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Come gestire la maggiore correlazione tra azioni e bond?

Erik Knutzen (Neuberger Berman) segnala che siamo entrati in un contesto di maggiore volatilità, in cui azioni e obbligazioni stanno diventando più correlate

di Redazione Soldionline 17 ott 2018 ore 10:46

“L'ultima settimana ci ha ricordato che siamo entrati in un contesto di maggiore volatilità, in cui azioni e obbligazioni stanno diventando sempre più correlate”. È quanto evidenziato da Erik Knutzen, President and Chief Investment Officer – Multi-Asset Class di Neuberger Berman.

Secondo Knutzen, quindi, questo fattore sarà da valutare attentamente nell’ambito delle decisioni di investimento, in particolare nell’attuale contesto caratterizzato da elevata volatilità.

Nell’analisi seguente Erik Knutzen prova a fornire un’indicazione di asset allocation sulla base dello scenario di riferimento dei mercati.

 

strategie_1Per chi avesse dimenticato lo scorso febbraio, l'ultima settimana ci ha ricordato che siamo entrati in un contesto di maggiore volatilità, in cui azioni e obbligazioni stanno diventando sempre più correlate e, pertanto, i titoli di Stato potrebbero fornire minore diversificazione nei confronti delle azioni.

 

La flessione del 2-3% registrata mercoledì scorso da tutte le piazze azionarie globali ha segnato semplicemente la peggiore giornata di contrattazioni di un'intera settimana di ribassi. Nel 2017, l'S&P 500 non ha mai perso più del 2% in una singola giornata, mentre quest'anno ciò è già accaduto sette volte.

Qual è stato il fattore che ha innescato il crollo dell’azionario? La corsa al rialzo dei rendimenti obbligazionari che ha toccato l'apice il 3 ottobre.

 

L'aumento delle correlazioni è reale e rappresenta una sfida non da poco per i responsabili dell’asset allocation nei periodi di volatilità come quello attuale.

 

In ambito obbligazionario, preferiamo evitare la parte lunga della curva, tuttavia la parte a breve continua a offrire opportunità di rendimenti positivi. Scorgiamo inoltre altre opportunità di valore: il debito in valuta forte dei mercati emergenti, ad esempio, ha registrato performance alquanto positive la settimana scorsa avendo già pagato pegno durante l'estate, e i rendimenti sono interessanti rispetto al profilo di rischio, specie nel segmento a breve scadenza.

I titoli indicizzati all'inflazione dovrebbero risultare più compatibili con le dinamiche di fine ciclo rispetto alle obbligazioni nominali.

 

In ambito azionario, i titoli ciclici e value come quelli finanziari e delle materie prime potrebbero conseguire migliori risultati rispetto ai titoli growth di qualità. I "FANG" (Facebook, Amazon, Netflix e Google) hanno perso circa il 15% dai picchi estivi, a causa del forte rialzo dei rendimenti obbligazionari.

In aggiunta a ciò, gli investitori potrebbero puntare ad assumere un'esposizione azionaria meno volatile ma senza il rischio di tasso d'interesse associato ai tradizionali titoli difensivi, ad esempio tramite la vendita di opzioni put collateralizzate o mediante strategie azionarie long-short.

 

Per riassumere, a nostro avviso la settimana scorsa non ha rappresentato un segnale di ritirata. Si è trattato, tuttavia, dell'ennesimo promemoria circa il fatto che dobbiamo diventare tutti più attenti e più creativi quando decidiamo la nostra asset allocation.

La titolarità dell'analisi che qui riportiamo è dell'autore della stessa, e l'editore - che ospita questo commento - non si assume nessuna responsabilità per il suo contenuto e per le finalità per cui il lettore lo utilizzerà.
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