Italia hanno infatti ottenuto un’estensione della scadenza sul rientro del deficit di bilancio. Stanno inoltre emergendo i primi segnali di rafforzamento dell’economia: in particolare, negli ultimi mesi, è aumentata l’offerta di credito, vero e proprio termometro dell’attività economica interna.
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Nei tre mesi compresi tra il novembre 2014 e il gennaio 2015, i crediti concessi dagli istituti bancari hanno registrato un incremento pari a 313 miliardi di euro, segnalando una sensibile inversione di tendenza rispetto agli 1,7 mila miliardi di finanziamenti ritirati dall’economia dal 2012 in poi, quale conseguenza di estinzioni, cancellazioni o ristrutturazioni del debito (si veda il Grafico 1). Si tratta di un’ottima opportunità per le piccole imprese europee che fanno particolare affidamento sul ricorso al prestito bancario, poiché la nuova spinta impressa ai finanziamenti consentirebbe d’integrare il prolungato periodo di crescita trainata dalle esportazioni con una ripresa guidata dalla domanda interna.

L’azionario europeo ha perso slancio nel primo semestre del 2014 poiché l’apprezzamento della moneta unica ha minato la capacità dell’asset class di assorbire la fiacchezza dell’economia nazionale tramite le esportazioni d’Oltreoceano. Da allora, la considerevole svalutazione dell’euro ha nuovamente vivacizzato il sentiment sul segmento. E’ probabile che siano soprattutto le small cap europee – e in particolare le large cap, note per essere meno esposte alle economie locali- a beneficiare di questo momento in cui l’Europa pare aver raggiunto un punto di flesso. I titoli small cap hanno infatti già iniziato ad attirare di nuovo l’interesse degli investitori, grazie al rimbalzo più deciso rispetto alle large cap quest’anno, supportato dal miglioramento delle condizioni del credito in Europa. Come illustrato dal grafico 1, l’indice WisdomTree Europe SmallCap UCITS ETF mostra un rialzo del 6,7% YTD e del 14,8% rispetto al fondo toccato l’anno scorso (il 16 ottobre 2014).

Approfittare della ripresa generalizzata sovraponderando il settore ciclico con valorizzazioni scontate

Un buon posizionamento sull’economia europea in ripresa dovrebbe prevedere un’asset allocation caratterizzata da un orientamento ciclico, con valorizzazioni ragionevoli. Per ottenere un’esposizione di questo tipo, gli investitori alla ricerca di strumenti efficienti dal punto di vista dei costi dovrebbero scegliere prodotti ETF. Tuttavia, l’investimento in strumenti ETF che replicano benchmark convenzionali, ponderati in base alla capitalizzazione di mercato, potrebbe non offrire una sufficiente esposizione al rimbalzo ciclico, o una strategia di ribilanciamento che enfatizzi allocazioni in titoli di qualità di tipo value. Se ponderato in base alla capitalizzazione, sussiste il rischio che, durante la fase di ripresa, il portafoglio investito in small cap contenga un numero eccessivo di società costose. I titoli con quotazioni elevate non rappresentano la scelta ideale per coloro che prima d’investire desiderano prove concrete dell’effettiva esistenza di una ripresa sostenibile in Europa: soprattutto poiché i benchmark ponderati in base alla capitalizzazione di mercato premiano le società con una ponderazione maggiore quando i prezzi salgono, a prescindere dal fatto che i fondamentali rispecchino l’apprezzamento del titolo oppure no.

Esistono, tuttavia, delle valide alternative che consentono agli investitori, in cerca di soluzioni più orientate alla qualità, di cavalcare la ripresa. Secondo questo tipo di strategia la ponderazione non è incentrata sulla capitalizzazione di mercato ma segue un fondamentale societario chiaro e trasparente: i dividendi liquidi. A titolo esemplificativo, di seguito esamineremo l’indice WisdomTree’s Europe Small-Cap UCITS ETF (DFE LN / chiamato DFE in questo articolo), confrontandolo con un benchmark large cap ponderato in base alla capitalizzazione che un prodotto ETF convenzionale replicherebbe.
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Il grafico di cui sotto (Grafico 2) indica che sull’asse X il DFE sovrapondera i settori ciclici rispetto a un indice azionario europeo large cap ponderato sulla capitalizzazione come lo S&P Europe 350. Il DFE mostra ad esempio un relativo sovrappeso, complessivamente del 34%, nei settori dei Beni al consumo ciclici, Information Technology, Materiali e Industriali. Ovviamente, il forte orientamento ciclico implica che il DFE sia anche sottoponderato nei settori difensivi della Salute e delle Telecomunicazioni. Anche se l’esposizione ai titoli finanziari non è molto lontana da quella dell’equivalente benchmark azionario large cap ciò avviene soprattutto a causa del rigido quadro normativo, della ricapitalizzazione azionaria e del risanamento dei bilanci che hanno spesso indotto molte aziende a ridurre, se non addirittura a sospendere, i dividendi. Di conseguenza, solo pochissimi titoli finanziari sono riusciti a entrare nel paniere con ponderazioni significative. E’ probabile che, supportando l’espansione dell’attività creditizia, l’aumento della redditività degli istituti bancari ripristini anche la politica dei dividendi e, nel mentre, che il DFE rafforzi l’allocazione nei titoli finanziari.

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Ovviamente, i settori ciclici dell’universo small cap europeo sono negoziati con valorizzazioni relativamente basse sugli utili attesi per i prossimi dodici mesi. Come indica l’asse Y del grafico 2, i settori IT, Beni al consumo ciclici e Materiali mostrano valorizzazioni scontate tra il 10 e il 20% rispetto a quelle dei settori large cap equivalenti. I titoli industriali, che costituiscono il sovrappeso maggiore del DFE nell’ambito dei settori small cap, sono negoziati con uno sconto dell’8% rispetto agli analoghi titoli large cap. In un momento in cui l’economia europea non mostra segnali concreti di generale ripresa e dipende completamente dalle esportazioni, il mercato sembra ricompensare i settori ciclici a larga capitalizzazione del Vecchio continente, partendo dal presupposto che la loro impronta globale e l’esposizione alle esportazioni al difuori della regione, soprattutto in Cina e negli Stati Uniti, rappresenti una migliore proposta d’investimento. Tuttavia, se l’economia in Europa ha effettivamente raggiunto il punto di flesso, saranno i titoli ciclici dell’universo small cap ad offrire agli investitori i benefici più consistenti nel lungo periodo; soprattutto nei casi in cui l’analisi dei dividendi contribuisce ad escludere la natura speculativa di molte di queste aziende, consegnando agli investitori un paniere di titoli di qualità che consenta loro di posizionarsi con successo nel ciclo di ripresa dell’Europa.

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